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Roberta era impietrita. Non muoveva un muscolo. Non si aspettava la scenata di sua figlia. Certo, sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non si aspettava proprio lì con tutti gli sguardi addosso.
"Ehm.. Vado un attimo in bagno"
"TU NON VAI DA NESSUNA PARTE. COSA CAZZO È QUESTA STORIA?"
"Bruno per favore non urlare. Usciamo almeno da qua."
Uscirono da quel posto ma di Cristina nessuna traccia.
"ORA DOVE CAZZO È MIA FIGLIA!! HAI IDEA DI QUANTO CAZZO È GRANDE LONDRA?! E TU CHE DIAVOLO STAI FACCENDO? NON TI RICONOSCO PIÙ! COME TI PERMETTI DI TRATTALE MALE NOSTRA FIGLIA!"
"Ti prego amore calmati! Io...io.... Giuro. Non l'ho fatto apposta.."
"MA COSA CAZZO STAI DICENDO! HAI IDEA DI QUELLO CHE STAI DICENDO ALMENO? È TU A FIGLIA CAZZO! APRILI QUEGLI OCCHI NON USARLI SOLO PER RIEMPIRLI DI MASCARA! AVANTI! STIAMO PARALANDO DI NOSTRA FIGLIA! CHE TRA L'ALTRO NON SO MANCO DOVE CAZZO È IN UNA CITTÀ CHE È ENORME CON GENTE STRAMBA IN GIRO!"
Bruno era disperato. Non riconosceva più sua moglie. Era cambiata. Ma per quale assurdo motivo? Cosa era successo? Adesso doveva prima di tutto sua figlia. Doveva parlarle. Voleva che si sfogasse con lui. Perché, era il padre. Non era solo colui che le regalava le cose. Ma era anche una persona con cui sua figlia potesse sfogarsi. Ma non sapeva che in quel momento sua figlia desiderava il suo aiuto come l'aria nei polmoni quando sei sott'acqua.







Bruno camminò per almeno dieci minuti ma non trovò sua figlia. Era preoccupato e arrabbiato che stava per uccidere chiunque le avesse fatto del male in quel momento. Decise di chiamarla al telefono, sperando lo avesse in linea
" Pronto?! Cristina! Dove cazzo sei?!"
Ormai non era più in se.
"P-papà.."
"Tesoro mio! Dimmi subito dove sei!"
"Sono vicino al London Eyes" La voce della figlia era rotta dal pianto, rauca.
Il padre si precipitò dove la figlia gli aveva indicato e la trovo seduta in una panchina con le cuffie alle orecchie.età, Oddio! Finalmente! Pensavo di averti persa!"
La ragazza si tolse le cuffiette di abbracciò forte il padre. Non volevo mai più sciogliere quell'abbraccio che la proteggeva ogni volta.
"Scusami.."
"Non è colpa tua piccola. Stai tranquillo. Ti va di fare un giro nella grande ruota? Magari ti distrai un e forse mi riesci a dirmi tutto."
Cristina annuì solamente. Il giro sarebbe durato molto quindi aveva tutto il tempo di dire le cose con calma e sfogarsi per bene con il padre.
Si asciugò le lacrime. Non aveva idea di che aspetto avesse. Di sicuro non bello datto che la sua idea di tornare con il trucco perfetto era andata a farsi fottere dal primo momento.
Salirono nella ruota e la ragazza si sentì subito meglio alla vista della città sotto ai suoi occhi.
"Papà.. Io...non c'è la faccio più. Mia madre non è più quella che ricordiamo, quella donna solare che hai lasciato prima di partire qua. Lei...lei è... Cambiata. Si, cambiata è la parola giusta."
"Piccola, raccontami tutto."
La ragazza raccontò tutto al padre. Raccontò di come la madre odiasse lei, di come non la facesse vivere come ogni normale ragazza adolescente della sua età, di come la picchiava ogni volta che osasse aprire bocca. Insomma, tutto. Era anche dinuovo scoppiata a piangere. Odiava quando lo facceva, ma ne aveva bisogno.
Il padre che aveva ascoltato tutto la abbracciò. Forte.
"Amore mio, non riesco a credere a tutto ciò. Eppure non mi aspettavo di certo tutto ciò da tua madre. Mia moglie. Quella persona che amo tanto, con cui ho deciso di mettere su una famiglia. Mi aspettavo ti amasse ancora come una volta quando sarei venuto qua. Capisco come tu ti senta. È una cosa orribile. Una figlia merita affetto, amore. Ma so anche che ami alla follia delle persone. Vero? Dei ragazzi più esplicitamente. So che ti salvano la vita giorno per giorno e vorrei che tu potessi loro dire almeno un grazie e toccarli almeno una volta."
Bruno estrasse dalla tasca del suo giubbotto una bustina bianca. La porse alla figlia.
"Per farti dirti quanto sei importante per me. E quanto io ci tenga a "salvarti la vita."
Cristina prese la busta e la aprì. Un urlo la fece soffocare. Una felicità improvvisa, indescrivibile la fece quasi svenire. CAZZO!
Senza dire niente e con gli occhi pieni di lacrime di gioia abbracciò il padre per un tempo indescrivibile faccendo nel frattempo scorrere quelle fottute lacrime di gioia.
I biglietti per il concerto dei suoi idolo erano nelle sue mani. Li aveva proprio lei. Li avrebbe potuti prendere un'altra qualsiasi ragazza, ma no. Li aveva proprio lei! Lei che era cresciuta con loro, con la loro musica, loro che l'avevano salvata dal mondo buio in cui era costretta a vivere. Eh si. Proprio lei andava a vedere i One Direction! Non ci credeva. Non voleva crederci.
"Sono contento che tu sia felice almeno ora. Andremo insieme."
"Papà! Davvero! Non ho parole. Grazie!"
Rimase abbracciata al padre per tutto il tempo del giro. Non volevo staccarsi.









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