сhартэя 9

585 49 17
                                    

Non era così che avevo immaginato di passare la serata... Certo era sempre con Louis, sempre così vicini, ma non in quel contesto. Stava barcollando per le scale che portavano al suo appartamento, appena sveglio dal sonnellino in macchina, e io cercavo di non farlo ruzzolare giù per tutte le scale.

Avevo guardato la disposizione dei pulsanti del citofono per sapere il piano su cui viveva, era il secondo. Così appena salimmo due rampe di scale presi le chiavi dalla tasca del giacchetto di jeans di Louis e le feci girare nella serratura con il battito del cuore nei timpani, nella serratura. L'ubriaco che sostenevo per il braccio biascicò dei versi indistinti mentre la porta si apriva.

Mossi i piedi all'interno dell'appartamento e la prima cosa che notai era il bellissimo profumo di lavanda, il profumo di Louis, non sentivo più quello della disgustosa pesca di quei cocktail. Accesi la luce e un delizioso salotto all black era sulla destra, al lato opposto di una cucina blu elettrico. C'era poi un corridoio in fondo alla stanza che, deducevo, portava alla camera da letto, il bagno eccetera.

Sapeva di Louis. Tutto attorno a me urlava il suo nome, e un po' mi piaceva.

Mi voltai verso il ragazzo ubriaco, e sorrisi ad incontrare quegli occhi blu pieni di venature rosse. Qualche secondo dopo, con un po' di fortuna, arrivammo in camera di Louis: era tutta beige, calmante, rilassante. E mentre lo stesi sul letto, non sognandomi nemmeno di togliergli i vestiti e cambiarlo con il pigiama, m'immaginai il ragazzo dagli occhi blu immerso nelle coperte, con un aspetto adorabile.

Immaginavo le sue pigre domeniche mattina, steso sul letto con gli occhi aperti ma il corpo ancora addormentato. Immaginavo i sabati sera in cui non usciva, seduto sul divano con una pizza, e qualche stupidata alla tv; e sorrisi.

La domanda era, perché lo immaginavo?

E perché, quando Louis si lamentò nel sonno mi si attorcigliò lo stomaco?

"Dove vai?" mugolò con voce sbiadita mentre stavo per uscire dalla porta.

Non ero sicuro che lui sapesse cosa stava succedendo, ma risposi comunque. "Di là, così ti faccio spazio."

Le sue sottili labbra rosse si imbronciarono, "Resta qui."

Resta qui.
Qui.

Scossi la testa confuso, con il cuore a mille. "Hai bisogno di dormire..." sussurrai piano.

"No, ho bisogno che tu venga qui." i suoi grandi occhi blu mi osservavano tristi, mettendomi in soggezione.

Mettermi lì? Accanto a lui? Valutai nella testa le risposte e poi timidamente mi sedetti dal lato opposto a lui, non azzardandomi a stendermi per non addormentarmi. Sarebbe stato imbarazzante.

O forse avevo paura che mi sarebbe piaciuto troppo.

Nel giro di pochi secondi, il ragazzo dai capelli scuri cadde in un sonno profondo e io mi alzai dal suo grande letto per lasciare la camera e chiamare la mia migliore amica.

"Harry?"

"Cath," sospirai, "Sono dovuto andare via di corsa perché Louis si è preso una sbronza pazzesca."

"Oh, ora dove sei?" chiese, e io senza volerlo sorrisi, non credendo io stesso a dove mi trovavo.

"Sono a casa sua, sta dormendo come un bambino." la sentii ridere.

"Non dev'essere divertente. Ora che farai? Dormi lì?"

"Oh. Non ci avevo pensato." dissi in un sussurro.

La mia testa seguì un ragionamento contorto su come avrei fatto ad avvisare mia madre, cosa le avrei detto, dove esattamente avrei dormito... Poi la voce della mia migliore amica mi arrivò dritta al cuore.

Bonfire  Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora