La colazione, il pranzo e la cena.
Odiavo quei momenti.
Dovevi per forza trovarti in mezzo alla gente, i loro tentativi di fare conversazione e le loro continue pressioni per farmi avvicinare al tavolo comune mi mandavano in bestia.
Di fatto ero la loro leader ma ciò non mi obbligava a dover stringere un qualche tipo di rapporto con loro.
Garantivo un tetto sulla testa, sicurezza, cure mediche e cibo, questo era il necessario.
Certi convenevoli non erano necessari da tempo.
Uscita dalla mia stanza mi avviai rapida verso la mensa.
Il mio stomaco brontolava rumorosamente, sperai che avessero tutti già mangiato in modo tale da potermi godere il mio pasto in solitaria.
Tra uno sbadiglio e l'altro arrivai a destinazione con gli occhi ancora semi chiusi, quando notai che la stanza era piena li sgranai.
La sala comune dove tutti pranzavano non era poi così grande, ed ora che eravamo aumentati non ci metteva molto a riempirsi.
- Buongiorno. - disse mia madre avvicinandosi sorridendo, tentò di accarezzarmi la testa ma mi scansai.
- Giorno. - dissi con evidente fastidio.
Da quando tutte queste smancerie?
Non era una che si sprecava in carezze o abbracci, non con me almeno.
Jack si alzò in piedi e mi venne incontro, lo salutai con una pacca sulla spalla lui ricambio sorridente con un cenno della testa.
Camminai a testa bassa fino al pentolone, ero ancora in dormi veglia e non avevo voglia di sentire nessun'altro, quando andai a sbattere contro qualcuno.
Una donna poco più alta di me, magra, capelli cortissimi e brizzolati.
- Scusami. - disse cercando di accennare un sorriso.
In braccio teneva la bambina di Rick, la piccola Judith.
Un sorriso spuntò sul mio volto.
La bimba mi guardava sorridendo e battendo le manine, avrei voluto farle una carezza o prenderla in braccio ma non potevo sapere come avrei reagito, quindi accantonai nuovamente l'idea.
- No, è colpa mia. - parlai frettolosamente cercando di togliermi quel sorriso ebete dalla faccia.
La donna che si trovava di fronte a me non accennava a spostarsi, continuava a fissarmi indecifrabile.
-Lia. - parlò una voce roca alle mie spalle.
Mi voltai, Daryl si trovava a pochi centimetri da me.
- Daryl.- dissi in tono piatto, questo era il nostro modo di salutarci.
Stavo per andarmene quando l'uomo mi fece voltare di nuovo.
- Siediti con noi, io e Carol dobbiamo ancora mangiare.- rimasi paralizzata da quella proposta.
"Cosa fai li impalata?Digli di no e basta."
Solitamente avrei rifiutato senza pensarci due volte ma stavolta non riuscivo a prendere una decisione.
Guardai Judith e poi l'arciere.
"L'unico motivo per cui hai dei dubbi è lei." pensai fermamente.
Forse non sarebbe poi stata una tragedia pranzare con qualcuno.
- Uhm, uhm. - fu l'unica cosa che dissi in risposta.
Riempii la mia ciotola con la mia razione e mi diressi all'angolino dov'erano seduti.
- Conoscevi già Carol? - io negai con la testa, mentre tenevo gli occhi incollati sul piatto e trangugiavo voracemente qualsiasi cosa.
Ero sicura al cento per cento che gli occhi di tutti erano posati su di me.
Sette mesi erano trascorsi dall'ultima volta che mi ero seduta a quel tavolo.
Pulii la mia bocca con il dorso della mano e la porsi alla donna.
- Lia. - dissi semplicemente guardandola negli occhi.
- Carol. - disse stringendola, notai l'accenno di una risata sulle sue labbra, feci finta di nulla e con estrema rapidità mi buttai di nuovo a capo fitto sul mio pasto.
- Come mai la piccola spaccaculi non è fare il suo riposino pomeridiano?- chiese Daryl divertito alla donna.
Voltandomi per un secondo vidi che l'uomo giocava con le manine della bambina che scalpitava per andare nelle sue braccia.
- Non vuole proprio addormentarsi oggi. - disse lei che oramai si era rassegnata al fatto che la bimba non avesse sonno.
Daryl la prese in braccio ed iniziò a cullarla, lei gli tirava la barba senza sosta.
-Ci ha provato Rick, ci ha provato Tyreese, ci ha provato Maggie ed infine io ma niente, non vuole proprio saperne.- Carol poggiò i gomiti sulle ginocchia sbuffando sonoramente.
Io che intanto avevo finito di mangiare mi gustavo la scena.
Una piccola peste bionda e con gli occhi color cielo stava facendo impazzire tutti perchè non aveva intenzione di dormire, una lieve risata sfuggì al mio controllo.
Entrambi se ne accorsero.
- Vuoi provare tu dato che ridi tanto? - disse l'arciere in tono di sfida.
Il mio cuore iniziò ad accelerare.
- Non ci tengo grazie, poi ti ricordo che abbiamo da fare. - dissi io in un finto tono spavaldo.
Daryl fece qualche passo nella mia direzione mi guardò intensamente negli occhi inclinando leggermente la testa, e di scatto aprì le braccia lasciando la bambina senza sostegno, sentii Carol da dietro le sue spalle urlare qualcosa, mi buttai ai suoi piedi e la piccola atterrò sul mio stomaco.
La strinsi forte al mio petto che si alzava e si abbassava in modo frenetico per via dello spavento.
Adesso ero letteralmente furiosa.
Tenendo sempre Judith tra le mie braccia mi alzai in fretta con gli occhi colmi di rabbia.
- Sei per caso impazzito?! - urlai su tutte le furie.
- Cosa cazzo ti è preso razza d'idiota cerebroleso!- la bimba sentendo le mie urla iniziò a piangere.
Cercai di calmarmi, l'arciere rimase davanti a me con l'ombra di un sorriso fra le labbra.
Avrei voluto staccargli la testa a morsi, spaccargli la faccia e pestarlo a sangue.
"Datti una calmata."
- Shh, scusami Judith, dai non fare così non urlo più. - iniziai a cullarla e a baciarla sulla testa.
Dovevo calmarmi, altrimenti avrei spaventato a morte quella creaturina.
Oltrepassai il coglione andando verso Carol.
- Dov'è Rick? - cercai di mantenere un tono calmo, la donna indicò dietro di me.
Daryl lo aveva preso sotto braccio e portato all'esterno, forse per spiegargli l'accaduto, ma cosa cazzo c'era da spiegare?
Lui aveva volutamente mollato la presa,punto.
Tolsi la felpa e l'avvolsi intorno alla piccola in modo tale da non farle prendere freddo.
Con passo deciso mi diressi all'esterno per restituire la bimba a suo padre ma non trovai nessuno, intanto la piccola aveva ripreso a piangere.
- Biondina non fare così, shh. - sussurrai al suo orecchio.
Continuai a cullarla fra le mie braccia mentre cercavo quei due.
"Dove cazzo sono andati a finire." l'incazzatura non era del tutto sfumata.
Non riuscivo a calmarla quindi pensai che forse avrei dovuto cantarle qualcosa, ma cosa?
Non cantavo per qualcuno da molto tempo e avevo perso la voglia di farlo, troppi ricordi, troppo dolore.
In che altro modo avrei potuto placarla?
Quello era l'unico modo a me noto.
Tentai di farmi uscire le parole dalla bocca ma il suono risultava strozzato.
Provai di nuovo ma il risultato fu il medesimo.
"Rilassati."
Chiusi gli occhi e mi concentrai sul rumore delle foglie mosse dal vento.
Un ricordo si fece strada nella mia testa.
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People help the people
FanfictionATTENZIONE Nella mia storia Merle Dixon non è morto. Perché? Semplicemente perché lo adoro. "Le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso " Un t...