8. Ascoltami

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If ever there was someone to keep me at home

It would be you.

Guaranteed - Eddie Vedder


Sherlock si assicurò che John fosse ben appoggiato alla parete della cella frigorifera. Si sfilò la pashmina blu e gliela sistemò dietro la nuca, lo guardò raccomandandogli silenziosamente di rimanere cosciente. I brividi della febbre erano diventati tanto violenti che, per quanto John si sforzasse di nasconderlo, le sue labbra tremavano ormai in maniera costante. Se fosse stato vero il fatto che Shelock non avesse un cuore, allora cos'era quel tonfo che sentiva nella cassa toracica ogni volta che John chiudeva gli occhi? Cos'era quella stretta quasi dolorosa in mezzo al petto che quella sensazione di impotenza gli causava?

La mancanza di ossigeno aveva iniziato a compromettere il suo equilibrio, tanto che quando si piegò per recuperare la torcia, fu costretto ad appoggiare un ginocchio a terra per non cadere. Un volta di nuovo in piedi, infilò la torcia sottobraccio e procedette a tentoni finché le lunghe dita affusolate non incontrarono il pesante tessuto del suo Belstaff. Quando lo sfilò dal gancio e se lo mise in spalla gli sembrò più pesante che mai, ma non si curò della sua fatica, sperò solo che non fosse troppo pesante per John. Avvolse il cappotto intorno alle spalle dell'amico, gli passò velocemente le dita tra i capelli sottili prima di issarsi sulle proprie ginocchia nel tentativo di alzarsi.

«Sherlock, dove... » cercò di chiedere il medico.

Il consulente detective alzò l'indice per tranquillizzare il suo migliore amico affinché non si sforzasse di parlare. Senza dire una parola si diresse con passo lento e barcollante verso la parete di fondo.

«Siamo a Stratford Upon Avon. Il padre di quei personaggi è il loro autore: William Shakespeare e Shakespeare è nato a Stratford» disse tutto d'un fiato, puntando il dito verso la webcam «L'ho risolto, figlio di puttana!» esclamò il consulente investigativo con più energia di quella che avrebbe dovuto spendere, trovandosi obbligato a sorreggersi alla parete. Continuò a fissare quella webcam in cagnesco finché non sentì John muoversi alle sue spalle. Si voltò di scatto ignorando l'ennesimo, violento capogiro.

«John, cerca di non...» la sua frase fu interrotta da un urlo di dolore che fece tremare le pareti.

L'immagine di John con il gancio metallico nella mano mentre si accasciava a terra contorcendosi dal dolore lo paralizzò per qualche attimo, tutto sembrava così irreale. Non percepiva più nessun movimento del proprio corpo come se stesse fluttuando in una grossa ampolla piena di liquido scuro. Ecco come si sentiva, come un pesce rosso in una ampolla di vetro: inutile, mentre le immagini del mondo gli sfilavano davanti in maniera distorta. L'urlo straziante fu seguito da un silenzio che gli gelò il sangue nelle vene, interrotto solo dal rumore della torcia che cadeva su quel sudicio pavimento, scivolando dalle mani di Sherlock.

« John!» gridò, il nome del suo migliore amico uscì dalla sua gola senza che nemmeno se ne accorgesse.

Sherlock si gettò al fianco dell'amico e vide come dalla ferita alla gamba di Watson, ormai aperta, stesse zampillando del denso liquido scarlatto. Sherlock Holmes agì d'istinto e prese la sciarpa che giaceva a pochi centimetri da lui e la premette contro la fonte dell'emorragia.

«Cosa ti è saltato in mente?! Perché lo hai fatto?!» chiese Sherlock ancora spiazzato dal folle gesto di John.

«Era la cosa più logica e giusta da fare.» rispose Watson con una pacatezza innaturale.

«No che non lo è! Perché dovrebbe avere senso? Ti stai suicidando!» disse Sherlock ormai in preda al panico. Non aveva mai perso il controllo delle sue emozioni, mai, eppure in quel momento nemmeno si rese conto dei due sottili fiumi salati che scorrevano sul profilo spigoloso dei suoi zigomi.

«Vedi ma non osservi, Sherlock Holmes.» quella frase fu sufficiente ad ammutolire il Sherlock. «C'è una lucina che lampeggia vicino alla webcam, lampeggia ogni 10 minuti. Ho contato quante volte si è illuminata e, nonostante credo di essermene persa qualcuna, credo che non ci rimanga più di un'ora e mezza di ossigeno.» proseguì il medico.

Locked In || Johnlock Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora