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Quando Alexa si alzò la mattina, sapeva che avrebbe solamente voluto essere lasciata in pace. Lavorava solamente un giorno sì e uno no, per rispettare "bisogni fisici del praticante".
Evidentemente il resto del mondo non la pensava allo stesso modo, infatti appena controllò il telefono vide il messaggio di un numero sconosciuto.

Sconosciuto:
Ciao

Alexa:
Chi diavolo sei?

Sconosciuto:
Ciao anche a te, ragazzina.

Alexa:
Ryan, smettila di fare il bambino.

Come diavolo aveva fatto ad ottenere il suo numero di telefono? Era la sua giornata libera, e non voleva di certo passarla a chattare con un idiota. Si rifiutava persino a salvarlo nella rubrica, lusso che era riservato solo agli amici.

Sconosciuto:
Accidenti, mi hai scoperto

Alexa:
Che vuoi?

Sconosciuto:
Bé, miss educazione, volevo chiederti se Blake poteva venire in palestra, per farmi compagnia. Certo non si potrà allenare, dato che è incinta di sette mesi.

Alexa:
E chi è?

Sconosciuto:
Mia moglie

Alexa:
No.

Sconosciuto:
Non ci posso credere! Alexandra Gay gelosa?!

Alexa:
No idiota, domani non ci alleniamo in palestra.

Sconosciuto:
E dove allora?

Alexa:
Domani lo scoprirai. Ci vediamo davanti alla palestra.

Alexa non capiva cosa potesse trovare di interessante la moglie dell'attore a guardarlo in palestra, seduta. Probabilmente voleva solo vederlo senza maglietta, o accertarsi che la ragazza non si fosse spinta troppo oltre ad un rapporto professionale; cosa che non sarebbe mai successa.

Aprì un'altra conversazione, vedendo che era un messaggio da parte di Michael, l'amico più stretto che avesse; l'unica persona a cui lei teneva.

Mikey:
Hey, gay, oggi vengo a trovarti; pulisci la macchina okay? ;)

Alexa:
Non ho voglia di pulirla, t'attacchi. ;)

Bene, un'altra presenza in più a disturbarla in una giornata che avrebbe voluto passare riposandosi. Dato che il messaggio era stato inviato qualche ora prima che si svegliasse (e questo la sorprendeva non poco dato che tra i due Michael era quello che dormiva di più), sarebbe arrivato nel pomeriggio, vista la lunga distanza che li separava. Lei era a Vancouver, per via delle riprese, che si sarebbero svolte lì, mentre lui abitava a Boston, con 4.000 chilometri a separarli, sarebbe arrivato nel pomeriggio, prendendo l'aereo. Doveva andarlo a prendere in aeroporto, probabilmente verso le tre del pomeriggio. Prima però doveva andare a prenotare l'allenamento di domani. Accese la macchina, e guidò fino ad arrivare al centro di paracadutismo, dove chiese la disponibilità per usare la macchina per la simulazione di caduta libera. Dopo aver fatto questo, andò in un fast food per magiare qualcosa di svelto. Normalmente non le piacevano i fast food, data la qualità del cibo, che lei considerava scadente, e il fatto che non facesse bene alla salute; ma per stavolta si sarebbe accontentata. Michael la chiamò per chiederle dove andare, e lei le disse che l'avrebbe trovata in aeroporto, dato che sarebbe venuta a prenderlo. Alle tre parcheggiò, e controllò la tabella dei voli.
"Boston-Vancouver, atterrato alle 14,30". Perfetto, era pure in ritardo. Chiamò il suo migliore amico circa dieci volte prima che lui le rispondesse.

"Sono all'aeroporto, dove sei?"
Lui scoppiò a ridere.
"Dietro di te, tonta" Nel frattempo lei era entrata all'interno, e non si era accorta di averlo alle spalle finché lui non l'abbracciò, sapendo benissimo che a lei non piaceva il contatto fisico. Si staccò quasi immediatamente, dopo averlo fulminato con lo sguardo.

-Ciao, gay.- sorrise -Mi sei mancata.-

Alexa lo guardò.

-Tu...dovevi dirmi prima di farmi accettare il lavoro che avrei dovuto badare ad un attore rompiballe!
Potevi chiamarmi per dirmi di venirti a prendere invece di startene qui come un tonto ad aspettare, e a non rispondere alle mie dieci chiamate! E non chiamarmi gay, quando sai benissimo che non lo sopporto!-

Forse avrebbe dovuto accoglierlo con il sorriso, ma lei era fatta così.
Lui chinò il capo leggermente, per poi scoppiare a ridere.

-Scusa ma non riesco a mostrarmi dispiaciuto...sai quanto era divertente vederti chiamarmi continuamente portandoti le mani alla faccia, e cercando di non essere preoccupata? Seriamente, dovresti farlo più spesso. E poi smettila di lamentarti quando ti chiamo gay, sapendo benissimo che sei la mia gay.-

Alexandra scoppiò a ridere a sua volta. Michael riusciva sempre a farla sorridere.

-La prego di mostrarmi le meraviglie di Vancouver, mia dama.-

La prese a braccetto e sorrisero, uscendo dall'aeroporto.
-Mi sei mancato, Michael.-
-Lascia perdere i cliché, Alex, e portami alla tua umile dimora.-

-Umile in tutti i sensi, mi sa.-
-Appunto.-

Forse la giornata non sarebbe andata poi così male, dopotutto.

Eccomi qua, piena di mal di testa dato che scrivo al pc da due ore. Spero che il personaggio di Michael vi piaccia, e boh, spero anche di non aver fatto errori, dato che sono abbastanza stanca.

Into the storm»Ryan ReynoldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora