- All'incirca mezz'ora e dovremmo esserci- disse la ragazza seduta sul posto del passeggiero intenta a leggere la cartina, mi limitai ad annuire nel mio mutismo.Avevamo lasciato la grande casa,nel silenzio più totale, da almeno un paio di giorni.
I progressi della settimana precedente erano stati spazzati via, ed era solo colpa mia.
In quel bagno mi ero reso conto solo dopo dell'azione che avevo compiuto.
Toccandomi, nella dannata doccia, le uniche immagini che si erano fatte strada nella mia mente erano quelle del corpo nudo della ragazza, mi sentivo una merda, un cazzo di pervertito ecco quello che stavo diventando.
Per di più ero terrorizzato all'idea che se ne fosse accorta dato che anche lei non aveva proferito parola più di tanto in quei due giorni.
Tentai in tutti modi di non volgere il mio sguardo su di lei più del consentito, ma nonostante innumerevoli sforzi mi era capitato spesso di sbirciare nella sua direzione.
Molte volte aveva la faccia appiccicata completamente al finestrino, lo sguardo perso sulla strada e l'aria di chi avesse milioni di pensieri in testa.
Avrei voluto sapere cosa diamine le passasse per la mente e per quale motivo si fosse chiusa così tanto in se stessa.
Ero stato sul punto di chiederglielo almeno un paio di volte ma quello che mi aveva bloccato era stata quella sensazione di disagio che oramai sentivo costantemente da due giorni a questa parte.
-Dallas County.- lesse sul grande segnale verde, pochi minuti e saremmo giunti a destinazione.
- Fermati li. – disse indicando una piazzola di sosta, feci come mi era stato detto.
Una volta fermati estrasse una cartina più piccola con su scritto "Benvenuti a Dallas County."
- Allora,ci sono sei città, io pensavo di partire da Selma dato che essendo il capoluogo è la più grande.- disse aprendo la carta e mostrandomi i nomi di esse cerchiati di nero.
- Se riusciamo a trovare abbastanza cose da riempire il bagagliaio potremmo fare dietro front e tanti saluti.- disse concentrata.
-In caso contrario le giriamo tutte e sei, l'inverno è alle porte e non potremmo muoverci più di tanto per cui dobbiamo rifornirci al meglio. –spiegò stavolta voltandosi verso di me.
Rimase a fissarmi per una manciata di secondi con una strana espressione sul volto poi scosse la testa e vidi un sorriso lievemente accennato comparire sul suo volto.
Tentò di nasconderlo puntando il suo sguardo verso il basso e infilandosi le mani nelle tasche come se stesse cercando qualcosa.
Rimasi interdetto dal gesto appena compiuto dalla ragazza non capendone assolutamente il motivo.
-In caso la zona fosse invasa? – chiesi sovrappensiero.
- Se siamo in macchina ce ne andiamo via subito e tentiamo altrove. – acconsentii con un cenno della testa.
- Il resto penso sia ovvio, se fossimo in giro ci nascondiamo e aspettiamo. – concluse lei con un sospiro estraendo dalle tasche un pacchetto di sigarette.
- L'ultima sigaretta...- sussurrò più a se stessa che a me.
Indugiò qualche minuto con il pacchetto aperto e poi si voltò per offrirne una anche a me.
-Tutti hanno diritto ad un ultima sigaretta. – si giustificò lei.
Pensava che saremmo morti? Non lo avrei di certo permesso.
-Credi che moriremo? – chiesi cercando di non sembrare troppo infastidito da quella sua considerazione.
- Forse, non si sa mai. – detto questo appoggiò il cilindro alle labbra e lo accese.° ° °
Rimanemmo fermi in autostrada per almeno mezz'ora ad organizzare al meglio la spedizione.
Lia stava facendo il pieno di benzina, io ero intento a sistemare la mia balestra in modo da non riscontrare intoppi.
-Merda!- sentii urlare e mi precipitai subito nella sua direzione.
La trovai intenta a fracassare il cranio di uno zombie con i suoi anfibi pesanti.
-Bastardo, figlio di una cagna!- la tanica di benzina era riversa ai suoi piedi formando una chiazza oleosa sull'asfalto.
-Lia. – alzò lo sguardo furente nella mia direzione.
- Questo ammasso di merda mi è sbucato alle spalle e la tanica mi è scivolata. – parlò con il fiato corto e le guance arrossate per la rabbia.
-Sei riuscita a fare il pieno?- lei annui senza guardarmi, allora qual'era il motivo di tanta rabbia?
Avevamo altre due taniche di benzina piene, certo era uno spreco perché sarebbe comunque potuta servirci ma la sua era una reazione alquanto esagerata.
Che fosse stata morsa?
A grandi passi mi avvicinai a lei per accertarmi che stesse bene.
-Ti ha morsa? Graffiata? – lei scosse la testa facendo spallucce tirando un altro calcio al corpo in decomposizione ai suoi piedi.
-Non credo, anche se fosse porterei comunque a termine la spedizione.- le sue parole fecero scattare un moto di rabbia nel mio cervello.
Non le importava.
Viva o morta per lei non vi era alcuna differenza.
-Fammi controllare. –dissi brusco.
-Ti ho detto che probabilmente sto bene, non ne ho bisogno. – insistette, era testarda proprio come me, proprio come un vero Dixon.
- Certo. "Probabilmente" non hai capito che non te lo stavo chiedendo. – rimarcai più affondo la parola che lei stessa aveva usato in precedenza.
Incrociò le braccia al petto e sbuffando rientrò nella vettura ignorandomi completamente, non gliel'avrei data vinta per cui la seguii.
Nel brevissimo tragitto dal retro all'abitacolo della macchina una consapevolezza mi colpi.
Mi diedi mentalmente dell'idiota, capivo solo ora il motivo per il quale non voleva che le guardassi le spalle.
Le cicatrici.
Cos'avrei dovuto fare?
Dirle che avevo già visto quello scempio? Che sapevo?
Entrato dalla parte del guidatore, con duemila domande nella testa, la ritrovai rannicchiata sul sedile a fumare e a guardare una foto a me oramai familiare.
Quella che qualche giorno prima avevo visto nella sua casa.
-Odiava farsi fotografare...- disse con un mezzo sorriso sulle labbra.
Girò il rettangolo dal lato opposto e lesse a mezza voce.
-"Mocciosa questa me la paghi. M.D." – tentò di imitare la sua voce per poi ritornare ad osservare l'immagine.
- Non vi assomigliate per niente. – constatò.
- Non assomiglia neanche a Rick e poi non mi aveva detto di avere due fratelli. – avrei dovuto raccontarle come le cose stavano realmente.
- Rick non è veramente mio fratello, cioè non di sangue perlomeno. – spiegai sbrigativo.
-Capisco, tipo me e Jack. – disse comprensiva.
Aveva spostato il discorso in tutt'altra direzione, forse cercando di distrarmi, ma io non mi ero dimenticato di dover controllare se fosse stata morsa o graffiata.
In qualche modo avrei cercato di riportarlo in quella direzione.
-Pensavo fosse il tuo fidanzatino. – la sbeffeggiai, lei mi tirò un pugno non troppo leggero sul braccio, ma capii che non era un gesto dettato dal nervoso.
-Come no, J. è proprio il fidanzatino perfetto. – disse ridendo per un motivo a me sconosciuto.
-Fammi dare un occhiata. – parlai stavolta cercando di usare un tono rassicurante.
-Per favore. – aggiunsi titubante.
- Questo vorrebbe dire riporre completamente la mia fiducia in te, ed io non sono pronta. –ammise guardandomi negli occhi.
Paura, questo era quello che il suo viso urlava senza che lei aprisse bocca.
-Merle mi prenderebbe a calci in faccia se, come credo di aver capito, sei cosi importante per lui per cui cerca di fidarti e fatti controllare. – quelle parole mi costarono un notevole sforzo.
Non è che fossi geloso di quel rapporto a me totalmente sconosciuto è solo che non riuscivo a capire per quale motivo uno come lui avesse potuto affezionarsi ad una famiglia così...non adatta per i suoi standard.
Non era ancora del tutto convinta, quindi con un notevole sforzo le dissi la verità.
-Ho già visto la tua schiena.- la vidi irrigidirsi sul suo sedile, forse non avrei dovuto essere così diretto.
- Alla casa sull'albero... - Cos' altro avrei potuto dire? Completamente bloccato dall'imbarazzo, rimasi a fissare il parabrezza come un idiota.
"Forse dovresti mostrarle la tua schiena." Fu un pensiero di pochi secondi ma mi fece salire la nausea, non avrei mai potuto farlo.
Mostrarle la mia debolezza, tutti quegli anni di soprusi e abusi.
"Non posso." Pensai.
-Non posso. – disse mozzandomi il respiro e dando voce ai miei pensieri in un sussurro appena percettibile.
- Facciamo un patto di sangue. – la vidi voltarsi di scatto, se veramente era cresciuta con mio fratello sapeva perfettamente cosa volesse dire quello che le avevo appena proposto.
- Rischieresti di infettarti? Anche se non fossi stata morsa potrei avere l' HIV per quanto ne sai di me. – scosse la testa ridendo nervosa.
- Perché? Perché ti preoccupi in questo cazzo di modo? Tu, non mi conosci. –asserì convinta.
- Per Merle. – ribattei con altrettanta convinzione, anche se una strana sensazione, come quando sai che non stai completamente dicendo la verità, iniziò a farsi largo nel mio cervello.
- Gli amici di Merle erano miei amici...e se lui aveva un amica come te allora non era così pessimo come pensavo...- confessai infine.
Rimase in silenzio per una manciata di minuti, poco dopo sospirò e tolse la t-shirt verde militare, decisamente troppo larga per lei, rimanendo in reggiseno.
Si voltò, mostrandomi le spalle, cercai di non badare troppo al fatto che fosse in intimo e diedi una controllata veloce ma accurata, senza toccarla.
-Non c'è nulla. – mi premurai di farle sapere, annui e si rivesti con altrettanta urgenza.
-Andiamo. –concluse mettendo la cintura di sicurezza e guardando sempre dritto a se.
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People help the people
FanfictionATTENZIONE Nella mia storia Merle Dixon non è morto. Perché? Semplicemente perché lo adoro. "Le persone si aiutano e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano e io la stringerò, le persone si aiutano e niente ti trascinerà verso il basso " Un t...