-Ragazzina dov'è Mitch? – la domanda che tanto avevo temuto arrivò come uno schiaffo in pieno volto.
Rimasi muta, incapace di proferire parola, istintivamente rivolsi lo sguardo verso mia madre, lei lo abbassò senza venire in mio aiuto e sparì all'esterno.
Odiavo sempre di più quella donna che aveva il coraggio di definirsi "madre", non aveva nemmeno le palle di riferire al migliore amico di suo marito la sua scomparsa.
Preferiva nascondersi, fuggire e scaricare il peso di ogni cosa su sua figlia, come sempre del resto.
-Ragazzina? – domandò preoccupato il maggiore dei Dixon, lui aveva il diritto di sapere quindi avrei dovuto prendere coraggio ed esporgli l'accaduto.
-Merle...papà...- le parole mi morirono in gola, non sarei riuscita ad andare avanti, in quella stanza c'era troppa gente ed io odiavo farmi vedere vulnerabile dagli altri, per cui l'unica cosa che seppi fare fu girare i tacchi e andare nella mia stanza senza dire nulla.
-Complimenti Merle. – sentii dire in lontananza, probabilmente dal minore, seguito da uno sbattere di porta e alcuni passi al mio seguito.
-Lia? – Daryl mi raggiunse con facilità, avrei voluto che non mi vedesse in quelle condizioni ma oramai era decisamente troppo tardi.
Piangevo silenziosamente, rigida come un palo, non avrei mai avuto il coraggio di dire quelle parole all'uomo che in un certo senso mi aveva cresciuto, come avrei potuto dargli un dispiacere così grande?
-Ehy... -mi chiamò ancora l'arciere, gli rivolgevo le spalle incapace di fare qualsiasi cosa.
Sentii dei passi leggeri farsi sempre più vicini e poi una mano calda avvolgermi il polso, il pianto iniziò man mano a placarsi sentendo quel calore, oramai familiare, scatenatosi al centro del petto a causa di quel tocco.
-Non...non ce la faccio...- dissi con voce tremolante, tentò di farmi girare lentamente ed io con non poco sforzo assecondai il suo movimento, così ci ritrovammo faccia a faccia.
-Non sei obbligata a raccontare tutto... - mi ricordò l'arciere che mi scrutava preoccupato con i suoi meravigliosi occhi, la mano che dapprima era stretta sulla mia giuntura andò ad intrecciarsi nella mia e pensai che se fossi morta in quel momento poco importava, l'uomo che in poco tempo era entrato nel mio cuore e nella mia vita era li per me, pronto ad offrirmi conforto e sicurezza.
- Non è solo per quello. – scuoto la testa spazzando via le lacrime con il dorso della mano ma comunque rimanendo incatenata a lui.
- Non voglio che tuo fratello soffra come sto soffrendo io è un peso che non posso permettermi di dargli. – per la prima volta, dopo tutto quello che era successo, avevo ammesso di star male.
Daryl mi guardò indecifrabile senza dire una parola, forse avrebbe dovuto sapere tutto, forse anche Merle avrebbe dovuto sapere essendo in un certo senso "parte della famiglia".
-Sai che adesso vorrà sapere però... - annui consapevole di ciò, il maggiore dei Dixon era testardo e sicuramente avrebbe voluto a tutti i costi il nome del bastardo che aveva osato uccidere il suo migliore amico e fratello, non di sangue ovviamente.
-L-lo so...e glielo dirò... però posso chiederti un favore? – domandai rivolgendo lo sguardo al suo bellissimo viso, accennare un sorriso fu involontario date le forti sensazioni che mi causava essendo così vicino a me e con le nostre dita ancora intrecciate.
-Certo .- disse facendosi ancor più vicino e quasi mi fece mancare un battito.
-Resta... - parlai con un filo di voce e voltando lo sguardo, in un punto indefinito verso sinistra, per l'imbarazzo, lui sembrò non aver compreso a pieno, poiché non ottenni alcuna risposta.
Pensai che non mi avesse sentito per cui presi il coraggio a quattro mani e mi voltai nella sua direzione prendendo più fiato possibile.
-Resta...con me. – il tono di voce seppur flebile sicuramente era stato sicuramente più udibile data l'incredibile vicinanza tra me e Daryl, i nostri volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e per la prima volta da quando l'avevo conosciuto potei sentire bene il suo odore.
Tabacco,sudore e terra, nonostante non fosse decisamente un profumo paragonabile alla mia amata lavanda, ne colsi ogni minima sfumatura e lo impressi a fuoco nella mia mente.
Rimanemmo in silenzio, come spesso ci capitava, a perderci nei nostri sguardi, perlomeno per me era così, adoravo osservare ogni piccola sfaccettatura di quelle iridi così chiare ma qualcosa mi distrasse.
L'arciere aprì bocca, forse per rispondere alla mia richiesta oppure per dirmi di allontanarmi, e il profumo di tabacco mi investì così forte che il mio sguardo, di nuovo per la prima volta, si posò su quelle labbra, scoprendo un'altra parte di lui a cui non avevo dato troppo peso fino a quell'istante.
Seppur sottili e coperte da un leggero strato di barba, pensai che sarebbero state la labbra più invitati, calde e morbide che avessi mai voluto provare in tutta la mia vita.
La gola si seccò talmente tanto che deglutii a vuoto, ero a corto di salivazione, involontariamente passai la lingua sul labbro inferiore e con mio gran stupore notai che l'uomo stesse facendo lo stesso un attimo dopo di me, il cuore inizio a battermi talmente forte da fare male.
Daryl passò una mano dietro la mia schiena e mi attirò maggiormente a se, strinse forte le mie dita e chiuse gli occhi...
-Lia ,parliamone lo sai che... - il maggiore dei Dixon entrò in ambulatorio e rimase di sasso interrompendosi bruscamente.
-Daryl che cazzo stai facendo?! – chiese alterato Merle, il minore si staccò da me velocemente, come se fosse stato scottato e rivolse lo sguardo altrove.
- Stavamo parlando. – rispose l'arciere con tono freddo e neutrale.
-Certo, ed io sono la fatina dei denti! Che cazzo succede, Lia? – chiese l'omone avvicinandosi a noi due con sguardo inquisitore e alquanto incazzato.
-Nulla, parlavamo. – confermai meccanica, ero totalmente sconvolta dal recente accaduto da non riuscire a muovermi dal punto in cui poco prima mi trovavo con Daryl.
- Come no...discuteremo anche di questo. – il minore dei Dixon sbuffò quasi divertito.
-Ti faccio ridere fratellino? – chiese Merle avvicinandosi a lui ed indicandolo con il moncherino, nel frattempo io rimanevo nella mia bolla di stupore e di pensieri.
Cosa cazzo era appena successo? Stavamo per...baciarci? O era solo una mia impressione?
Forse voleva solo abbracciarmi, farmi sentire che mi era vicino, come un amico e basta...
E quella risatina rivolta al fratello cosa stava ad intendere? Che sarebbe talmente sciocco ed idiota pensare che lui volesse baciarmi o fare qualsiasi altra cosa?
Sicuramente era così, Daryl non avrebbe mai potuto ricambiare quello che provavo nei suoi confronti e odiai ammetterlo a me stessa ma quella consapevolezza fece male come un calcio nello stomaco dopo una sbronza.
Intanto, i fratelli Dixon erano intenti a discutere di qualcosa ma isolata com'ero nei pensieri, ignorai completamente il fulcro della discussione e mi ripresi soltanto nel momento in cui Merle venne a scuotermi dalla mia immobilità.
-Ragazzina mi senti? – mi chiese l'uomo tenendomi per un braccio, annuii meccanicamente puntando lo sguardo sul viso del mio interlocutore.
Rividi gli occhi di Daryl, solo più stanchi e più invecchiati, ma le sfumature erano le medesime ed ecco che il dolore allo stomaco iniziò a farsi di nuovo presente.
"Il mio desiderio di contatto fisico,il voler costantemente perdermi in quelle iridi chiare e il pressante bisogno di averlo al mio fianco,mi avevano condotto in un punto di non ritorno.
"Jack aveva ragione." Constatai fissandomi le mani, avrei sofferto, anzi stavo già soffrendo ed era solo colpa mia.
Voltai lo sguardo alla mia sinistra e notai che l'uomo che poco prima mi aveva sfiorato con così tanta delicatezza, stava fissando il muro con astio e disgusto e tutto questo probabilmente era a causa mia.
Non ci sarebbe stato mai nulla fra me e Daryl, dovevo ficcarmelo bene in quella brutta testa di idiota che mi ritrovavo.
Non un bacio, non una relazione e nemmeno la mia prima volta, anzi nessuna delle mie prime volte.
-Papà è morto. – sputai ancora in tono neutrale, sapevo che l'arciere era ancora li vicino a me, seppur a qualche metro di distanza, la sua presenza iniziò a causarmi uno strano vuoto nel petto.
Non il solito e piacevole giro sulle montagne russe ma un buco provocato da una palla di cannone sparata a tutta forza.
- Come... - non diedi il tempo al maggiore di formulare la frase poiché posai una mano a mezz'aria proprio di fronte la sua faccia.
- Kane l'ha ucciso, mi ha costretto ad uccidere Stella e mi ha violentata. – conclusi rapida, al dolore della consapevolezza si aggiunse il ricordo brutale di quei momenti che, purtroppo, mi avrebbero accompagnato per il resto della vita. Così, stanca, triste e con il cuore dolente mi recai in tutta fretta dall'unica persona che volevo con me in quel difficile momento.
"Jack." Pensai con il cuore che pompava forte nel petto e le lacrime che minacciavano di bagnarmi il volto, gli dovevo delle scuse e avevo bisogno immensamente di un suo abbraccio.
Vagai alla ricerca del mio migliore amico per tutta la struttura fin quando non lo ritrovai vicino alla recinzione nord intento ad aggiustare un paletto in equilibrio precario.
-J...- chiamai senza fiato, respiravo affannosamente a causa della corsa improvvisa e del pianto che aveva ripreso a scuotermi le carni stanche.
Girò il corpo nella mia direzione e rimase a bocca aperta, notai la preoccupazione nei suoi occhi, mi corse immediatamente incontro.
-Che succede? – chiese con apprensione accarezzandomi la guancia sinistra e spazzando via le lacrime con le sue mani delicate.
-A-avevi ragione, sono una gran-dissima testa di ca-zzo...- dissi singhiozzando, in risposta mi strinse forte a se, accarezzandomi la testa rasata, circondai il suo corpo muscoloso con le braccia sentendomi immediatamente a casa.
-Shhh...piccola,non fare così...- piansi ancora più forte, esternando così il grande peso che si era formato sul mio cuore, di rimando mi spinse maggiormente contro il suo petto.
-Non c'è rimedio...non c'è un cazzo di rimedio per questo!- urlai contro la sua spalla, strinsi talmente forte il suo giaccone di pelle che per un momento temetti di averlo strappato.
-Vedrai, ti passerà...come hai detto tu, no? – provò speranzoso lui, ma potei capire dal suo tono di voce che non era per nulla convinto, scossi il capo e portai lo sguardo sul suo volto angelico.
- Non passa un cazzo...- mormorai con una risatina nervosa.
-Non passerà proprio un cazzo di niente, perché mi sono fottuta il cervello! Sono innamorata, cristo santo! – urlai, terrorizzata da quel sentimento, ferita dalla delusione e oppressa da tutte quelle nuove sensazioni.
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People help the people
Fiksi PenggemarATTENZIONE Nella mia storia Merle Dixon non è morto. Perché? Semplicemente perché lo adoro. "Le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso " Un t...