Faccio una piccola sorpresa ai miei

668 36 3
                                    

Appena mi sveglio, vedo qualcuno chino su di me. Mi stropiccio gli occhi e la figura di Percy, si fa sempre più distinta. Un grande sorriso gli solca le labbra. 《Ti ho portato un paio di jeans e la maglietta del campo. Spero siano della tua misura》 dice scrollando le spalle. 《Grazie fratello!》 Gli rispondo, dandogli un bacio sulla guancia. Lui arrossisce violentemente, mentre io scoppio in una fragorosa risata, fiondandomi in bagno. Dopo nemmeno dieci minuti, sono pronta. I jeans mi stanno a pennello, la maglietta non è né aderente, né larga. La adoro. 《Non lo avrei mai detto》 biascica Percy, con la bocca semiaperta. 《Ah, ti riferisci al fatto del bagno》 dico io. 《Beh, sappi che non sono come le figlie di Afrodite, semplicemente, non ci metto tre secoli per cambiarmi》 lui sorride e insieme ci avviamo alla mensa. Appena arriviamo al tavolo di Poseidone, prendiamo posto, uno di fronte all'altro. Poi, sul piatto di Percy compare una pila di pancake blu, immersa nello sciroppo d'acero. 《Pancakes blu?》 Chiedo meravigliata. Lui scrolla le spalle. 《Mi è sempre piaciuto il cibo blu》 Poi, vede una fetta di crostata e un bicchiere di latte sul mio piatto. Inarca un sopracciglio. 《Colazione all'italiana?》 Mi chiede. 《Sono di origine italiana》 rispondo. 《Non mi è mai piaciuto il cibo salato per colazione》 Lui sorride e cominciamo a mangiare. A mezza pila di pancake mi chiede: 《Cosa farai adesso? Rimarrai qui per tutto l'anno o andrai a scuola?》 Mi spolvero le mani dalle briciole di crostata. 《Immagino... che dovrei fare una piccola visita a mia madre e al mio patrigno... non li vedo da sette anni》 lui per poco non fa volare l'acqua dal bicchiere, per la sorpresa. 《Sette anni? Non ti sembrano un po' troppi?》 《In effetti si》 gli rispondo sincera. 《E dopo? Che pensi di fare? Ti iscriverai ad una scuola qui vicino?》 Continua. 《Immagino di si》 gli rispondo. 《Sette anni fa, frequentavo la Yancy Academy... ma ormai non si ricorderanno di me》 《La Yancy?》 Mi chiede sorpreso. 《Mi pare di averla frequentata... ma adesso non ricordo... a dire il vero, non ricordo nemmeno da quante scuole sono stato cacciato》 questa volta, per poco non sono io a far volare l'acqua fuori dal bicchiere di mio fratello. Poi, dopo colazione, andiamo di nuovo nella capanna, per preparare i bagagli. Non ho molta roba: due paia di jeans, tre magliette e un paio di scarpe talmente logore, che dovrei buttarle. Metto tutto dentro il mio zaino delle Cacciatrici. Almeno avrò un bel ricordo di loro. Appena chiudo lo zaino, noto che Percy mi aspetta fuori, in piedi sul bagnasciuga. Entrambi, rivolgiamo un sorriso alla distesa d'acqua che si trova davanti a noi. Poi, Percy chiama Annabeth, mentre io, mi dirigo nelle stalle, per salutare il mio pegaso. Appena arrivo, subito comincia a parlarmi. "Ehi, Beatrice! Sei venuta a salutarmi vero?" 《Si, bello. Faccio una sorpresa ai miei genitori... ci vediamo st'estate okay?》 Lui per tutto risposta mi lecca una mano. "A presto! E ricordati le ciambelle la prossima volta!" Mi avverte. Io scoppio in una risata, poi raggiungo Annabeth e Percy, e tutti e tre ci avviamo verso la Collina Mezzosangue. Appena arriviamo in cima, Argo, ci aspetta sul suo furgone, che ci porta al centro di Manhattan. Da lì, prendo un pullman che mi porta fino a casa. Appena arrivo davanti la porta prendo un respiro. Con la mano tremante, afferro il pomolo della porta e lo spingo verso l'interno. 《Sono a casa!》 Esclamo. Appena faccio un passo, quattro figure, mi balzano addosso, mentre io incespico per rimanere in piedi. Ci sono tutti: mamma, Matteo - il mio patrigno - , Gabriele e Virginia. 《Tesoro mio! Ci sei mancata tantissimo!》 Dice mamma, trattenendo le lacrime dalla gioia. 《La casa era sempre vuota, senza di te》 afferma Matteo. 《E noi non ci divertivamo tanto!》 Piagnucolano Gabriele e Virginia. 《Tesori miei!》 Esclamo rivolta ai miei fratellini. 《Mi siete mancati tutti!》 Dico abbracciandoli un per uno. 《Ma... non sei cambiata! Sei identica a sette anni prima!》 Dice Gabriele, corrucciando la fronte. Io scoppio a ridere. 《Certo! Perché in sette anni mi sono sempre tenuta in forma!》 Dico scherzando. 《Sei bella come prima!》 Esclama Virginia. Io la prendo in braccio. 《E tu sei diventata più grande e più bella di me!》 《Hai fatto colazione?》 Mi chiede mamma. 《Si mamma, ho bisogno di parlarti un minuto, posso?》 Mamma annuisce, poi, vede i miei vestiti. 《Credevo... credevo che fossi ancora nelle Cacciatrici di Artemide!》 Mormora sorpresa, mentre ci sediamo sul tavolo della cucina. Appena mi siedo, mi accorgo che la casa è molto più pulita di prima. 《Avete... avete pulito tutto!》 Esclamo. 《Si, tesoro, ma ritorniamo alla mia domanda. Che è successo in questi sette anni?》 Così le faccio un breve riassunto del lungo periodo trascorso senza di loro. A fine racconto, sia mamma che Matteo, hanno le lacrime agli occhi. 《Siamo orgogliosi di te》 dice Matteo stringendomi una mano. 《Qualunque decisione tu prenderai, noi saremo sempre con te》 dice mamma. Poi, Matteo mi abbraccia. 《Per quattordici anni, ho avuto la sensazione che tu fossi una bambina speciale, Beatrice, e adesso ne ho la conferma》 io gli sorrido grata. 《Grazie per credere a tuttio ciò, Matteo, sembra assurdo e irreale... ma è tutto vero》 mamma si aggiunge all'abbraccio. 《Lo so, ragazza mia, sappi che ti ho sempre voluto bene, anche se non sei sangue del mio sangue》 continua. Dopo di che ci stacchiamo dall'abbraccio. 《Mamma mi hai iscritto ad una scuola, per caso?》 Le chiedo. 《No tesoro》 mi risponde. 《Volevo che fossi tu a decidere》 io annuisco e chiedo a Matteo se ci può lasciare un attimo sole. 《Dopo... dopo che papà mi ha riconosciuta, mi ha detto di dirti una cosa》 Gli occhi di mamma si illuminano. 《Mi ha detto che... non ha mai smesso di amarti》 mama comincia a singhiozzare dalla gioia. Io la abbraccio. 《Senti... a proposito di scuola, pensavo che se fosse possibile, di iscrivermi alla stessa scuola di Percy, magari per passare più tempo insieme》 mamma inarca un sopracciglio. 《Percy?》 Io alzo gli occhi al cielo. 《È mio fratello mamma, o meglio, l'altro mio fratello》 poi, lei sorride, un sorriso comprensivo. Così vado in bagno, apro la finestra, lascio che il freddo entri e condensa una nuvola di vapore dal getto d'acqua. Poi, un arcobaleno si forma sopra di essa. Prendo una dracma dal mio sacchetto ed esclamo: 《Oh, Iride, dea dell'arcobaleno, mostrami Percy Jackson, Upper East Side, Manhattan》 all'improvviso, vedo un Percy con la penna in bocca, chino su un libro. 《Ciao, fratello》 appena vede il messaggio Iride, salta sulla sedia e per poco non cade a terra. Io mi metto a ridere. 《Mi hai... mi hai spaventato! No provarci mai più!》 Alzo le mani, in segno di resa. 《Okay, però volevo chiederti una cosa... sei occupato per caso?》 Chiedo lanciando uno sguardo torvo al libro. Lui se ne accorge e abbozza un sorriso divertito. 《È inutile che mi metto a studiare》 sbuffa. 《Questa materia non la capirò mai》 dice lanciando il libro dall'altra parte della stanza. 《Che materia era?》 Chiedo riferendomi al povero libro mezzo distrutto. 《Matematica》 mi risponde. Io mi metto le mani in testa. 《Non me ne parlare, al massimo, a mate prendo tre》 lui sorride. 《Di che volevi parlarmi?》 《Ecco, volevo sapere se tua mamma aveva già scelto la scuola in cui mandarti》 lui inarca un sopracciglio. 《Si, perché?》 《Beh perché... pensavo, se fosse possibile, di cominciare l'anno insieme, nella stessa scuola, magari in due riusciamo a fare meno danni》 《O potremmo far esplodere la scuola in due secondi》 osserva lui. 《Grazie, fratello. Cercavo di essere ottimista》 dico alzando gli occhi al cielo. 《E io di essere realista》 ribatte lui. 《Comunque credo sia possibile frequentare la stessa scuola, ne parlo con Paul》 《Chi è Paul?》 Chiedo. 《Il fidanzato di mia madre, lavora in questa scuola... così abbiamo meno possibilità di farci buttare fuori...》 《Bene! Come si chiama la scuola?》 Chiedo, già interessata. 《È la Good High School, si trova sull'Ottantunesima Est》 《Fantastico! Non è nemmeno tanto distante da casa!》 Lui mi sorride, con quel sorriso simile al mio. 《Bene! Allora ci vediamo domani!》 Io lo guardo sorpresa. 《Ma non ne devi parlare con Paul?》 Lui scrolla le spalle. 《Sono sicuro che dirà subito di sì, dopo tutto è una giornata di orientamento. In ogni caso, facciamo parlare le nostre mamme》 esito, al sentire quelle parole. 《Percy... sei sicuro che sia una buona idea?》 Gli chiedo. 《Sì, perché no?》 Insiste lui. Subito dopo, una donna con i capelli ricci e scuri, entra nella visuale. 《Ciao! Tu devi essere Beatrice!》 Mi saluta con un sorriso caldo. 《Certo. Salve signora》 le rispondo. 《Oh, non preoccuparti!》 Esclama lei. 《Chiamami Sally, Sally Jackson》 io annuisco. 《È un piacere conoscerla, signora Jackson!》 Esclama mamma, dietro di me. Così le lascio parlare, andando nella mia stanza a riposarmi un po'. Appena mi metto seduta sul letto, subito l'occhio, mi cade sulla mia amata Polaroid. L'avevo usata pochissimo. Così la prendo e comincio a scattare diverse foto. Ad un certo punto, qualcuno bussa in camera. 《Avanti》 rispondo. La porta si apre e mi mostra i visi dei miei fratellini. 《Che fai, Bea?》 Mi chiede Gabriele, curioso. Scollo le spalle. 《Scatto un po' di foto》 《Me ne fai una a me?》 Mi chiede Virginia, entusiasta. Così la faccio mettere in diverse pose, mentre continuo imperterrita a cliccare sul pulsante, per catturare quell'attimo. 《Ma così non vale!》 Esclama Gabriele. 《Lei è la tua modella, e io?》 Mi chiede, mettendo il broncio. 《Vieni anche tu!》 Gli dico sorridendo. Così mi diverto per tutta la mattinata a far loro le foto. Appena finiamo, Virginia mi chiede: 《E tu, Bea? Non te ne fai nemmeno una?》 Io le sorrido. 《A me non piace essere il soggetto della fotografia》 protesto debolmente. 《Dai, non protestare!》 Insiste Gabriele. 《Mettetevi davanti la finestra, che vi faccio una foto!》 Esclama contento. Così Gabriele, comincia a farci un paio di foto, dopo di che, riprendo la macchinetta e giro l'obbiettivo verso di noi, immortalandoci tutti e tre. Poi, la faccio vedere a loro. 《È venuta benissimo!》 Esclama Virginia. 《Tienila tu, Bea! Così quando vai via, ti ricordi noi!》 Insiste mia sorella. Così poso la Polaroid sul comodino e li stringo in un abbraccio. Ho paura di non poterli rivedere più per un bel po' di tempo. Poi la porta si apre e mamma entra dentro la mia camera. 《Sally ha detto che non ci sono problemi, andrai domani alla giornata di orientamento, con lei e Percy》 Io annuisco, mentre lei va a preparare il pranzo. 《Chi è Percy?》 Mi chiede Virginia, con aria innocente. 《È... un amico》 le rispondo. 《Un amico carino?》 Insiste lei. Io scoppio a ridere. 《A dire il vero, lo vedo più come un fratello》 gli occhi di Gabriele si illuminano. 《Un fratello? Quanti anni ha?》 《Quattordici》 gli rispondo. 《Bello! Quando viene qui? Così giochiamo insieme!》 Dice la piccola peste, entusiasta. 《Non lo so, pestifero, vedremo》 lui mette il broncio. 《Almeno mi prometti che glielo dirai?》 Mi supplica con gli occhi languidi. Al che sussulto, potremmo rischiare di morire ogni singolo giorno... come potremmo pensare a giocare con loro? Ma, per farlo contento, annuisco. Lui comincia a saltellare per tutta la stanza. Poi, Matteo entra. 《Il pranzo è pronto, venite ragazzi?》 Così andiamo a tavola e comincio a mangiare di buon gusto. Mi era mancato il vibo che cucinava la mamma. 《Allora Beatrice, l'hai trovato il ragazzo?》 Al sentire questa domanda, la bottiglia esplode, inzuppando la tovaglia. Ooops. Tutti mi guardano attoniti. 《Emh... credo che l'abbiate agitata un po' troppo》 balbetto per spezzare la tensione. Mamma e Matteo si riscuotono subito. 《Beatrice... stai bene?》 Mi chiedono all'unisono. 《Certo! Non potrebbe andare meglio!》 Esclamo, cercando di non far vedere la mia espressione sbalordita. Cosi procediamo a mangiare. Appena finiamo, mi offro per sparecchiare. 《Beatrice》 mi richiama mamma, mentre sta lavando i piatti. 《Che ti e successo a tavola?》 Mi chiede preoccupata. Io scuoto la testa. 《Immagino sia successo per l'imbarazzo》 mamma annuisce. 《Okay, ma la prossima volta, stai più attenta, d'accordo?》 《D'accordo》 le rispondo, mentre prendo la tovaglia bagnata, mi accorgo che quando la tocco, le mie mani rimangono asciutte. 《Mamma, puoi venire un attimo?》 Le chiedo. Lei finisce di lavare il piatto e viene verso di me. 《Cosa c'è, tesoro?》 Mi chiede. 《Senti la tovaglia, è bagnata, no?》 Le faccio notare. 《Sì, certo, perché?》 Mi chiede, leggermente turbata. 《Perché io la sento asciutta! Guarda》 Metto le mani sulla tovaglia, appena le stacco, rivolgo i palmi verso mia mamma. 《Le tue mani...》 dice sfiorandomi il palmo sinistro. 《Sono asciutte!》 Esclama. 《Appunto!》 Le rispondo leggermente preoccupata. Lei fa un respiro profondo. 《Immagino che imparerai ad usare al meglio i tuoi poteri, al campo》 io annuisco e insieme finiamo di sparecchiare. Poi, stanca, mi trascino sul letto e le palpebre cedono il passo al sonno.

La figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora