First Chapter: Butch.

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Mi innervosivano tutti, più passava il tempo, meno sopportavo il modo in cui succedeva.

Cristo santo!

Era l'ennesimo litigio con un cliente e Butch non sopportava più il mio comportamento.

-Skipper, o cambi atteggiamento o ti licenzio.- disse stremato

-lo so, perdonami Butch, ma sembra che lo facciano apposta.- sbuffai

-già, sono 25 anni che faccio questo mestiere, ho avuto anche io i miei ostacoli.- spiegò lasciandosi cadere sopra ad uno sgabello dietro il bancone di cassa, osservai gli strumenti usati come decorazione e gli svariati ripiani appesi al muro coperti di CD e vinili.

Feci un sorriso beffardo beccandomi un alzata di sopracciglia dal mio capo.

-sai Butch, ogni tanto mi chiedo come ho fatto a finire qui, nel senso, diavolo! Ho 19 anni e lavoro con un panzuto di birra con tanto di macchia di sugo sulla camicia.- risi, mi guardò storto ed iniziò a ridere anche lui

-vedi Skipper, questo è il motivo per cui non ti ho licenziata lo stesso giorno in cui ti ho assunta, sei troppo cogliona per lasciarti in mano a gente con giacca e cravatta.-

ridacchiai e scesi dal bancone guardando l'orologio sul muro

-baaam è finito il mio turno- buttai sul tavolo il cartellino ed afferai lo zaino –ci si vede lunedì vecchio bacucco- usci dalla porta e per un soffio non mi beccai un'infradito in testa, mi girai guardando attraverso la porta a vetri, Butch mi mostrava sorridente, il dito medio della mano destra. Risi forte e cominciai a camminare.

L'umidità estiva di Sydney era stremante, ti si appiccicava addosso in stile miele e colavi sudore da tutti i pori, prima o poi tutte le ghiandole sudoripare di tutti gli abitanti di Sydney avrebbero compiuto un suicidio di massa, cazzo.

Dopo 14 isolati a piedi trovai l'entrata del mio palazzo, era venerdì, precisamente le 18 e 45 quando varcai la porta del mio appartamentino al quarto piano con fantastica vista sulla perfieria della città, o come meglio dire, delle fantastiche strade confinati alla nostra chinatown.

Messo piede in casa due batuffoli di diverse dimensioni si strusciarono rombando in stile trattore sulle mie caviglie

-Maximus, Rufus, buona sera a voi- sospirai accovacciandomi e accarezzando le rispettive teste dei due micioni, uno rosso e l'altro nero, due gatti grossi e morbidi.

Guardai il pavimento, sotto le zampe di Rufus sbucavano alcune lettere, mi misi a gambe incrociate e chiusi la porta alle mie spalle con una piccola spinta.

-cazzo le bollette- sbuffai, quando ebbi fatto il conto di tutti i soldi che avrei dovuto spendere, persi un battito.

Avrei dovuto cercare un altro posto dove stare, altrimenti sarei finita in strada come un cane randagio.

Lunedì mi alzai alle 7.15, con calma insomma, Butch non mi aspettava fino alle 9 quindi avrei avuto abbastanza tempo per prepararmi.

Misi l'acqua ai gatti e diedi loro il cibo prima di prendere un succo dal firgo e sedermi sul davanzale della finestra per fumarmi una sigaretta, guardai fuori dalla finestra, il poco che potevi scorgere della città era semplicemente fantastico.

Buttai il mozzicone nel posacenere e mi diressi in bagno per lavarmi la faccia, pettinai e capelli e li rinchiusi in una crocchia che, vabbeh, aveva più capelli fuori posto che altro.

Andai in camera spogliandomi per strada e buttando la maglietta in un angolo del corridoio, aprii l'armadio ed estrassi un paio di short di jeans slavato e una maglietta dei nirvana nera, infilai le vans rosse con le calze altre a metà polpaccio (molto femminile, lo so lo so.), mi buttai la borsa sulla spalla e andai verso la porta con le cuffiette nelle orecchie.

Strappai giù la camicia dal porta giacche infilandomela, accarezzai i miei mici prima di uscire sbattendo la porta e trafficando con le chiavi nella serratura.

Arrivata al negozio entrai indisturbata

-Hola Butch, come te la passi?- chiesi filando dietro al bancone e sbattendo la borsa li sotto.

-Salve missis finezza, me la passerei alla grande se solo quel mona di mio nipote non scassasse le balle ogni ora del giorno, tu come stai?- sbuffò controllando i fogli di comanda

-oh sto per essere sfrattata, quindi bene insomma.-dissi in tono ironico e di conseguenza alzai il spalle.
si girò di scatto

-ma è perfetto!- Mi guardò con un sorriso mezzo esasperato e stra contento, lo fissai perplessa

-butch ma che cazzo dic- mi bloccò

-senti ti propongo una cosa, mio nipote, mi rompe le palle per la tua stessa situazione, ha bisogno di un coninquilino, potresti andare da lui, ha un appartamento enorme e poi insomma, suppongo preferisca avere te che un altro uomo.- spiegò a raffica, alzai un sopracciglio, stavo per rispondergli male che aggiunse –ti do un aumento, così sono sicuro che tu possa badare alle spese e subirti quel pirla.- lo scrutai un momento

-Butch, quanti anni ha tuo nipote?- chiesi

-20 anni un sol- il suo cellulare interruppe la sua frase e borbottando aggiune –si parla del diavolo...spuntano le corna- sbuffò e rispose

-senti pulce, se smetti di blaterare un momento e mi fai parlare potrei darti una mano- lo continuai ad osservare mentre alzava gli occhi e bestemmiava silenziosamente al telefono

-CAL PORCA MISERIA ASCOLTAMI!- lo vidi fare un ghigno, sembravo una cogliona probabilmente in quel momento, ma non me ne fregava assolutamente niente e continuai ad ascoltare

- cal ti ho trovato una coinquilina.- sorrise facendomi un occhiolino, a quel punto strabuzzai gli occhi e lo guardai storto -BUTCH!-

-si calum, coinquilinA con la A- lo vidi fare una faccia strana - si ha le tette, come tutte le donne insomma, quale domanda idiota mi stai per fare?- lo ascoltò e poi si sporse verso di me

-Hai il ragazzo?- alzai un sopracciglio

-no, ma per lui sicuramente si.- dissi velenosa, il mio capo mi aveva appena trovato casa, ma non mi allettava molto vivere con un ragazzo.

Mise giù e lo guardai con le braccia incrociate al petto e la bocca storta in una smorfia.

-che ti gira in quella testa, la birra ti ha ucciso gli ultimi neuroni rimanenti?!- sputai

-dai su, Skipper! Pagherai meno di 200 dollarial mese, l'unica pecca sarà sorbirsi i suoi strambi amici punk e il dover chiudere le schifezze in una dispensa con il lucchetto, per il resto è un bravo ragazzo.- sorrise

- ti aiuto anche con il trasloco se vuoi.- lo fissai, ragionai un attimo.

Forse non era così una brutta idea, avrei speso pochissimo e avrei avuto più soldi per me stessa. Lo guardai - per tuo nipote sono un problema due gatti?- gli si illuminarono gli occhi

- se per te non sarà un problema avere lui e i suoi amici tra i piedi, per lui due innocui gatti non saranno un problema.-

-okay, allora ci sto, ma voglio un giorno libero.- strinsi gli occhi

-va bene il giovedì?- chiese

-va più che bene.-


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Helloooou

sono Cindy, curiose? mlml

come vi sembra il primo capitolo ?

The friend of my roommate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora