Il mio quattordicesimo compleanno

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Mia mamma sapeva tutto. Non ne aveva parlato con nessuno, anche se era al corrente di ogni cosa. Ma andiamo con ordine.
Oggi era proprio il giorno del mio compleanno, compivo quattordici anni per l'esattezza. Volete sapere che giorno era? Semplice, il 3 maggio. Si dà il caso che a scuola non ero una ragazza popolare... andavo alla Yancy Academy, ma non mi piaceva avere compagnia... tutt'ora il compleanno lo stavo festeggiando a casa mia, con la mia famiglia in un appartamentino vicino alla mia scuola. Dovete sapere che la mia famiglia è di origini italiane, poi per motivi di lavoro di mio padre ci trasferimmo qui, a New York.
Insomma, dovete sapere che da due anni a questa parte, mia madre diventò sempre più preoccupata verso di me, tanto che oggi, mentre stavo soffiando sulle candeline, le scesero grossi lacrimoni sulle guance, così capii che c'era qualcosa che non andava. Le feci cenno di seguirmi in camera mia, lei lo fece e ci chiudemmo a chiave, evitando che gli altri origliassero. Mio padre e i miei fratellini rimasero sbalorditi, ma non dissero nulla.
《Beatrice》 Mi chiamò mia madre. 《Si mamma, dimmi tutto. Perché sei così triste? Com'è che da due anni a questa parte sei sempre più preoccupata per me? Che succede? Guarda che so che c'è qualcosa che non va... non sono più una stupida bambina!》 Intanto mi ero alzata dal letto, ero molto preoccupata per lei. 《Ecco...》 Disse chinando la testa. 《È ora che tu sappia la verità》 Mormorò con tono dispiaciuto, quasi velato di preoccupazione. 《La verità? Che verità, non capisco》 Dissi appoggiandomi al comodino. Bleah! Era tutto sporco, con cinque centimetri di polvere, e guarda caso si era formato pure uno strato di sporcizia. Okay, non che fossi una fanatica dell'ordine ma... ogni volta che provavo a mettere a posto qualcosa, c'era qualcos'altro che finiva per cadere, rompersi o sporcarsi, ed era anche colpa dei miei fratelli più piccoli che avevano l'abitudine di mettere tutto a soqquadro, ovunque si trovassero.... e mamma diceva di non avere mai tempo per le pulizie, così il nostro appartamento (con mia immensa felicità) stava diventando una carinissima pattumiera! Okay... ritornando al discorso di prima... mia mamma mi sventolò una mano vicino alla faccia. 《Si ma'?》Chiesi. 《Ti eri imbambolata... in più eri pensierosa e non mi ascoltavi.... a che stavi pensando?》 Domandò preoccupata. 《A casa nostra, ovviamente》 Dissi facendo una smorfia di disapprovazione, non solo avevamo una casa-pattumiera, ma ci era anche toccato il quartiere più sporco vicino alla scuola! Dio, che ingiustizia! Mamma sospirò rumorosamente: 《 C'è una ragione anche per questo》 Disse indicando la mia camera.
《E che ragione ci sarebbe?》 Chiesi, impaziente di scoprire la verità. 《Eddai Bea! Fammi partire dal principio!》 Disse mia mamma con un tono di finto rimprovero. 《Okay, okay, racconta》 E così, mamma mi raccontò tutto. Insomma vi basti sapere, che quell'uomo che stava nell'altra stanza dell'appartamento, non era veramente mio padre. A quelle parole sbarrai gli occhi. 《Non... non è veramente mio padre? E che aspettavi a dirmelo?! Dopo tutti questi anni ancora non ne sapevo niente! Allora dimmi, chi è il mio vero padre?》 Dissi fremente di rabbia. Com'è possibile che in tutti questi anni non si sia degnata di dirmi la verità?!《Ecco, la verità è che non lo so con certezza come si chiamava...》 Disse mamma, esitando. 《No. Tu menti》 Scattai furiosa. 《Tu sai come si chiama! Ma non vuoi dirmelo!》 《Beatrice smettila! L'ho fatto per te!》 Disse mamma urlando anche lei. Poi si accasciò sul letto. Per quattordici anni non aveva mai urlato con me. Mi pentii immediatamente. 《Scusami, ma', non volevo farti inc... arrabbiare scusa》 《Tranquilla tesoro mio, immaginavo che avresti avuto questa reazione...》 Disse sorridendomi mestamente. Poi qualcuno bussò alla porta. 《Si?》 Chiesi.《Avanti!》 Dalla porta fece capolino la testa della mia sorellina piu piccola, Virginia. 《Virgi, cosa c'è?》Oramai la chiamavo sempre così, mamma aveva dato ad entrambe dei nomi lunghi... così ci veniva spontaneo chiamarci con dei soprannomi. 《Papà mi ha mandato a controllare se tutto era a posto, è tutto a posto mammina? E tu Bea? Stai bene?》 Mi intenerii davanti a lei, con la sua vocetta da bambina, il suo dolce visetto, gli occhi azzurri, i capelli castano chiaro... anche da bambina era gia una favola. 《Si tesoro, è tutto a posto. Vedi, io e mamma stavamo parlando di una cosa importante. Se vai di là, appena arrivo, ti do un bel pezzo di cioccolata!》 Le dissi amorevolmente. 《Siii, la cioccolataa! Però, al latte!》 Mi raccomandò. 《Certo, principessa! Un bel pezzo di cioccolata al latte! Ora però, vai a giocare con Gabriele! Ti starà aspettando!》 Disse mamma, così Virginia tornò a giocare con nostro fratello. 《Allora mamma, come si chiamava mio padre?》 Insistei, appena Virginia se ne fu andata. Mamma sospirò: 《Beatrice, i nomi sono molto potenti》 Rimasi basita dalle sue parole. I nomi sono molto potenti. 《Che... che vuoi dire, non capisco》 《Vedi, tuo padre mi disse che era proprietario di una delle flotte navali più importanti di tutta l'America, ma nonostante ciò gli piaceva stare a bordo delle sue navi, così ci conoscemmo, fu amore a prima vista per entrambi.... e nove mesi dopo nascesti tu. Devi sapere che tuo padre mi venne a fare visita, ero convinta che fosse venuto per chiedermi di sposarci ma... ma sbagliai》 《Aspetta un attimo... quindi mi vuoi dire che mio padre non ti ha sposato?!》 Dissi in preda alla collera. Maledetto quell'uomo di mio padre! Come si permetteva a lasciare sola una ragazza di 25 anni con una bambina da badare?! Caro padre, questa me la pagherai! 《Beatrice, non essere in collera con lui, mi aveva detto che non mi avrebbe potuto sposare comunque, che doveva fare molti viaggi oltreoceano e che non avrebbe avuto la possibilità di starci accanto》 《Sta di fatto che non ci ha provato nemmeno!》 Le rammentai cupa. 《Ora credo che non ho nemmeno tanta voglia di scoprire chi sia quest'uomo... ma aspetta un attimo, quindi quando lo hai conosciuto?》 Chiesi riferendomi all'uomo che mi aveva fatto da padre da quando ero nata. 《Oh beh, lui l'ho conosciuto precisamente tre mesi dopo la tua nascita, mi ha detto che sarebbe stato fiero di diventare il tuo padre adottivo a tua insaputa, così hai ereditato il suo cognome: Camilleri》 Beatrice Camilleri. È vero.... non suonava male ma... 《Una domanda mamma... ma nemmeno lui sapeva niente?》 Dissi incredula. Scosse la testa. 《No tesoro, gli ho inventato una storiella così su die piedi... ma lui si fida di me》 Annuii. 《Ora però potrei capire chi è quest'uomo di cui sono figlia?》 Mamma sorrise mesta. 《Prova ad arrivarci da sola. Per esempio... tutte le volte che siamo stati al mare... come ti sentivi?》 Ci riflettei un attimo. 《Mi sentivo a casa, come se qualunque problema lì per lì non avesse nessuna importanza》 Mamma sorrise. 《Ubbidisci facilmente?》Continuò, sicura di sapere la risposta. Negai, non mi veniva mai spontaneo ubbidire, prendere ordini, come se avessi una vena ribelle nel mio dna. 《Lo sapevo. È perche il mare non ama essere limitato. A volte è una potenza impetuosa, dominante, ribelle, a volte invece è costretto ad andare in balia del vento》Il mare non ama essere limitato. Un'altra frase che conteneva un oscuro significato.《E questo? Cosa vuol dire?》 Dissi indicando la mia stanza. Lei liquidò la domanda con un gesto della mano, come per dire che ci sarebbe ritornata più tardi sull'argomento. 《Hai un professore di ginnastica abbastanza tosto eh?》Tergiversò, nonostante ciò assentii, ricordandomi tutte le volte che il professore mi faceva correre per tutto il campo da football. "È per la sopravvivenza! Velocizza con quelle gambe ragazzina!" E io ci mettevo tutta me stessa, ma per il prof non era abbastanza, lui esigeva sempre il massimo dalle mie gambe, inoltre mi faceva fare delle lezione di scherma extra scolastiche, a cosa servivano, mi chiedevo, ma lui mi rispondeva sempre "Bisogna sempre essere pronti, non si sa mai quando attacca il nemico!" Ma ovviamente non era lui il mio istruttore, lui era -soltanto- il coach. Poi c'era il fatto che a scuola non superavo mai la soglia del sei... galleggiavo sempre lì... e quando c'era un inaspettato sette, festeggiavo contenta. Il fatto ragazzi, non era che non mi impegnavo, anzi cercavo sempre di dare il massimo, ma o le mie aspettative erano troppo basse, o i professori si prendevano gioco di me. Ogni volta che provavo a leggere qualcosa, dopo un paio di minuti le lettere cominciavano a prendere vita e ballavano sopra la mia testa, oppure il fatto che a scuola mi distraevo molto facilmente. Insomma... queste cose non mi parevano tanto normali.
《Infatti tu non sei normale Beatrice, tu sei speciale》 Disse mia madre. Rimasi sbalordita dalle sue parole. 《Ma mi leggi nella mente per caso?》 Chiesi esterrefatta. Lei scosse la testa divertita. 《No tesoro, ti comprendo e basta》 《Bene, ma potrei capire adesso, perché la nostra casa è sempre così sporca?》 Mamma esitò. 《Perché... hai un odore speciale》 Rieccoci con questa parola. Speciale. 《Ma in che senso speciale? Non capisco》 《Nel senso che... beh ecco è difficile da spiegare... tu non sei mortale... tu sei una semidea》 Mi si schiacciò il mondo addosso. Semidea? Che accidenti vuol dire questa parola? 《Prova ad analizzare questa parola... semi... che ti ricorda?》 Chiese mamma. 《Semi... vuol dire metà!》 Esclamai. 《E... dea? Perché dea?》 Mamma sorrise. 《Questo lo capirai più avanti, ora,》 Dissa guardando l'orologio. 《Credo che dovresti preparare la valigia... dove lho messa? Ah eccola qui!》 E così, mamma mi fece fare la valigia. Appena finita le chiesi: 《Perché mi hai fatto fare la valigia? Andremo in vacanza?》 《Andremo? No tesoro, andrai, io ti accompagnerò soltanto》 《Ma scusa, dove andiamo?》 Chiesi in preda al panico. 《Tranquilla tesoro, è solo un campo estivo!》 Mi tranquillizzò. 《Un campo estivo? A maggio?》 Chiesi, c'era qualcosa che non mi quadrava. 《Poi lo sai che non mi piacciono i campi estivi!》 Sbottai. 《Beatrice, ti prego, è per il tuo bene! Cerca di capire! Poi lì ti spiegheranno tutto》 Disse mamma, supplicante. 《Avanti mamma, non c'è un'altra soluzione? Lo sai quanto mi danno fastidio i campi estivi!》 Mamma sospirò. 《Si... c'è un'altra soluzione... vieni con me in bagno》 Mi trascinò in bagno mentre in una mano teneva un sacchetto di velluto. 《Tappati le orecchie, ti dirò io quando puoi togliere le mani》 Così a me non rimase che annuire, mentre lei aprì il rubinetto dell'acqua calda e tirò fuori dal sacchetto una strana moneta. Poi disse qualcosa che non capii, dopo di che una strana nebbiolina si addensò sopra il lavandino e mamma gettò la moneta proprio lì. Ad un certo punto una ragazza di dodici anni si intravide tra la nebbiolina, aveva i capelli ramati raccolti in una coda e occhi strani, di un giallo argenteo come la luna. Sbarrai gli occhi dalla sorpresa, poi mamma mi fece cenno di togliere le mani dalle orecchie. 《Ciao Beatrice》 Mi sorpresi che sapesse il mio nome. 《Come... come sai il mio nome?》 Le chiesi. 《Ma che domanda! Ti stiamo aspettando!》 Disse lei. 《Salve signora, come possiamo fare per incontrarci?》 Chiese mia madre. Aspetta un attimo... ma perche aveva chiamato "signora" quella dodicenne? 《Non si ponga problemi, signora Camilleri, siamo qui, nel parco vicino al vostro appartamento》 Mia madre la ringraziò entusiasta. Poi mise una mano sulla nebbiolina e quella si dissolse. 《Che... che è successo?》 Chiesi incredula.

La figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora