Ak attendeva ormai da trenta minuti nella spoglia e fredda sala di attesa del piccolo ospedale presente al Centro di Comando; non appena aveva scoperto da Nina che suo fratello era ricoverato lì, vi si era recata il più presto possibile ma durante quella snervante attesa, la paura la stava divorando lentamente, mentre la sua tipica sicurezza esteriore iniziava pericolosamente a scricchiolare, come una costruzione sul procinto di crollare rovinosamente.
Inutili erano le carezze sulla spalla che, di tanto in tanto, Nina le dava per tranquillizzarla, il suo Muro stava crescendo pericolosamente, sfruttando la sua preoccupazione, minacciando di chiudersi definitivamente e trascinare con sé anche la ragazza che da troppo tempo lo nutriva e lo ospitava.
Ak cercò di distrarsi, di distogliere la mente da tetri pensieri e così prese a osservare l'ambiente in cui si trovava: era una stanzetta quasi quadrata con le pareti decorate di bianco e di grigio cenere, con crepe o buchi sparsi sulla superficie. Il perimetro era costellato da sedie e poltroncine, mentre al centro vi erano due tavolini metallici, vuoti e apparentemente inutili; in un angolino si trovava una piantina trascurata, caratterizzata da molti rami secchi.
Una porta sulla sinistra dava sul tetro e stretto corridoio dal quale si diramavano svariate camere; il viavai frenetico di infermieri e capireparto era l'unico movimento presente.
Finalmente, un'infermiera con i capelli castani e gli occhi color muschio la chiamò e le disse di seguirla; la ragazza si alzò con fatica sulle gambe tremolanti e si diresse fino alla stanza 32, quasi al fondo del corridoio.
-Vi lascio soli per qualche minuto- disse dolcemente la signora, chiudendo la porta alle spalle della ragazza che, con esitazione, si avvicinò all'unico letto presente nella camera.
Si sedette sul bordo di quello, senza togliere gli occhi di dosso al candido viso addormentato di Hilo, mentre con una mano giocherellava con una piega del lenzuolo azzurrino.
Suo fratello era irriconoscibile: il volto era talmente pallido e tirato da spiccare sul bianco cuscino e la fronte era imperlata da goccioline di sudore, mentre sul bracco destro, all'altezza dell'incavo del gomito, aveva un batuffolo di cotone, segno che era stato sottoposto agli esami del sangue. Avvicinò il dorso della mano alla guancia del fratellino: scottava come una pentola sul fuoco. Possibile che l'avessero ricoverato solamente per una febbre? Ak non era esperta di medicina ma sapeva che era impossibile.
Gli rimboccò dolcemente le coperte e si sedette su una sedia ai piedi del letto, in attesa che quei dolcissimi occhi castani si schiudessero.
Dopo qualche minuto, finalmente Hilo si svegliò e Ak, fregandosene di un possibile contagio, corse ad abbracciarlo.
-Ciao- pigolò il ragazzino, mentre si pungolava sui gomiti per mettersi a sedere; la maglia del pigiama era madida di sudore tanto che la ragazza si offrì per dargli una mano a cambiarla.
-Come stai?-.
Ak sorrise amaramente: suo fratello riusciva sempre a sorprenderla con la sua bontà. Era in un letto dell'ospedale con una febbre da far impallidire qualsiasi cartella clinica e chiedeva a lei se andava tutto bene, quando la domanda doveva essere chiaramente rivolta nel senso opposto.
Hilo scrutò l'espressione turbata della sorella e aggiunse: -Lo so che non ha senso come domanda, ma voglio sapere cosa succede al di fuori di queste mura. Tutti arrivano e mi chiedono come sto. Come vuoi che stia?-.
Il volto del ragazzino era estremamente serio, con una nota di sarcasmo negli occhi e Ak rimase stupita dalla forza del fratellino: non cercava compassione né si autocommiserava, semplicemente voleva liberarsi la mente da tutti gli orrori che aveva vissuto nell'ultima mattinata.
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Epoh-Il Muro
FantasíaManaol non è una terra felice. Da tempo i crudeli Aldux, dopo aver instaurato una feroce dittatura, governano il regno e, ogni anno, tutti i ragazzi di età compresa tra i 5 e i 20 anni appartenenti ai popoli Epoh e Gupdia sono sottoposti al Jaanch...