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La giornata non sarebbe potuta cominciare peggio. Appena alzata, provò un forte dolore alla schiena, probabilmente dovuto al fatto che avesse dormito in macchina durante la notte. Seriamente; aveva bisogno di un appartamento, ed anche un monolocale le sarebbe andato bene. Poi, iniziò pure a piovere, cosa che di certo non avrebbe reso facili gli allenamenti del giorno. Già, gli allenamenti. Quasi se n'era dimenticata. La prima cosa che le veniva in mente pensando al suo nuovo lavoro era che sicuramente il vip che avrebbe dovuto preparare per il suo nuovo ruolo sarebbe stato estremamente fastidioso, e delicato come un fiore. Probabilmente dopo una corsetta di cento metri avrebbe già chiamato il suo autista per farlo portare a casa, e avrebbe chiesto alla sua assistente di cancellare tutti gli impegni della giornata, per potersi godere il più totale riposo. Almeno così lei pensava fossero tutte le persone famose. Lei, bé, aveva raggiunto molti buoni risultati, ed aveva vinto molti premi, ma normalmente appena se ne andava la gente tendeva a dimenticarla, quindi non poteva considerarsi famosa.
O forse lei si stava solo dimenticando di essere in ritardo per la sua giornata di lavoro.
Era abituata a svegliarsi tardi, ma da oggi avrebbe dovuto decisamente impostarsi una sveglia. Girò rapidamente la chiave d'accensione, e partì accelerando verso la palestra che le aveva indicato l'uomo che l'aveva assunta. La sua unica fortuna fu che aveva parcheggiato la macchina poco distante, così da poter arrivare al più presto. Era solo in ritardo di cinque minuti, e per cambiarsi ci avrebbe messo davvero poco. Dunque corse rapidamente agli spogliatoi e si cambiò, indossando un top da fitness e dei leggins al ginocchio. Era davvero una palestra enorme, ma sapeva che avrebbe trovato il "suo" uomo all'ingresso. E così fu. Lo guardò rapidamente. Una maglia traspirante e dei pantaloncini corti. Almeno sull'abbigliamento ci aveva azzeccato. Guardandolo, pareva abbastanza giovane, non sembrava avesse 37 anni. Era alto, verso il metro e ottanta, e dalla sua corporatura intuì che probabilmente era solito frequentare le palestre. Di certo non il tipo di persona che si aspettava. Gli rivolse un cenno del capo e lo guardò negli occhi marroni. Lui le sorrise, e si indicò l'orologio che portava al polso.
-Sette minuti di ritardo, signorina.-
Fece un gesto con la mano, e i due corpulenti uomini che gli stavano dietro alle spalle andarono verso la Range Rover con cui era venuto.
-Sette minuti che possiamo riguadagnare con dell'allenamento intenso.- L'attore annuì, e le porse la mano.
-Ryan Reynolds, presumo che mi abbia già sentito nominare. Niente autografi, grazie.-
-Alexandra Gay. E no, fino a ieri non sapevo chi fossi.-

-Seriamente? Stavo per dire "mi dia pure del tu", ma a quanto pare non serve. Comunque, non posso crederci che lei non mi conosca. Insomma, mica sono Liam Payne!-

-Non lo conosco, e non mi interessa conoscerlo.-
-Ecco appunto, come pensavo. Ma me?! Io sono Julia Roberts al maschile!-

-Chi?!-
-Non riesco a credere che tu non la conosca, cioè, dove vivi?! Brad Pitt? Angelina Jolie? Leonardo Di Caprio? Chris Hemsworth? Jennifer Lawrence?-

-Alcuni li ho sentiti nominare, ma quando vivi una vita come la mia, non ti interessano molto gli attori.-
-Okay okay, non dirmi che ti hanno rapito e sei rimasta chiusa nel seminterrato di una casa per dieci anni!-
-No! Sono semplicemente una persona che viaggia continuamente, e a cui interessa solo muoversi. Comunque, se sei in comodo direi di iniziare, dato che sono passati altri tre minuti.-
-Certo capo. Però davvero, quando mi hanno detto di venire qui, non pensavo certo che sarebbe stata una donna sola contro il mondo ad allenarmi.-
Alexandra si esibì in una falsa risata, per poi tornare immediatamente seria.
-Ah sì? Dunque, credo di aver proprio capito cosa dobbiamo fare oggi. Seguimi, e andiamo ai sacchi per fare kickboxing.-
Si incamminò rapidamente, cercando di lasciarlo indietro, solo per il gusto di sentirsi migliore di lui. Purtroppo per lei, lui le stava dietro senza problemi, e fischiettando andò a sedersi su una panca subito dopo di lei. La donna gli lanciò il nastro per fasciarsi le mani, dopo essersele fasciate lei stessa, e lo attese di fronte ad un sacco.
-Bene, ti insegnerò le principali mosse. Difesa, attacco. Cerca di dare un ritmo ai tuoi colpi; e poi cambialo improvvisamente, così da confondere l'avversario.- Si esibì in una rapida serie di colpi, e poi allungò un braccio verso di lui.
-Ora prova tu.-
-Certo Alexandra.-
-Preferisco Alexa, se non ti dispiace.-
-Certo, Alexandra.- Sorrise, e Alexa si chiese perché mai fosse andata a cercarsi questo lavoro.
Ryan imitò quasi alla perfezione i movimenti che lei le aveva mostrato, e tentò di sferrargli un attacco.

-Dunque è questo che vuoi? Vada per lo scontro, Ryan. Chi perde si fa un chilometro di corsa senza pause.- Assunse una posizione di difesa. L'attore si mise nella stessa posizione, e lei iniziò ad attaccarlo, per poi tornare in posizione di difesa.
-Attacco, difesa. Attacco, difesa. Attacco difesa. Difesa, attacco attacco. Attacco, difesa difesa. Capisci vero che prima di poter sfidare la donna sola contro il mondo dovrai allenarti di più?-
-Sì, sì. Mi arrendo, mi arrendo.-
Quel giorno Ryan prese molti colpi, e com'era prevedibile, dopo cinque minuti si trovava già ad arrendersi. Alexa sapeva che avrebbe trovato questo ad aspettarla in palestra. Lo sapeva fin dall'inizio.

-Dunque, ora inizia a correre lungo il perimetro della palestra.-
-Come a scuola, eh?-

Iniziò a correre senza lamentarsi, e dopo cinque minuti lei lo fermò, anche se avrebbe voluto vederlo correre fino allo stremo.
-Bene, ora riprendiamo ad allenarci con il kickboxing per ancora un'ora, e poi puoi tornare alla tua villa.-
Perché sicuramente con tutti i soldi che aveva lui doveva vivere in una villa.

Il resto dell'ora volò, e come dopo ogni allenamento la mente di Alexa si era schiarita completamente.
-Allora dimmi, Alexandra, dove stai per ora?-
-Sto nella mia macchina, dato che non posso permettermi un motel.-

Detestava ammettere i suoi problemi finanziari agli estranei, ma tanto di lì a qualche mese se ne sarebbe andata con in tasca i suoi soldi.
-Ragazza mia, così non va per niente bene. Non puoi vivere in una macchina! Ascolta, se vuoi posso procurarti io una stanza ad un motel.-
-No. Non accetterò nessun tipo di aiuto.-

Diceva sul serio. Lo conosceva appena, dunque perché avrebbe dovuto accettare aiuto da parte sua? Non voleva farsi aiutare; voleva essere indipendente, come le avevano sempre insegnato fin da piccola.
-Okay, spaccati pure la schiena dentro la tua macchina. Ma ascolta: a volte non è male accettare l'aiuto di qualcuno. Anzi, ci fa sembrare più maturi.-
-Okay, ma non m'interessa lo stesso.- Ridacchiò. Davvero pensava di poter diventare sua amica? Lei aveva pochissimi amici, e tutti conosciuti da molti anni; e di certo lui non poteva arrivare e pretendere di farle cambiare idea.

-Come vuoi tu. Se hai bisogno, chiama a questo numero.-
Le porse un foglietto e si incamminò verso l'uscita. Lei andò a cambiarsi, per poi seguirlo da dietro e gettando il piccolo pezzo di carta nel cestino. Non immaginava che Ryan l'avesse vista, e che per la prima volta nella sua vita si stesse chiedendo se fosse una persona antipatica.

No, Ryan, non sei antipatico. ;)

Anyway, spero di non aver fatto errori e di essermi documentata bene. Poi boh, sto cercando di rendere decente questa storia e di non farla sembrare una patetica fanfiction.
E poi niente, se you soon guys!

Into the storm»Ryan ReynoldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora