Second Chapter : Amici di merda.

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Finii di riempire uno dei dieci scatoloni aperti sul pavimento del mio (quasi) ex appartamento, Butch stava stravaccato sul puff davanti al mio computer a vedersi una puntata di un telefim vecchio quanto lui con una birra in mano

-Butch dannazione, tu questo lo chiami "ti aiuto a traslocare"?!- sbuffai mettendo dello schotc per chiudere la scatola di cartone, afferrai l'indelebile e scrissi sopra "cucina" a lettere cubitali.

-Lo chiamo sostegno morale, Skipper.- ridacchiò girandosi verso di me, lanciai un verso frustrato facendolo ridere ulteriormente

- fra quanto arrvia culum o cosa è poi?- chiesi, scoppiò a ridere

-si chiama CALUM arriva fra..-controllò l'rologio –ora teroicamente.- ed infatti il suo cellulare suonò.

-quarto piano..- alzò gli occhi al cielo –oh!...si brutta checca sfaticata, muovi quel culo a mandorla- lo guardai appendere e scoppiai a ridere.

Cinque minuti dopo un ragazzo asiatico fece capolino dalla porta ansimante

-Zio Butch?- il fiato corto del ragazzo mi fece ridacchiare e mi girai a guardarlo, mi fissò e si girò verso suo zio che fece un occhiolino accompagnato da un gesto incomprensibile della mano

-Oh Ciao, io sono Calum- mi porse la mano, la strinsi

-Skipper.- risposi, alzò un sopracciglio

-skipper? Che nome sarebbe?- chiese perplesso, non feci in tempo a rispondere che Butch intervenne

-ehi tu, falso asiatico, fai ancora una domanda così idiota offendendo i soprannomi che IO attribuisco e ti spalmo contro il muro manco fossi marmellata.- lo ammonì, il ragazzo lo guardò male ma annuì.

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-senti se mi dai ancora dell'asiatico giuro su dio che vendo uno dei tuoi maledetti gatti!- urlò, lo guardai in cagnesco

-tocca uno dei miei gatti e io vendo una delle tue palle, sempre ammesso che tu le abbia.- sospirò esasperato, stavo svuotando i miei scatoloni e me ne fregavo altamente se invadevo il suo spazio, da quel momento era anche il MIO spazio.

Comunque sia lui nel frattempo non sembrava preoccuparsene minimamente, siccome se ne stava sul divano a guardare chissà quale programma di sport, al quale io non ero particolarmente interessata.

-che ora è?- chiesi

-le tre di pomeriggio- sbuffò ma poi lo vidi fare un balzo –cazzo sono le tre di pomeriggio!!- urlò facendomi girare di scatto

-ma sei scemo?- chiesi lanciandogli la prima cosa che mi trovai in mano, ovvero il rotodo di carta da cucina.

-no, si, no. Okay forse un po' si, alle tre meno un quarto avevo prove, merda!- scoppiai a ridere vedendolo tutto agitato a cercare il suo cellulare tra le pieghe del divano.

-non fa ridere, i ragazzi mi uccideranno- disse con una smorfia

-danza classica?- chiesi beffarda beccandomi un occhiataccia, nel frattempo Rufus si buttò tra le caviglie di Calum che inciampò sul gatto e cadde a faccia in giù sul pavimento.

A quel punto mi stavo tenendo lo stomaco dalle risa che piantavo, sentii delle imprecazioni da parte del moro che con fatica si stava rialzando.

-cazzo, stupido gatto maledetto. Ci vediamo dopo, devo andare.- prese le chiavi ed uscì di casa incespicando.

The friend of my roommate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora