сhартэя 12

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Avevo deciso di non andare all'incontro con il gruppo la sera dopo, perchè avevo il terrore di ritrovare Vince e il sospetto che Louis non sarebbe venuto. Dire che mi sentivo vuoto era un eufemismo. Ero distrutto.

Quando però il pomeriggio Cath mi fece una chiamata dovetti ricredermi.

"Harry Styles.", risposi.

"Ciao Haz, sono io. Stai meglio?", la voce della mia migliore amica era più dolce che mai.

"Sto meglio, sì. A te tutto bene?", feci non troppo convinto.

"Tutto ok. Stasera ci incontriamo a casa di Korey e dormiamo da lui. Louis ha detto che viene.", m'informò. Ormai non mi infastidivo neanche quando mi spingeva a interessarmi di Louis. Era evidente che fossi cotto, e disperato.

"Davvero?"

"Sì, ci vediamo stasera."

Riagganciai il telefono e sperai davvero che quella sera avrei potuto dimostrare a Louis che mi piaceva davvero e che doveva stare tranquillo, perciò mi convinsi ad andare. Non vi nascondo però che la sera prima mi arrivò alla mente, e versai ancora qualche lacrima di rabbia e di esasperazione.

Il giorno passò in una lentezza estenuante. Lo passai sul mio computer, e le ultime ore a prepararmi per la serata. Mi feci una lunga doccia, preparai un pigiama scuro, il dentifricio, lo spazzolino e degli abiti per il giorno dopo e mi avviai a casa del moro. Ogni passo tremavo un po' in più. Non sapevo cosa aspettarmi, e l'idea che Louis potesse ignorarmi mi faceva star male. Ero talmente nervoso che avevo dolori dappertutto: allo stomaco, alla testa, alla schiena e agli arti, e il cuore mi batteva così forte da farmi venire la nausea.

Mi ero impegnato tanto per essere al meglio. Avevo indossato uno skinny jeans nero e una maglia turchese con le scritte nere di una squadra di football di qualche college, ma comunque mi sentivo un idiota a disagio.

Arrivai alla porta della casa di Korey e sentivo già da fuori le voci di Cath e Abby. Infatti, furono le ragazze a venirmi ad aprire e a stritolarmi in un grande abbraccio, che ricambiai sopraffatto.

"Ciao Harry.", mi congelai sul posto quando sentii la voce di Louis, e il petto mi scoppiò. Era elegantemente seduto sul divano bianco in pelle di Korey, con il jeans nero e la sottile maglia bianca a tre quarti di manica, che non mi aiutava a distogliere lo sguardo dai suoi tatuaggi sul petto. Bello, dolorosamente bello come sempre. I suoi occhi erano calamite per i miei...

Meraviglioso.
Sei una meraviglia.
Un miraggio, evanescente.
'Bellissimo' è riduttivo per descrivere te.
Fai male talmente che sei bello.
Malissimo.

"Ciao.", risposi con tono un po' nervoso, "Posso parlarti in privato?"

Devo. Devo chiarire con te...

"Va bene.", si alzò ed io incominciai a sudare freddo, con il cuore che mi batteva a mille.

Durante la strada per la porta tutto ciò che mi chiedevo era cosa dirgli, come iniziare il discorso, come fargli capire che mi piaceva sul serio, e il cuore mi batteva così forte che sarebbe potuto esplodere nel mio petto. Mi stavo trasformando in gelatina e mi si stava seccando la gola. Mi stavo sentendo letteralmente male...

Chiusi la porta dietro le mie spalle dopo che Lou fu uscito e prima che potessi dire niente, il ragazzo mi precedette con tono mortificato.

"Senti, Harry, non devi dirmi nulla. Mi dispiace per ieri sera, non volevo farti dispiacere... Sei libero di innamorarti di chi vuoi, di avere qualsiasi cotta senza spiegarmi nulla. Non sono nessuno, e mi sono comportato in modo infantile.", mi rassicurò, posandomi le mani sulle spalle e guardandomi come per rassicurarmi.

Bonfire  Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora