The loneliest moment
in someone's life is
when they are watching
their whole world fall apart,
and all they can do is stare blankly.
(Francis Scott Fitzgerald - The Great Gatsby)
Russia, 1956
I giorni iniziarono a passare per Natalia come se vivesse in una nuvola. Era tutto confuso, i suoi ricordi la ingannavano, faceva fatica a concentrarsi. Quando provò a presentarsi da uno dei medici, uno dei pochi che sembrasse innocuo, le disse che probabilmente era solo colpa dello stress per il matrimonio. A lei quasi venne da ridere. Il matrimonio le sembrava più lontano quanto più si avvicinasse; spesso non se ne ricordava nemmeno. Passarono due settimane prima che iniziasse a pensare di essere sotto l'effetto di qualche sostanza. Si accorse che se non mangiava, infatti, riusciva a pensare più lucidamente e le cose intorno a lei tornavano ad avere contorni definiti. Si ricordò improvvisamente che molte delle sue compagne erano diventate strane e distanti per un periodo. Con orrore, si rese conto che ciò accadeva sempre prima della Cerimonia di Laurea di cui parlava tanto Madame, e dopo la quale quasi tutte le sue compagne sparivano. Smise di mangiare alla mensa, e iniziò a rubare il cibo dalle cucine, ma presto ritornò a essere tutto confuso. Probabilmente l'avevano scoperta, e a giudicare dallo stato di smarrimento totale in cui si trovava avevano anche peggiorato le dosi. Vagava in giro per la Stanza come un fantasma, dormiva spesso e non regolarmente, tormentata da sogni popolati di persone che non conosceva ma le parevano familiari, non riusciva a mettere in piedi frasi di senso compiuto. Stentava a riconoscersi allo specchio, più magra che mai, lo sguardo spento e assente, pallida come se fosse già morta. Le sembrava di essere intrappolata in una nebbia troppo fitta per uscirne.
Fu in queste condizioni che incontrò il suo futuro marito per la prima volta da quando era comparso alla fine della riunione in cui le avevano detto del matrimonio. I superiori ritenevano che dovessero vedersi qualche volta, prima della cerimonia, conoscersi di più del semplice sguardo che erano riusciti a scambiarsi. Così un pomeriggio Natalia venne trasportata quasi di peso in uno dei salotti degli ufficiali. L'avevano fatta vestire in maniera elegante, con un vestito verde smeraldo che si intonava al colore dei suoi occhi. Le avevano messo del fondotinta in modo da coprire il pallore, e del rossetto per evidenziare le labbra. I capelli erano raccolti in uno chignon che li faceva sembrare più ordinati, la sua frangia era perfettamente pettinata. In un breve momento di lucidità, si rese conto che era la prima volta da quando era arrivata lì che sembrava una persona, e non una pedina schiava della partita a scacchi della Stanza Rossa. La prima volta che indossava qualcosa che non fosse l'uniforme, o una vestaglia da notte. Poi la nebbia tornò a inghiottire anche quel pensiero e lei si ritrovò in qualche modo seduta su una poltrona di velluto rosso, ad aspettare. Entrò un uomo, e la ragazza impiegò qualche secondo a riconoscerlo. Era Ivan. Si sedette di fianco a lei, un'aria rassegnata dipinta in volto.
-Tutto bene?- Le chiese. In qualsiasi altro momento la risposta della rossa sarebbe probabilmente stata sarcastica, ma allora faticò anche solo ad annuire. -Prendi questa.- Le tese una pastiglia e un bicchiere d'acqua. -Ti sentirai meglio- Natalia fece come le aveva detto, e la nebbia sembrò diradarsi almeno quanto bastava per avere un po' di controllo su se stessa. Ivan sospirò.
-Ascoltami bene. Non sarà molto lungo. Alexei arriverà, tu ti dovrai alzare. Probabilmente ti bacerà la mano e ti farà dei complimenti per il tuo aspetto. Ringrazialo, poi siediti. Da lì, dubito che dovrai parlare molto: è difficile farlo tacere. Fingi di essere interessata alle sue avventure come pilota, o qualsiasi racconto ti toccherà sorbire. Rivolgigli dei complimenti ogni tanto. Sorridi, tieni la schiena dritta e fagli credere di avere occhi solo per lui. Capito?
-Sissignore.- Non era la prima volta che doveva fingere, e aveva già dimostrato più di una volta di essere in grado di mentire. Pur non essendo al pieno delle sue forze, era perfettamente capace di fare tutto ciò che le era stato detto. Si chiese perché allora Ivan sembrasse tanto preoccupato.
-Un'altra cosa. Verso la fine del vostro... colloquio, probabilmente tenterà di baciarti. Non ti tirare indietro, anzi, mostrati entusiasta. Dovrebbe fermarsi lì, per ora, ma se non dovesse... Lasciagli fare qualsiasi cosa voglia.- L'uomo fece una pausa, per studiare la reazione di Natalia, ma la ragazza rimase impassibile. Nemmeno per quello era la prima volta, alla Stanza Rossa il consenso era un concetto piuttosto astratto. In più, se quell'uomo sarebbe dovuto diventare suo marito, doveva abituarsi -Ne va del futuro della Stanza, Natalia. Rendici orgogliosi.
La rossa annuì.
-Non vi deluderò.
Ivan sorrise.
-So che non lo farai.- Le accarezzò velocemente una guancia. -Mi sembra di dare in sposa mia figlia.
Natalia lo fissò, e si sforzò di sorridere. In quel momento, la porta si aprì ed entrò Alexei. La ragazza si alzò, quasi meccanicamente, seguita da Ivan che mormorò qualcosa sul lasciarli soli e sparì. Il suo promesso sposo era, anche lui, molto più elegante della prima volta che l'aveva visto. Indossava un'uniforme blu che doveva servire per le cerimonie, tirata a lucido. I capelli gli erano cresciuti ed erano pettinati all'indietro, i baffi erano ora accompagnati da un accenno di barba. Il suo fascino era ancora più accentuato, e quasi nascondeva l'aria da esaltato che lei gli aveva notato la prima volta. Tutto andò come aveva previsto Ivan. Il baciamano, i complimenti, il monologo sulle proprie imprese. Ovviamente, arrivò anche il momento del bacio. Natalia, che iniziava a essere di nuovo trascinata verso la nebbia, segno che l'effetto della pastiglia di Ivan stava scadendo, si ritrovò a pensare che quello stesso gesto portasse un sapore metallico. Non si accorse, al momento, che durante l'intero colloquio si era morsa l'interno della guancia fino a farla sanguinare, ma da lì in poi associò sempre quel carattere ad Alexei. Quello, e delle mani viscide che si facevano strada sul suo corpo come se appartenesse a loro.
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Black Widow: Forever Red
FanfictionATTENZIONE: Non è una traduzione del libro "Black Widow: Forever Red". Avendolo letto, mi sembrava che ci fosse troppo poca attenzione su Natasha, e allora ho deciso di riscriverlo con tutta un'altra trama. Natalia Alianovna Romanova, Natasha Roman...