XV.

230 17 6
                                    


During the Cold War there was a theory.

That one agent in the right place

at the right time...

with the right skills...

could be more effective than an army.

It was the Cold War, after all,

and that's how it was fought.

In the shadows... behind enemy lines.

I should know, I lived through all of it.

And she lived through it all.

(The Winter Soldier – Bucky Barnes [comic books])



Lobnya, Russia

56°01'N 37°29E

Monday, 14th December 2015

12.34am

Natasha rabbrividì, mentre si calava dal foro nel pavimento verso il corridoio asettico che aveva cercato di dimenticare nelle ultime settimane. Non avrebbe mai voluto tornare in quella specie di laboratorio da film horror, ma credeva che Bucky dovesse vedere cosa celava quella casa abbandonata dietro la stazione dei treni di Lobnya. Tra tutte le cose che gli stava nascondendo, o almeno avrebbe voluto nascondergli, aveva bisogno di condividere parte di quell'orrore con qualcuno in grado di comprendere, o non ne sarebbe uscita integra. In più, erano a un punto morto, e considerando quanto velocemente aveva lasciato il posto l'ultima volta c'era la possibilità che avesse mancato qualche indizio importante. Udì il Soldato atterrare dietro di lei con un salto. Ovviamente, non aveva usato la corda.

-Esibizionista.- Mormorò con un sorrisetto, cercando di allentare la tensione che avvertiva.

-Sei solo gelosa.- Rispose lui a tono, i suoi occhi però incapaci di celare la preoccupazione che provava. Bucky sapeva bene che se qualcosa preoccupava la Vedova Nera, non poteva essere niente di buono. La rossa sostenne il suo sguardo per qualche attimo, come a farsi forza, poi con un sospiro scosse la testa e fece strada verso la stanza piena di cadaveri. Chiudendo gli occhi, spalancò la porta malferma sui cardini. L'odore di morte la assalì nuovamente. D'un tratto, l'aria le parve ancora più irrespirabile di quanto non fosse, i suoi polmoni non funzionavano correttamente. Si sentì investire da un'irrefrenabile voglia di uscire da quel posto e correre il più lontano possibile, lasciarsi tutto alle spalle. Avvertiva lo stomaco contrarsi, attanagliato da quello che non poteva essere altro che terrore. Fortunatamente, la sensazione cessò quando la mano di Bucky le si appoggiò sulla spalla, inducendola a rilassarsi sotto il suo tocco. Era sicura di non aver lasciato trasparire molto di ciò che stava succedendo dentro di lei, ma lui la conosceva troppo bene per pensare che fosse rimasta impalata sulla soglia per nessuna ragione. Incrociò il suo sguardo, e si scambiarono un cenno d'intesa. "Non sei sola", "Grazie". Non avevano bisogno di parole, i loro sguardi si dicevano già tutto. Lui fu il primo a distogliersi ed entrare nella stanza a esplorarla. Lei lo seguì a ruota. Doveva riuscire a controllarsi, come aveva sempre fatto. Non poteva lasciare che la paura avesse la meglio, non adesso, non in una missione così importante. Osservò l'orrore dilatarsi sul volto di Bucky, e sì che di mostruosità ne aveva viste. Lo vide avvicinarsi ai corpi di quelle ragazzine, non molto diverse da lei nei suoi primi anni alla Stanza, e attese pazientemente che superasse lo choc iniziale e vedesse la scritta sul muro. Quando, pochi minuti dopo, si girò nuovamente verso di lei, la sua espressione era mortalmente seria.

Black Widow: Forever RedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora