Wake me up inside
Wake me up inside
Call my name and save me
from the dark
Bid my blood to run
Before I come undone
Save me from the nothing
I've become.
(Evanescence – Bring me to life)
Russia, 1955
Faceva freddo e Natalia tremava. Non riusciva a capire come il Soldato d'Inverno, davanti a lei, potesse essere così tranquillo e disinvolto indossando solo l'uniforme base della Stanza. Era la sua prima missione, la prima volta che usciva dal complesso della Stanza Rossa dal 1934, eppure non era troppo agitata. Non con tutti gli allenamenti. Non con il Soldato d'Inverno al suo fianco. Era una strana sensazione, ma si sentiva al sicuro quando era con lui, si sentiva meno sola. Non avevano mai parlato molto, i loro allenamenti non lo richiedevano quasi mai e nessuno dei due era tipo da futili chiacchiere. La loro missione quel giorno era facile, era solo per verificare che Natalia fosse pronta e obbedisse agli ordini. Tutto ciò che dovevano fare era eliminare un soggetto che fonti attendibili avevano affermato dovesse passare proprio per il punto della città dove loro si erano nascosti. Natalia non aveva avuto idea di dove si trovasse la Stanza Rossa fino a quel momento, vedere il cartello con scritto "Stalingrado" le diede le vertigini. Poteva parere stupido, ma sapere dove avesse passato gli ultimi anni era in qualche modo confortante, provava in qualche modo la sua esistenza. Vide il Soldato d'Inverno accucciarsi dietro a un angolo e lo seguì. Non c'era nessuno in giro.
-Siamo in anticipo.-Dichiarò lui, la voce meno rigida del solito, più tranquilla. Essere fuori dalla Stanza, anche se per poche ore e anche se erano di sicuro tenuti sotto controllo doveva far bene anche a lui. Lei annuì. Rimasero fermi e in silenzio per qualche istante, ad assaporare quella mezza libertà che era stata loro concessa. Lui era già andato in missione, qualche volta, ma sempre vicino e con una schiera di uomini. Inoltre Natalia aveva visto i medici lavorare su di lui in una stanza nel seminterrato prima di ogni missione. Era impressionante: lui era legato a una sedia, uno strano casco in testa. Lo sentiva urlare, anche se aveva la bocca forzatamente chiusa. Vederlo così le dava i brividi. Non capiva perché, aveva già visto diversi uomini e ragazzine essere torturati in quelle stanze, eppure non aveva mai sentito il bisogno di correre a salvarli, liberarli da quella agonia. Con il Soldato d'Inverno era diverso. Avvertiva il petto bruciarle ogni volta che udiva i gemiti di dolore dell'altro. Non aveva mai capito cosa gli facessero là sotto, ma sapeva riconoscere quando era stato sottoposto a quella pratica. Il suo modo di combattere cambiava lievemente nei combattimenti: i colpi più dolorosi e forti li sferrava solamente quando era uscito da poco dalla stanza. In quei momenti aveva gli occhi più scuri del solito, freddi e impassibili. Quando era passato del tempo invece, gli allenamenti erano lievemente meno duri. Non tanto, ma abbastanza perché Natalia riuscisse ad avere la meglio ogni tanto. Più di una volta lei però si era ritrovata a perdere apposta: aveva notato che se lei vinceva troppe volte di fila Madame B si accorgeva dei colpi meno letali del Soldato e comunicava ai medici che era il momento di riportarlo a quello che lei chiamava "riavvio del sistema". Natalia preferiva andare a dormire con qualche livido in più che sapere che lui era da qualche parte legato a una sedia a urlare. Non sapeva se lui se ne fosse accorto, ma non le importava. Non lo faceva di certo per ricevere un grazie, e di sicuro non migliorava la situazione. Riusciva solo a fare in modo che ci fosse una pausa più duratura tra una tortura e l'altra, faceva in modo che la sua perenne agonia fosse meno dolorosa. D'un tratto l'immagine di lui legato e sofferente tornò a occuparle la mente e il silenzio lì intorno divenne insostenibile. Si girò verso di lui e lo osservò per qualche istante. Aveva lo sguardo assente e le guance arrossate dal freddo. I suoi lunghi capelli ondeggiavano spinti dalla brezza di quella giornata. Esitò per qualche istante, poi si decise a parlare, per rompere quella quiete che non portava niente se non pensieri che avrebbe preferito evitare.
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Black Widow: Forever Red
FanfictionATTENZIONE: Non è una traduzione del libro "Black Widow: Forever Red". Avendolo letto, mi sembrava che ci fosse troppo poca attenzione su Natasha, e allora ho deciso di riscriverlo con tutta un'altra trama. Natalia Alianovna Romanova, Natasha Roman...