Stava sognando. Era in una montagna, una montagna innevata. Stava facendo fatica, e i suoi respiri erano pesanti. Era stanca, si capiva, ma un sorriso campeggiava sul suo volto. Era così felice, stava per realizzare il suo sogno... a un certo punto sentì freddo in tutto il corpo.
Era caduta dal letto. Aprì gli occhi quel tanto che bastava perché la luce le desse fastidio, e vide Michael davanti a lei. Quella notte avevano dormito insieme, come facevano qualche volta. Lei era stanca, e lui aveva insistito che stesse da lui. Aveva affittato un appartamento, e a breve sarebbero andati a viverci. Probabilmente entro un giorno o due.
-Cosa vuoi? Stavo dormendo- grugnì.
-Alzati bradipo, abbiamo molte cose da fare- rise Michael.
All'improvviso ricordò ciò che doveva fare. I soldi ancora non le arrivavano, e lei ne aveva bisogno al più presto; inoltre con questa storia dell'appartamento condiviso non intendeva far spendere tutto al suo migliore amico. Sarebbe andata a cercarsi un lavoro.
Si alzò da terra, e come un fulmine si vestì e andò a fare colazione. A lei piaceva mangiare, e avrebbe di certo rinunciato a un po' del suo tempo per il pasto più importante della giornata.
Prima prese una fetta biscottata, la spalmò di burro d'arachidi e la inghiottì intera. Poi fu il turno del succo di arancia, delle uova e bacon e infine di un'altra fetta biscottata, stavolta con la marmellata. Si preparò un thermos con del caffè, che avrebbe bevuto durante la strada.
-Ciao Mike, devo andare- lo salutò, uscendo dalla porta. Avrebbero rimandato i loro impegni insieme a dopo.
-Dove vai!- sentì urlare dalla camera d'albergo, e corse fuori, ridendo. La ragazza al bancone d'ingresso la guardò male, probabilmente temendo che avesse svegliato l'intero hotel. Alexa le fece l'occhiolino, ed uscì. Montò rapidamente in macchina e mise in moto. Partendo proprio mentre Michael usciva dalla porta urlando e sbracciandosi. Lei lo salutò, sorridendo, senza sapere bene dove andare. Non sapeva neppure come mai quel giorno fosse così felice. Forse era stata la scorsa serata, che le aveva fatto davvero bene, facendola sentire tranquilla ed apprezzata, come non si sentiva da molto tempo. Voleva trovare un lavoro.
Si fermò davanti ad un negozio di abbigliamento, che cercava una commessa, e ripartì immediatamente. Non faceva decisamente per lei. Una volta ci aveva provato, solo per essere licenziata dopo pochi giorni. Diceva sempre tutto quello che pensava, e se una cliente era particolarmente insistente o non le stava bene qualcosa, lo diceva, facendole uscire dal negozio infuriate.Passò davanti ad una gelateria, ma il suo forte non erano decisamente i bambini. Neanche la cameriera faceva per lei. Odiava i vestiti che dovevano indossare, e non voleva ascoltare le lamentele dei clienti che la chiamavano dicendo che la carne era troppo dura.
Eliminò dalla sua lista diversi posti, finché non passò davanti ad un negozio di articoli sportivi, che casualmente cercava una commessa. Poteva riuscire a tenere la bocca chiusa, pur di lavorare in un posto che le avrebbe applicato degli sconti per comprare ciò che le serviva.
Entrò senza esitazioni, fermandosi al bancone dove un uomo, probabilmente il proprietario, la guardava.
-Sono qui per il posto di lavoro- forse avrebbe dovuto prima salutare.
L'uomo la guardò interdetto.
-Certo, mi segua- sorrise
Entrarono in una stanza illuminata, e la lasciò passare prima di chiudersi la porta alle spalle.
-Hank Mitchell, piacere- le porse la mano, che lei non strinse. Non lo faceva mai.-Alexandra Gay- quasi si aspettava una presa in giro.
-Cognome singolare- sorrise
-Anche il suo è un nome davvero particolare, si chiamava così il ragazzo più idiota della mia scuola- si difese, come ogni volta. Il sorriso dell'altro vacillò, e lei si ripromise di essere più gentile, come le diceva ogni volta Michael.
-Mi scusi, non deve farle piacere-
-Già- disse lei, soltanto.
-Dunque mi dica, perché vuole questo lavoro?-
-Ho bisogno di soldi- disse arrivando al punto della questione. Non le piaceva fare mille giri di parole per dire ciò che doveva dire fin da subito.-Solo questo? Non è una buona presentazione- la guardò, aspettandosi una risposta.
-E allora? Le dico ciò che devo dirle-
-Certo che non riesce proprio ad essere gentile- rise -Mi ricorda mia figlia- Alexandra si sentì sollevata da quelle parole.-Ho provato ad esserlo, ma non ha funzionato- fece un sorrisetto.
-Pratica sport?- le chiese Hank all'improvviso.
-Faccio sport da che io ricordi- disse, alzando le spalle.
-Al momento non abbiamo molti candidati, quindi sei dentro, se ti va-
-Ovvio che mi va, altrimenti non sarei qui- l'altro rise.-Che orari preferisci?- e al diavolo il darsi del lei, ormai era il suo capo.
-Ho un altro lavoro, e posso venire solo a giorni alterni, tipo oggi e dopodomani, e così via. Per gli orari mi va bene tutto, basta non dovermi alzare troppo presto -
-Va bene, allora cominci dopodomani alle 10 di mattina-
-Mi va più che bene- Avrebbe avuto più tempo per dormire, finalmente.
-Ogni quanto paghi?-
-Ogni settimana, a seconda di quanto vendiamo, quindi datti da fare- le sorrise
-Okay, allora io vado- lo salutò ed uscì.
Finché la pagava, di sicuro non le stava antipatico.Ora aggiorno away, e poi non so se aggiornare ancora questo o scrivere una oneshot, ditemi voi se ci siete?
STAI LEGGENDO
Into the storm»Ryan Reynolds
FanfictionRyan non potrebbe volere di più dalla vita: sposato con una donna meravigliosa, una figlia dolcissima in arrivo, fama, soldi, un lavoro che ama e la felicità. Ma a quando pare non sempre la vita è perfetta, e bisogna essere capaci di superare gli os...