Cappuccetto Rosso

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Molteplici foglie cadevano dai rami di alberi ormai spogli, ricoprendo l'erba verde, segno evidente di un autunno inoltrato.
Il silenzio, prima padrone di quella foresta, venne interrotto da un rumore di passi svelti e agili e dal brontolare costante di una giovane ragazza.
«Ah, ma perché a me? Perché?» si lamentò, portandosi dietro l'orecchio, una ciocca di capelli neri che le coprivano il viso scarno e latteo.
Heather, questo il nome della fanciulla, era stata costretta, sotto ordine della sorella, ad andare dalla nonna per portarle da mangiare.
«Da quando quella stupida di mia sorella si è messa con quel cacciatore, tocca sempre a me fare tutto!»
Si fermò un attimo, dando un pugno contro la corteccia di un albero.
«Non è giusto!»
«Cosa non è giusto?»
«Che io venga trattata come una cosa secondar...» non finì di terminare la frase, rammentando solo in quel momento che, teoricamente, era da sola.
Si voltò di scatto, ritrovandosi a fissare un lupo dal folto pelo marrone, riprendere la forma di un essere umano.
Di quel che rimaneva dell'animale, erano solo gli occhi: verde smeraldo.
Se Heather non avesse visto ciò che aveva visto, l'avrebbe ritenuto senz'altro un qualsiasi giovane adolescente, muscoloso, dalla pelle ambrata e capelli castani che terminavano poco prima delle spalle, con un sorriso maledettamente accattivante.
Invece no. Quello non era un ragazzo, o almeno, non lo era del tutto.
Era un lupo.
«Che c'è, principessa? Hai paura?» ghignò, notando dell'incertezza nell'espressione di Heather.
Tuttavia, non durò per molto...
«Se è riuscita a sopravvivere mia sorella dentro la pancia di uno dei tuoi amici a quattro zampe, non vedo perché dovrei temere io» rispose a tono, ottenendo attenzione totale da parte del lupo.
«Parli forse di Cappuccetto Rosso?» chiese, curioso.
«Esattamente. Quella mocciosa, sempre allegra, che si veste di rosso, perché ancora non ha visto il sangue uscire lentamente dal suo corpo» disse disgustata e al tempo stesso desiderosa di porre fine alla vita di quest'ultima.
Il ragazzo-lupo si leccò le labbra.
«Noto con piacere, che i nostri pensieri coincidono alla perfezione.»
Heather lo fissò per accettarsi che le sue parole fossero veritiere.
«E sentiamo, perché dovresti provare tanto astio e rancore nei suoi confronti?»
«Vendetta» si lasciò sfuggire, ancora prima che lei potesse terminare la domanda.
Si spiegò meglio:
«Il lupo che ha ucciso, era mio padre. Avevo solo sette anni quando è morto e ho giurato a me stesso che l'avrei vendicato.»
Provò un'indescrivibile ammirazione, Heather, nel vederlo così determinato.
In fondo, tutti quelli del villaggio che le facevano la corte, erano dei codardi, avevano paura della loro stessa ombra, ma lui... Lui sembrava pronto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
Ghignò.
Dopotutto, chi era lei per fermarlo?
«Vendetta, dici? Interessante» incrociò le braccia al petto, con fare altezzoso.
Per la seconda volta, riuscì ad ottenere l'attenzione del giovane, eretto nella sua stessa posizione, e sempre più vicino a lei.
«Devo dedurre che hai qualcosa in mente?»
«Mia sorella è un'ingenua e basterà che io la attiri qui, da sola, per farla cadere nella trappola. Tu avrai tutto il tempo per ucciderla e io potrò dire di aver tentato di salvarla, ma inutilmente.»
«Sono ammirato, veramente. Non avrei mai creduto che una giovane donna, bella come te, potesse avere una mente così calcolatrice. Tuttavia, concedimi il beneficio del dubbio. Cosa ci guadagneresti?» le domandò, sempre più attratto dalla ragazza che aveva di fronte.
Era geniale, astuta, crudele e caparbia: tutte doti che lui lodava e possedeva.
«Tesoro...» iniziò a ridere malignamente la mora, con gli occhi iniettati di odio puro, «...una sorella in meno e il rispetto di tutti. Io non sono mai una seconda scelta.»

~•~•~

Un mese più tardi, il loro piano era compiuto e Heather non poté che ritenersi più che soddisfatta.
Come aveva previsto, dopo le mille condoglianze ricevute dal popolo, tutti la acclamarono come l'eroina del paese che cercò disperatamente di aiutare la povera sorella indifesa, mentre Alejandro, così aveva scoperto che si chiamasse, ottenne finalmente la sua rivincita e il rispetto della famiglia.
«Beh, è stato un onore» le disse, porgendole la mano e bloccandola a metà strada del sentiero che percorrevano ormai da settimane, per complottare insieme.
Heather in un primo momento si sentì spaesata da quelle parole, ma fu solo questione di pochi istanti, per farle comprendere che quello era un addio.
Notando l'incertezza della giovane calcolatrice, ritirò la mano e tornò a guardarla.
«Sai, non credevo che in così poco tempo, una persona potesse farmi sentire meglio che in diciotto anni di vita, passati a nascondermi e vagare nell'ombra per cercare di non essere catturato. Ti ringrazio» le sorrise, sinceramente colpito e grato.
Un mese prima l'avrebbe sbranata senza pensarci due volte, ma adesso, le cose erano cambiate e non solo quelle...
«Anche io sono stata bene e soprattutto, mi sono sentita compresa. Nessuno mi ha mai appoggiato per le mie idee e i ragazzi che mi corrono dietro, pensano solo che sia tutta bellezza e niente cervello. Per questo li ho sempre allontanati e ho preferito rimanere sola» spiegò, non interrompendo il loro gioco di sguardi.
«Sola... come un lupo?» scherzò Alejandro, avvicinandosi sempre di più a lei.
«Che imbecille» scosse la testa, rassegnata.
«Oppure...» disse alzandole il mento e incastrando i suoi occhi con quelli di Heather, «...potresti stare con un lupo» finì, lasciandola senza fiato e con la bocca aperta.
«Mi stai proponendo quel che penso che sia?» gli domandò, mettendosi nella sua classica posizione di sfida.
«Dipende da ciò che pensi e da ciò che vuoi» fece spallucce, sorridendole sincero.
In un attimo la sorella di Cappuccetto Rosso allacciò le braccia intorno al collo del lupo, il quale la prese prontamente a sé.
Heather cominciò a scrutarlo e ad ammirare ogni centimetro del suo corpo.
«Che orecchie grandi che hai...» gli sussurrò all'orecchio, come se fosse un segreto da non dire a nessuno.
«È per sentirti meglio» si giustificò il giovane, ghignando.
«Che braccia grandi che hai...» calò ancora di più il tono di voce passando le mani sui suoi muscoli.
«È per abbracciarti meglio» aggiunse, stringendola ancora di più, come avesse paura di farla scappare.
«Che bocca grande che hai...» vi passò le dita, definendo i lineamenti.
«È per baciarti meglio...» rispose, poggiando delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza, che mai prima di allora si sentì viva e felice come in quel momento.

...

Non so come mi vengano certe idee, ma mi vengono.
Spero possa piacervi questo lato delle fiabe un po' oscuro e diverso dal solito.
E soprattutto spero vi piacciano i personaggi! ;)
Di errori ce ne saranno sicuramente, per cui se ne avete da segnalarmeli, fate pure.
Che fiaba mi consigliate la prossima volta?
Baci,
Ila

C'era una volta... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora