Ho bisogno di te...

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Capitolo 3

HO BISOGNO DI TE...

RENÉ

Sono passati tre mesi da quella sera. Daniel non è più entrato nel negozio o, almeno, non mentre io ero di turno a servire i clienti.

Daniel si avvicina a me, mi sfila i piatti di mano e mi bacia rudemente mentre infila le mani sotto la mia maglietta. Mi accarezza il petto con i polpastrelli e sale, fino ad arrivare al capezzolo che prende fra le dita e stuzzica, strofinandolo tra il pollice e l'indice.

I miei sensi sono all'erta e cerco di oppormi senza però riuscirci. Nel frattempo la mano sinistra scivola in basso, all'interno dei pantaloni prima e dei boxer poi. Mi accarezza lentamente, mentre cerca di baciarmi di nuovo. Le forze sembrano tornarmi all'improvviso: appoggio le mani sul suo petto e lo spingo via da me con forza, per poi tirargli un ceffone in pieno viso e correre in camera mia.

Spesso mi torna in mente il ricordo di quella sera. Sono pienamente consapevole dei miei sentimenti verso di lui, che sono rimasti immutati. Quando mi ha toccato in quel modo mi sono sentito finalmente amato e ricambiato, libero di non mentire più e mostrarmi per quello che ero. Ma poi ho avuto paura. Ho temuto che mi mentisse ancora, che si stesse solo approfittando di me; quindi l'ho allontanato. Mi sento un codardo. È come se avessi fatto l'errore più grave della mia vita: allontanare la persona che ho amato per 15 anni, fin dal primo giorno delle superiori. All'inizio era solo una cotta, speravo passasse in fretta così come era arrivata. Ma non fu così. Continuavo a pensargli, non riuscivo nemmeno a togliergli gli occhi di dosso. Uscii con diversi ragazzi, cercando di dimenticarlo, ma la cosa non funzionò. Ero pienamente consapevole che fosse la persona che mi faceva più male in assoluto quando ero vittima dei bulli, e non intendo a livello fisico.

Il rumore della campanella della porta mi distoglie da questi pensieri. Alzo lo sguardo sul nuovo arrivato e mi sorprendo di trovare il proprietario del negozio di fiori accanto alla pasticceria con un gigantesco mazzo di rose fra le braccia.

<< Buongiorno Rio. Tutto bene? Come mai sei qui con quell'enorme mazzo di fiori? >> mi scappa una risatina vedendo la buffa espressione che fa.

<< Buongiorno a te René. Questo enorme, ingombrante, gigantesco mazzo di fiore è per te. Te lo manda un uomo abbastanza giovane di cui il nome ora mi sfugge, ma penso che sia nella lettera –sì, proprio una lettera- che ha scritto ed ha fatto recapitare insieme alle rose. Dovrebbe essere lì davanti, da qualche parte >> e nel frattempo cerca di allungare un braccio per prendere la busta << gnn... non ci arrivo! Potresti prenderla tu per favore? Iniziano a farmi male le braccia!>>

Sono sconcertato. Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere per me?!

<< Aspetta un attimo che arrivo ad aiutarti >>

Faccio il giro del banco e vado a dargli una mano

<< Ma quante sono?! Non mi basta un vaso per tutte! >>

Rio ridacchia divertito << Sono trecento – e ripeto, TRECENTO rose rosse. >>

Sono spiazzato. E la mia espressione deve essere simile a quella di Dean, che è venuto a vedere cosa accadeva, attirato dal baccano. Ora è immobile e fissa a bocca spalancata la scena che si è trovato davanti.

<< Dean, ti spiace badare dieci minuti al negozio per favore? Devo andare a sistemare questo ingombrante problema fiorito >>

<< Certo, non c'è nessun problema >> risponde Dean, con sconcerto nella voce.

Sinfonia al CioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora