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Il giorno dopo fu Michael ad alzarsi prima ancora una volta e a svegliare Alexa. Il suo migliore amico aveva insistito la notte prima per farla dormire in una stanza d'albergo, ma lei aveva rifiutato dicendo che non avrebbe accettato soldi da lui; perché mica era povera. Teoricamente il fatto di non avere soldi per pagarsi una stanza si poteva definire "essere estremamente a corto di liquidi", ma ancora non si definiva bisognosa di denaro. Ovviamente lui non aveva rinunciato a dormire in albergo anche se lei non era con lui.

-Guarda che arrivi in ritardo, e dopo il tuo amichetto si arrabbia.-
-Adesso mi alzo, rompiballe.-

-Posso venirti a prendere?-
-Ehm...okay-

Ora non avrebbe dovuto badare ad un solo bambino, bensì a due. Fantastico. Arrivata in palestra dovette aspettare per mezz'ora l'arrivo di Ryan, e quando arrivò cercò di assumere un'espressione fortemente contrariata. Lui scese e bussò al suo finestrino. Senza neppure guardarlo lei lo abbassò.

-Complimenti, mezz'ora di allenamento persa.-
L'attore si passò una mano tra i capelli, lo sguardo rivolto a terra. Probabilmente aveva capito di aver sbagliato.
-Mi dispiace, sul serio. Io e Blake avevamo un problema.-

Probabilmente lei lo aveva rimproverato dicendogli di voler venire, e che le sembrava sospettoso che la sua personal trainer gli avesse detto che non avrebbe potuto partecipare all'allenamento. Anche se così fosse stato, non erano di certo problemi suoi.

-Mmm...- mugugnò, non riuscendo a trovare altra risposta. Ryan sorrise, grato che non gli avesse risposto male.
-Bé, allora ti seguo in macchina e andiamo in questo posto misterioso.-

In quaranta minuti circa arrivarono al club di paracadutismo di Vancouver, dove aveva prenotato la macchina che avevano, e che le sarebbe servita per l'allenamento di quel giorno.
-Macchina per simulazione di volo con paracadute. Interessante. Ma dimmi, cosa c'entra?-

-Imparerai a muoverti con più leggerezza, dato che è questo il tuo principale problema. Anche se non è per niente la stessa cosa lanciarsi con un paracadute da un aereo.-

-Ah, perché tu ci hai provato allora.-

La guardò come se non le credesse, ma dopotutto lui non aveva mai sperimentato nessuna di queste cose.

-Certo che l'ho fatto, ancora qualche anno fa.-
Si incamminò senza lasciargli il tempo di rispondere da uno dei membri del club lì presenti.
-Ho prenotato la macchina per la simulazione di volo; vorrei sapere se posso usarla.-
Cercò di sembrare più gentile che poteva, anche se non le riusciva molto bene.

-Certo. Vada pure.- Non la degnò nemmeno di uno sguardo, e appena lei lo oltrepassò sorrise a l'attore che la seguiva.
-Ryan Reynolds, giusto? Sa, sono un suo grande fan. Potrei fare una foto con lei?-

L'attore sbuffò.

-Mi scusi ma ora sono davvero impegnato. Magari dopo?-

Gli sorrise, per fargli capire che non voleva sembrare antipatico.
-Uhm, okay.-

Entrarono nella stanza che conteneva il macchinario.
-Dunque, mettiti la tuta da paracadutista e poi entra nella macchina. Io penserò ad accenderla.-

-Non hanno paura che tu la rompa?-

-Probabilmente no.-

Andarono a cambiarsi e tornarono nella stanza.-

-Ci siamo. Entra e io accendo.-

Appena l'accese, un forte getto d'aria investì Ryan, che si trovò a cercare di non sbattere contro le pareti metalliche.

-Controlla il flusso, Ryan. Sposta il corpo lungo il getto e trova la corrente che ti sostiene meglio.-

-Mi hai chiamato per nome.- Ryan le rivolse un sorriso, perdendo la concentrazione e andando a sbattere.

-Presta attenzione, invece che pensare a queste scemenze, idiota.-

-Mostrami come si fa, dopotutto hai già la tuta indosso.- La incitò.

Lei ci rifletté, e decise di accontentarlo, dato che anche lei voleva provare la sensazione di essere sospesa nell'aria ancora una volta.

Entrò e iniziò a muoversi all'interno dello spazio, evitando abilmente l'uomo e spostandosi di continuo in modo da restare sospesa.

-Si fa così, capito?-

-Okay...però io mica mi sto divertendo...-

-Non è necessario che tu tu diverta, basta che esegui l'esercizio.-

Lui non l'ascoltò, e recuperò dallo zaino di lei, tre palline.

-Dicevi che non era necessario divertirsi, quando invece hai portato queste palle.-

Un enorme sorriso comparve sul suo volto. Il tipo di sorriso che compare in volto ai bambini quando hanno un nuovo giocattolo.

-Lo sapevo che avrei dovuto badare ad un bambino.- Sussurrò Alexa, mangiandosi le parole in modo che lui non la sentisse. Si era portata quelle palline perché voleva insegnargli a usare gli oggetti dominando le correnti, ma a quanto pare questa sua idea le si era ritorta contro.

Lanciò una pallina, che non precipitò , restando sospesa in aria, e fece lo stesso con l'altra.

-Direi che loro volano meglio di me.-

Rise lui, seguito da una risatina da parte di Alexa.

Appena si accorse che stava ridendo smise, assumendo un'espressione scocciata.

Lui la guardò sorpreso, non sapendo cosa dire.

-Non mi guardare così!-
Esclamò lei, cercando di nascondere un sorrisetto.
-È un bene il fatto che tu rida, lo sai?- cercò di darle una pacca sulla spalla, ma lei si scostò prima che lui ci riuscisse.

-E non mi toccare!-
-Okay okay, scusami.- Ci sarebbe voluto ancora molto prima che lei si fosse fidata anche solo di poco di lui.
Passarono un'altra ora ad allenarsi, e mentre stavano per salire in macchina, un taxi si fermò di fronte al parcheggio.
-Eccoti Alex, pensavo fossi in albergo!- Le sorrise il suo migliore amico. Ryan, che stava per chiudere la portella della sua auto, si girò a guardarli. Michael, che lo aveva visto, si chinò verso di Alexa, sussurrando nel suo orecchio.
-Ci sta guardando.-
-Lascialo perdere.- gli sorrise, guardando nel frattempo l'attore che era sceso dalla macchina.
Si avvicinò ai due, porgendo la mano al ragazzo.
-Ryan Reynolds, piacere. Niente autografi e foto, grazie.- si presentò con un'espressione di fastidio stampata in volto.
-Non mi interessano né le foto né gli autografi, grazie. Io sono Michael Cooper.- Gli sorrise.
-Tu e Alexandra vi conoscete?-

La ragazza rise.
-Ci conosciamo da tantissimi anni io e Michael.-
-Oh.-

-Bé, Ryan Reynolds, adesso io e Alex andiamo a mangiarci una pizza.-

-Certo. Ciao Alexandra, e ciao Michael.-
Ritornò alla sua auto, e il suo autista partì.

-Non mi avevi detto della pizza.-
-Perché altrimenti tu non avresti accettato.- Le sorrise, e andarono verso la macchina della ragazza, litigando per chi avrebbe dovuto guidare.

Capitolo di shit, scusate. La verità è che sono molto stanca e non riesco neppure a capire cosa scrivo. Plus, wattpad non mi fa correggere, dunque scusate se ci saranno errori.

Into the storm»Ryan ReynoldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora