-Perchè io? Vacci tu con lei no? - ero incazzato nero, come diavolo gli era saltato in mente di proprmi per caccaire insieme a quella.
-Mi avevi detto che spettava a me prendere una decisione e l'ho fatto. - Maledizione! Avrei voluto spaccargli la faccia.
- E non ti è saltato in mente di chiedermi se a me stava bene? Possibile che non conta proprio un cazzo per te quello che ho da dire! - stavo quasi urlando oramai, la rabbia si era impossessata di me e non risciuvo a controllare il tono della mia voce.
-Perchè io?! Avresti potuto mandare Michonne,Carol o chiunque altro, ma non me.- lo guardai gelido.
-Perchè sono sicuro che capirai cosa nasconde. - una risata nervosa usci dalla mia gola.
-Mi spieghi perchè ti ostini tanto? Non mi sembra pericolosa, magari è parecchio strana ma chi non lo è in questo strafottuto mondo? - battei i pugni sul muro freddo e ruvido scorticandomi leggermente le nocche.
-Voglio rimanere Daryl e voglio sapere se posso fidarmi di lei e di questa gente. - mi posò una mano sulla spalla, lo sentii sospirare.
-Ti chiedo scusa se non mi sono consultato con te, però sentivo che era la cosa giusta.- mi voltai e lo vidi sinceramente dispiaciuto, potevo capirlo infondo voleva solo accettarsi che fossimo tutti al sicuro.
- Io mi fido di te Dar, ciecamente , dovresti saperlo questo. - intrecciò il suo sguardo con il mio, dentro i suoi occhi vidi l'amore fraterno che Merle non era mai riuscito a dimostrarmi.
Posai una mano sulla sua spalla dandogli un paio di sonore pacche, era il mio modo per fargli capire che lo perdonavo.
-Non è colpa tua è solo che...quella mi sta sulle palle.- ammisi alla fine, non riuscivo a capire perchè ma quella ragazzina mi infastidiva.
-Perchè mai?- chiese lo sceriffo per niente sorpreso.
-Non lo so, forse i suoi modi di fare.- scossi la testa, non importava sarei andato con lei.
-Comunque non importa.- raccolsi la balestra da terra e la posizionai sulla spalla sinistra.
-Sicuro? Insomma potrei..- non lo feci terminare in tempo.
-Cosa? Oramai è fatta. - feci per avviarmi all'interno della struttura, la stavo aspettando da oramai dieci minuti ma non era ancora uscita.
-Vado a chiamarla, ci vediamo più tardi.- così detto mi diressi all'interno.
Non la vidi all'entrata dell'ambulatorio così decisi di bussare alla porta della sua "stanza" ma non ricevetti alcuna risposta.
Sentii dei rumori provenienti dal fondo della sala...
Non avevo avuto il tempo per esplorare al meglio quel luogo quindi cercai di capire da dove provenissero.
Attento a non emettere il minimo suono mi incamminai in direzione dei rumori e mi resi conto che quell'ambiente era davvero molto grande, ma non aveva affatto l'aria di essere un vero e proprio ambulatorio.
C'erano delle cappe enormi,i fuochi sottostanti erano stati tolti,due grandi lavandini e un sacco di utensili da cucina, forse in passato era stata una mensa o roba del genere.
Arrivato nel fondo della stanza girando a destra vi era un'altra porta, da li provenivano i rumori.
Puntai la balestra contro la porta e la aprii di scatto ma quello che vi trovai non fu un'errante o un intruso.
Lia era completamente nuda e bagnata che mi fissava con occhi sgranati.
-Ma che cazzo fai!Chiudi immediatamente! - Mi tirò la saponetta colpendomi sul petto, mi sentii inebetito.
Chiusi la porta di scatto.
"Merda." pensai lasciandomi cadere a terra.
La visione del suo corpo nudo avvolto dall'acqua mi aveva lsciato completamente senza parole.
Non era affatto magrolina come pensavo, da quel che avevo potuto scorgere era abbastanza muscolosa.
Ma la principale causa del mio stato di confusione temporaneo fu dovuta a due cose.
Il suoi seni,grandi, sodi e completamente bagnati.
Qualcosa ai piani bassi si stava risvegliando.
- Sta buono, non pensarci nemmeno. - parlai severo al mio amichetto del piano di sotto.
Dovevo alzarmi li da terra, mi stavo facendo le seghe su di una ragazzina?
" Solo debolezza, è da tanto che non tocchi una donna. " a grandi passi corsi all'esterno, avevo assoluto bisogno di respirare aria fresca.
Non risucivo a capire il motivo per il quale mi avesse sconvolto a quel modo, sapevo bene che l'astinenza da sesso era brutta ma davvero causava scherzi del genere?
Non credevo avessi quest'urgente bisogno di scopare, certo si era presentato già altre volte e avevo risolto lavorando di mano, probabilmente avrebbe funzoinato anche stavolta.
Il tocco di qualcuno sulla mia spalla mi fece rimergere dai miei pensieri.
-Daryl tutto okay? - chiese Maggie preoccupata.
-Si Meg, tranquilla. - cercai di sembrare rilassato.
- Tieni. - mi restitui la collanina di Beth, credevo di averla perduta.
- Grazie, dov'era?- fui sollevato, se l'avessi persa Beth non me lo avrebbe mai perdonato.
- Mentre scappavamo, ti è caduta e l'ho recuperata. - la rimisi al suo posto.
- Non ci ha abbandonato Daryl, sono sicura che è grazie a lei se ora siamo qui. - non dissi nulla, mi limitai ad annuire guardando a terra.
Non sapevo mai cosa dire quando si parlava di lei, che avrei potuto dire?
Probabilmente che la sua morte mi aveva spezzato il cuore, forse tra me e lei qualcosa stava nascendo, anche se non ne sono pienamente sicuro, ma non ho mai avuto occasione di potergliene parlare o perlomeno di poterle dire che le volevo bene.
Ma anche se lei ora fosse ancora qui non le avrei detto niente comunque, non sono uno che va a sbandierare i proprio sentimenti, non ne sono capace.
Che siano essi sentimenti d'affetto amichevole o d'amore.
Mi chiesi se realmente non mi avesse abbandonato, non trovai risposta.
Maggie andò via salutandomi con un cenno, capì che volevo rimanere solo con i miei pensieri.
All'improvviso un profumo di lavanda m'invase le narici, mi voltai nella direzione dalla quale proveniva quella dolce fragranza e la vidi.
Sguardo furente e braccia incrociate all'altezza del petto.
Indossava una mimetica militare di qualche taglia più grande, mi sembrò buffa avvolta in quei vestiti,come una bimba che gioca a farela ragazza grande.
- La prossima volta bussa. - annuii ma non dissi nulla, non avevo voglia di litigare.
Recuperate le sue armi, ovvero una pistola, un machete ed un fucile, ci avviamo verso il bosco.
Durante il traggito ne io ne lei aprimmo bocca, mi faceva strada ed io mi limitavo a seguirla senza obiettare.
Pensai che probabilmente si sentiva in imbarazzo per l'accaduto di poco prima.
Improvvisamente si bloccò ed io andai a sbattere contro la sua schiena, la sentii irrigidirsi al mio contatto.
-Merda! - esclamò a bassa voce
Indicò con l'indice un punto davanti a se, mi avvicinai per vedere cosa stesse succedendo e istintivamente lei si scostò.
"Puzzo più del solito?" mi chiesi dandomi un annusata, non riuscivo a capire il motivo di quel gesto.
-Si stanno mangiano la nostra cena. - un procione smembrato giaceva in terra, un paio di vaganti lo stavano divorando.
Imbracciai la mia balestra scoccando due frecce che si piantarono dritte nel loro cranio, mi mossi a recuperarle.
-Oramai è andata. - dissi secco.
-Già, andiamo. - mi fece cenno con la mano.
Non so da quanto tempo stessimo camminando ma non ne potevo più, dovevamo cacciare non fare una fottuta scampagnata.
Durante quelle ore non mi aveva permesso neanche di prendere uno scoiattolo, ogni volta che provavo a scoccare un dardo mi bloccava.
La mia pazienza stava decisamente per terminare.
Interuppe i miei furenti pensieri arrestandosi di fronte ad una quercia.
-Perchè ti sei fermata?- chiesi incredulo.
-Dobbiamo salire. - disse inidicando l'albero.
-Cosa?! Ti rendi conto che non facciamo altro che camminare da ore senza concludere un cazzo? - m'infuriai, non era quello il modo di andare a caccia.
-Se non ti sta bene puoi tornare indietro, non ho bisogno della tua fastidiosa presenza. - mi guardò in volto disinteressata.
Io ero quello fastidioso? Era lei a farmi saltare i nervi!
- Se sapessi la fottuta strada ci tornerei subito indietro. - dissi a denti stretti, il percorso che avevamo intrapreso era molto complicato e sicuramente avrei impiegato ore a ritornare indietro,ma non era il motivo principale.
Non volevo dare spiegazioni a Rick o agli altri del perchè fossi ritornato solo.
- Bene allora sta zitto e fa quello che ti dico! - disse spazientita.
- Non darmi ordini piccola bastarda. - le risposi a tono,strinsi i pugni le nocche divennero bianche per lo sforzo.
- Altrimenti? Che fai eh? Adesso siamo soli, fammi vedere di cosa sei capace grande uomo. - si fece più vicina tenendomi testa, sentivo che stavo per vomitarle addosso ogni insulto a me conosciuto.
- Tu sei una maledettissima.. - la vidi estrarre il machete e colpire dietro di me .
- Risparmiamoci gli insulti per dopo, abbiamo compagnia.- mi voltai, un'orda di vaganti si stava dirigendo verso di noi.
Non mi ero assolutamente accorto del putrefatto che avevo alle spalle, se non fosse stato per lei probabilmente mi avrebbe morso.
Mi tirò per il polso risvegliandomi da quel pensiero.
- Muoviti .- disse frettolosamente, balzò in alto aggrappandosi ad un ramo poco più alto di me, feci come lei.
Non riuscivo a starle quasi dietro, si muoveva con una velocità ed una agilità impressionante,aggrappandosi ad un ramo dietro l'altro senza sosta.
- Vieni .- mi fece cenno di entrare dentro una porticina.
Entrammo in quella che sembrava una casettina, era molto piccola e invasa dalle foglie, Lia si catapultò verso l'unica finestra presente in quell'ambiente.
- Cazzo, siamo circondati. - le andai vicino per controllare cosa stesse accadendo sotto di noi, si mosse in modo impercettibile per scostarsi da me ma io notai nuovamente quel gesto.
- Possiamo farli fuori . - dissi sicuro di me, lei scosse la testa.
- Sono troppi e non abbiamo abbastanza munizioni. - mi girai intorno per vedere se in quella specie di rifugio vi fosse una qualsiasi arma, notai un'ogetto strano in un'angolo così decisi di avvicinarmi.
- Cos'è? - si voltò a guardare nella mia direzione e un sorriso le si dipinse sul volto.
- Un telegrafo, ne abbiamo uno anche alla mensa. - iniziò a picchiettare freneticamente su quello strano oggetto.
- Intrappolati in casetta,mandria in arrivo, stiamo bene . Stop . - parlava sottovoce continuando a picchiettare concentrata.
- Rafforzare recinizioni,sono tanti. Stop. Ritorneremo presto. Stop. - smise di picchiettare.
- Tra poco lo manderò di nuovo in caso non avessero sentito. - non ve ne fu bisogno, il telecoso iniziò a fare uno strano rumore.
- Veniamo a prendervi domani. Stop. - sbattè un pugno sulla gamba, si tolse il pesante giaccone della mimetica rimanendo in canottiera e quello che vidi fu come un pugno allo stomaco.
Spesse cicatrici leggermente rossastre si potevano intravedere dalla canottiera, troppo larga per lei, mi portai istintivamente una mano dietro la schiena.
-Difendete la mensa. Stop . Verremo da soli,eseguire ordini Jack . - continuavo a fissare quello scempio senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
Conoscevo bene quelle cicatrici, erano causate sicuramente da una spessa cinta di cuio ma non sembravano tanto vecchie.
Migliaia di domande si formularono nella mia testa ma non gliene feci neanche una e l'unico suono che usci dalla mia bocca riuscì a stupirmi.
- Grazie. - lei si voltò di scatto guardandomi con sorpresa.
- Di cosa? - chiese lei ancor più stupita.
-Per il vagante di prima. - annui senza rispondermi, poi si poggiò con le spalle alla parete di legno.
Tirò un lungo sospiro, prese la giacca e ne estrasse un pachetto di sigarette con dei fiammiferi.
- Tira quella corda all'interno .- indicò una cordicella fina alla mie spalle, sbucava dalla finestra.
Feci ciò che mi aveva detto senza ribattere, iniziò a fare capolino una cornacchia intrappolata in una gabietta.
- Mhh.- mugugnò quasi delusa.
- Ce la faremo bastare come cena. - saremmo rimasti li dunque?
-Rimaniamo qui? E gli altri? - ce l'avrebbero fatta a difendersi?
-Non preoccuparti, Jack sa cosa fare, comunque non potremmo muoverci in alcun modo. - non disse altro poi apri la gabbia e prese la cornacchia tra le mani.
Iniziò ad accarezzarla sussurando delle parole a me incomprensibili, le diede un bacio sulla testa pennuta e poi le mozzò il capo.
- Madre ti ringrazio di averci donato uno dei tuoi figli per poterci sfamare. Sangue al sangue, piume alle piume. - si tagliò una piccola ciocca dei corti capelli e si punse il dito con il machete impregnandoli di sangue.
- Ti porgo questi doni insignificanti in cambio del tuo sacrificio. - mise i capelli insanguinati insieme alla testa della cornacchia avvolgendoli in un panno che ricavò stracciando la parte inferirore della canottiera e ripose il tutto nella gabietta.
Mi sentivo a disagio, quasi in imbarazzo, non conoscevo quei riti e non sapevo a che culto appartenessero, di certo non ai cherooke.
Solitamente disprezzavo qualsiasi rito religioso,in special modo i riti cattolici, troppo bigotti a mio parere, ma quello che avevo appena visto lo percepii come un profondo rispetto per la natura.
- Cosa..- avrei voluto chiedere cosa avesse appena fatto ma mi interuppe.
- Nulla che ti riguardi. - parlò precedendo le mie parole,prese le sigarette che aveva depositato al suo fianco ne portò una alle labbra e l'accese.
Le offrì anche a me ed accettai senza esitare.
Iniziò a spennare la cornacchia con maestria senza mai alzare lo sguardo, osservai le sue mani muoversi rapide.
Un'altra cosa saltò ai miei occhi attenti, i polsi,presentavano dei segni uguali a quelli impressi sulla schiena.
Ebbi un altro sussulto.
I suoi modi di fare erano familiari quanto le cicatrici che portava.
Il suo essere così schiva e fredda probabilmente era uno scudo per lei, come lo era per me.
Che avesse passato la stessa merda che avevo passato io?
Tutt'un tratto mi sentii vicino a Lia come se la conoscessi da una vita, un senso di compassione m'iavvolse.
Scossi la testa con disappunto.
"Ti sei fottuto il cervello? Tu non provi compassione. Tu non provi niente." dissi a me stesso.
-Pensi di darmi una mano o starai li a fissarmi tutto il tempo? - chiese scocciata.
Mi avvicinai camminando sulle ginocchia, di nuovo si fece indietro.
Capii che aveva paura del contatto fisico.
Mi voltai per guardarla in volto, cercando di riuscire a capire cosa le passase per la testa.
E quando infine incatenai i miei occhi color ghiaccio ai suoi color pece vidi un abbisso di sofferenze.
* * *
La sera arrivò in fretta, durante tutto il pomeriggio ci tenemmo in contatto con il campo tramite il telecoso, non mi ricordavo come si chiamasse, Lia non aveva smontato di guardia neanche per un secondo.
-Riposati, starò io di guardia. - le avevo ripetuto più volte ed ogni volta faceva finta di non sentirmi.
Intanto i putrefatti sotto di noi incominciavano a sparpagliarsi e dal campo ci avevano informato che li stavano decimando senza troppi problemi.
Divorammo la cornacchia che avevamo cucinato dentro una ciotola per cani con l'ausilio di un fornello da campeggio.
-Era tuo questo posto? - cercai di parlre, non avevamo proferito parola durante tutta la giornata.
Essendo entrambi due tipi per niente loquaci ci eravamo limitati a starcene per i fatti nostri per quanto lo spazio circostante potesse permetterlo.
Lei intenta ad evitarmi e a perlustrare la zona con lo sguardo ed io a pensare ai segni che aveva sul corpo.
Non riuscivo a levarmi quelle immagini dalla testa.
- Più o meno. - e adesso che altro potrei dirle?
Sentivo che mi mancava davvero poco per comporre il puzzle che andava a svelare i suoi segreti.
-L'hai trovato? - proseguii con disinteresse.
-Senti non dobbiamo parlare per forza, tu stai sulle palle a me e io sto sulle palle a te, non c'è bisogno di fingere. - fu diretta, apprezzai il suo essere così schietta.
- Mi annoio, per questo ti stavo parlando. - feci spallucce e come se fossi stato riflesso in uno specchio lei fece lo stesso.
Strozzai quasi una risata, era come vedere un me con le tette e più giovane.
-Che c'è da ridere?- chiese lei sospettosa.
-Nulla. - " Non può essere, questa stronza mi assomiglia." constatai quasi infastidito.
- Comunque si. - rispose riprendendomi dai miei pensieri.
-Un giorno andando a caccia mi ritrovai più o meno in una situazione simile, tentai di arrampicarmi fino alla cima dell'albero quando vidi una porticina e bhe trovai questo. - allargò le braccia indicando la struttura.
-Le ho dato una rassettata e ci ho messo della roba per le emergenze. - parlava spostando gli occhi da una parte all'altra con scarso interesse.
-Senti per oggi, non sapevo che li ci fosse una doccia . - mi stavo scusando. Cosa!? Mi stavo scusando!?
"Daryl Dixon cosa cazzo ti prende? Ringraziamenti, scuse, compassione? Arrivi a tanto per una scopata? " conclusi infine che il mio comportamento era dovuto alla vista del suo corpo nudo nella doccia, doveva essere per forza quello.
"Sei caduto in basso amico ma se ci riesci che male c'è, almeno il tuo uccello avrà pace." dissi tra me sorridendo.
- Non è male. - conclusi ancora con il sorriso stampato in volto, riferendomi al mio pensiero e non alla casetta.
"Infondo che c'è di male? Insomma sei un uomo e hai i tuoi bisogni!" mentre tentavo di convincermi di questo un senso di colpa mi assalì, sentivo che c'era qualcosa di sbagliato nei miei pensieri.
- Perchè sorridi?- domandò con sospetto.
- Niente, mi piace il posto.- mentii spudoratamente.
-Mhh.- mugugnò lei, decise di rimettersi il giaccone militare.
-Dovresti dormire. - annui e si accucciò in un angolo il più lontana possibile da me.
-Svegliami per il prossimo turno. - disse sbadigliando.
Era passata qualche ora da quando Lia aveva iniziato a riposare, non si vedeva nulla esternamente e noi eravamo illuminati dalla luce flebile di una candela più che consumata.
I versi gutturali dei vaganti giungevano ovattati da terra.
Durante il sonno la mora si era girata più e più volte, con un espressione in viso di chi non riuscisse a riposare neanche durante il sonno.
Provai ancora quella sensazione compassionevole nei suoi riguardi, ma scacciai di nuovo quel pensiero in malo modo.
Si girò ancora un paio di volte ma stavolta iniziò ad agitarsi.
- No... non mi toccare!- la sentii pronunciare quasi senza fiato, il respiro le si fece sempre più affannoso.
-Non mi toccare! NO! - stavolta iniziò ad urlare disperata, le andai subito vicino.
-Papà aiutami!Papà!- provai a scuoterla un paio di volte ma non ottenni alcun risultato.
-Non farlo,sono vergine, ti prego! - urlò singhiozzando.
-Lia! Svegliati! -le urlai in faccia strattonandola ancora, aprii gli occhi di scatto tra le lacrime.
-Vattene!- mi urlò piangendo, mi allontanai.
Freneticamente cercò di togliersi di dosso il giaccone pesante e si diresse a grandi passi verso la finestrella.
La sua schiena era percossa da continui sussulti a causa del pianto.
-Respira, era un sogno, non stava accadendo sul serio. - cercava di calmarsi dandosi forza, io decisi di rimanere al mio posto, avvicinarmi avrebbe solo peggiorato la situazione.
La vidi grattarsi ripetutamente il collo,le braccia e le cicatrici sulla schiena, provocandosi delle piccole abrasioni.
"Non farlo, sono vergine, ti prego!" quella frase continuava a riecheggiarmi in testa, tutto mi fu più che chiaro.
Qualcuno l'aveva violentata, fisicamente e sessualmente.
Mi sentii un merda per i pensieri che avevano attraversato la mia mente poco prima.
Avrei voluto lavare il mio fottuto cervello con l'acido muriatico, si ero stronzo ma non tanto da infierire su di una ragazza già così profondamente segnata.
Chi meglio di me avrebbe potuto capirla?
-Lia..- la chiamai a bassa voce.
-Mi sto avvicinando. - la avvertii, ma non fece nulla.
Quando le fui vicino si scostò, come le volte precedenti.
-Ti stai scorticando. - le dissi pacato, continuò ad ignorarmi.
-Posso..posso toccarti? - chiesi incerto, non ricevetti risposta.
Tentai di allungare una mano con molta cautela, come si fa con un'animale selvaggio, la sfiorai appena e lei si ritrasse di scatto cadendo a terra.
"Non voglio farti del male. " mi sedetti di fronte a lei porgendole una mano, incatenai nuovamente il suo sguardo al mio.
Si avvicinò titubante, ancora incerta, sfiorando le mie dita con le sue.
-Non ti farò del male. - parlai cauto, non volevo spaventarla.
Infine si convinse stringendo la mia mano, ma quando accenai ad avvicinarmi mimo un "No." con le labbra senza cessare di stringere la mia mano.
Restammo così, distanti l'uno dall'altra ma con le mani incatente, fino all'alba.
La sua stretta non era diminuita di forza neanche per un momento.
In quelle ore mandai a fanculo la parte razionale e cinica del mio cervello.
Sapevo l'inferno che stava passando, l'avevo provato molti anni prima di lei.
Nessuno mi era stato accanto durante quel periodo, nemmeno quel bastardo che dichiarava di essere mio fratello, nessuno sapeva il dolore, l'odio e il disgusto che provavo per me stesso in quegli anni.
Ero solo, abbandonato a me e alla mia disperazione che annegavo nell'alcool più che potevo, mi stavo distruggendo.
Nei suoi occhi, desolati, intrisi di paura e sofferenza rividi quel ragazzino appena diciottenne di un tempo oramai troppo lontano.
In quegli occhi scorsi me stesso.
Nei suoi gesti, schivi e fugaci.
Nel suo comportamento, aggressivo, diffidente e scontroso.
Sentii una morsa allo stomaco.
Una consapevolezza balenò nella mia testa, dovevo salvarla da tutto questo.
Aumentai la presa sulla sua mano, quel gesto indicò la mia muta promessa.
"Ti aiuterò ."
Spazio Autrice:
Come promesso ecco il quarto capitolo di seguito al terzo!
Spero sia stato di vostro gradimento,in caso contrario fatemi sapere con un commentino!
Al prossimo!
M.
STAI LEGGENDO
People help the people
FanfictionATTENZIONE Nella mia storia Merle Dixon non è morto. Perché? Semplicemente perché lo adoro. "Le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso " Un t...