Capitolo 5

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Il soffitto di certo non mi darà dei buoni consigli, pensò Julia accigliata. Stava a letto da ormai tre giorni e in tutto quel tempo non aveva fatto altro che pensare a quello che era successo nei giorni precedenti. L'aggressione inaspettata di Bernard e l'imprevedibile arrivo del Duca e del suo intervento. Sentiva di essere in un'altra dimensione. Troppi avvenimenti e troppe emozioni contrastanti tra loro, tutte in una volta. «E chi saresti? La figlia di un'incapace e di un'infelice?» Con un gemito di rabbia Julia si alzò dal letto, cercando di non pesare troppo sulla caviglia, ormai in via di guarigione. Si avvicinò alla finestra fissando l'esterno per distrarre la mente dai pensieri amari, ma fu un'azione senza successo. Sapeva che nelle sue parole c'era molta verità. Suo padre era stato un sognatore. Sperava sempre che gli capitasse qualcosa di grandioso capace di cambiare la sua vita in meglio. I suoi grandi sogni di gloria, però non erano mai compensati dalla determinazione del lavorare sodo, credeva che sarebbe stato il destino ad aiutarlo. «Vedrai Julia, il destino ci porterà verso la gloria e non dovremmo più lavorare per vivere, ma saremo trattati come dei Re. Bisogna solo aspettare.» Julia, all'epoca solo una bambina, era affascinata dalle sue parole e credeva davvero che suo padre avrebbe cambiato le loro vite in modo radicale. Era un uomo dall'aspetto seducente e sapeva usare bene le parole e non c'era da meravigliarsi che avesse conquistato sua madre con i suoi bei discorsetti, dove le prometteva castelli. Ma purtroppo gli anni passavano e niente accadde di ciò che era stato previsto da suo padre. Faceva diversi lavori, ma dopo pochi mesi li abbandonava, credendo di ostacolare il destino per il suo futuro grandioso stando troppo tempo nello stesso posso. «Come posso avere un destino glorioso, se continuo a lavorare come operaio agricolo o come zappatore?» Ogni volta che decideva di licenziarsi, o ancora più probabile, era licenziato, sfogava la sua rabbia gridando e camminando avanti e in dietro per la loro piccola casa, con la madre ad ascoltarlo più sofferente che mai. «Pierre, saresti dovuto restare. Avevi un'ottima paga. Adesso come faremo?» Lui l'aveva fissata sbalordito che la sua stessa moglie andasse contro i suoi sogni. «Ma come puoi dirmi questo? Tutto quello che faccio è solo per dare un futuro migliore a te e a nostra figlia. Mi disgusta il pensiero che tu lavora come una schiava per quei nobili e non voglio che questo capiti anche a Julia.» «I Vumont sono delle persone ottime e la paga è molto buona, sarei una pazza a lasciarli per seguire sogni di gloria che non porterebbero a niente.» Gridò sua madre ormai all'esasperazione. Suo padre cereo in viso, improvvisamente cambiò colore diventando rosso, sbattendo energicamente le mani sul tavolo. «Non ti permetto di insultarmi, donna! Hai deciso tu di stare con me e sapevi benissimo quali erano le mie ambizioni e ora non puoi criticare ciò che hai accettato fin dall'inizio!» La loro discussione venne interrotta dal rumore di qualcosa che si frantumava. Entrambi si voltarono nella direzione del rumore. Julia si era svegliata assetata e notando il bicchiere, che portava sempre a letto mezzo vuoto, si era alzata per riempirlo. Ma improvvisamente, aveva sentito delle urla provenienti dalla cucina. Non appena aveva varcato la soglia, nel notare il viso furente del padre, di solito sempre sorridente, le prese un enorme spavento. Non lo aveva mai visto gridare in quel modo verso la madre e a causa del panico, le era scivolato il bicchiere, frantumandosi e attirando l'attenzione dei genitori. Suo padre fu il primo a avvicinarsi. «Julia che ci fai ancora sveglia a quest'ora.» Non seppe per quale motivo lo fece, se per il suo viso ancora arrossato o perché fosse ancora spaventata da ciò che aveva appena visto, ma nel momento in cui si avvicinò, le salì un gemito di paura e si allontanò di qualche passo, graffiandosi il piede con una scheggia di vetro. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione di suo padre. Il suo sguardo era allibito e la sua pelle divenne esangue, come se gli avessero dato una coltellata dritta al cuore. Sua madre intervenne velocemente prendendola in braccio«Su andiamo a letto e curiamo quella brutta ferita al piede.», mentre la portava nella sua stanza, l'unica cosa che riuscì a vedere attraverso la spalla della madre, era la schiena del padre, che usciva velocemente di casa. Julia dovette interrompe il fiume in piena dei suoi ricordi sentendo un leggero bussare alla porta. «Julia, posso entrare?» La voce di Crystal la distolse del tutto dai suoi pensieri. «Sì, certo.» La porta si aprì e vide la figura minuta della Contessa. «Cosa ci fai alzata? Vai subito a stenderti» la sgridò. «Va tutto bene, Crystal. La caviglia va molto meglio e di sicuro in pochi giorni potrò camminare normalmente. Sono stufa di rimanere a letto.» Crystal scosse la testa dubbiosa.«Sei davvero ostinata.» «Per questo siamo amiche.» ribatté Julia. Entrambe scoppiarono a ridere come non facevano da diverso tempo. La Contessa si guardò intorno per la camera. «Ne è passato di tempo vero?» «Già» disse solamente Julia, ancora vicino alla finestra. «Ne abbiamo passate tante.»
«Già» ripeté la donna, guardando Crystal sospettosa. «C'è qualcosa che vorresti dirmi?» Crystal fissò Julia con sguardo innocente. «Cosa ti fa credere che abbia qualcosa da dirti in particolare?» Julia si limitò a fissarla. A un tratto Crystal abbassò le spalle, con un gemito.»«Oh e va bene, si ho qualcosa da dirti.» E si sedette sul letto. «Per favore, accomodati.» Con un sospiro, Julia si sedette di fianco a lei. Crystal aspettò qualche secondo prima di parlare. «Come ho detto prima, ne abbiamo passate tante insieme e non finirò mai di ringraziarti a sufficienza per quello che hai fatto per me. Sei l'amica migliore che abbia mai potuto incontrare. La mia prima vera amica.» Anche se le sue parole le riscaldarono il cuore, Julia continuava a non capire il perché avesse scelto quel momento per parlare di questo. Crystal nel frattempo continuava la sua cascata di parole. «Da molti anni sei al servizio dei Vumont. Da tantissimi anni in effetti, ed hai fatto un ottimo lavoro finora»
 «Vuoi licenziarmi?» scherzò Julia. Non riusciva ancora a capire dove volesse arrivare.»
 «Effettivamente, sì.» Julia rise di gusto alle parole pronunciate da Crystal, questa era davvero comica. Ma poi la sua risata scemò nel notare nel suo viso del disagio. «Stai scherzando, non è vero?» Al suo silenzio Julia cominciò a sentirsi nervosa.»
 «Non è proprio un licenziamento...»
«No, no, no, no, no, no!» Julia la interruppe non potendo credere alle sue parole. Si alzò facendo avanti e indietro per la stanza, ignorando la caviglia dolorante. «Come potete farmi questo? Dopo tutto quello che ho fatto per voi?!» Anche Crystal si alzò, cercando di fermare quel fiume in piena. «Julia non è come pensi...»
«No? E cosa dovrei pensare giacché hai affermato di volermi licenziare? Come avete potuto? Potrei capire il Conte, gliene ho fatte passare tante, anche se credevo ,dato che ci conosciamo da quando eravamo piccoli, che mi apprezzasse come persona se non come amica, ma tu?» Si fermò per fissare la donna. «Come hai potuto? Pensavo fossimo delle buone amiche.» Crystal cercò di nuovo d'intervenire, ma Julia continuò col suo avanti e indietro per la camera. «Ma non mi fermo qui. Non importa, lo accetto pure, va bene. Troverò un altro posto con dei signori che abbiano davvero bisogno di me.»
«E' proprio questo il punto» gridò Crystal a quel punto, cercando di sovrastare la voce di Julia. Quest'ultima si fermò sui suoi passi, per fissarla. «Mi avete licenziata per mandarmi già da qualcun altro?» Lo sguardo di Crystal divenne triste. «Non ti ho licenziata, non lo farei mai, però c'è davvero qualcuno che ha bisogno di te.» Crystal ebbe un attimo di esitazione prima di decidersi a parlare. «Vorrei che tu diventassi la governante della residenza dei Duval.» Julia ci mise un po' a collegare tutto. Non era stata licenziata, non esattamente almeno, le era stato chiesto di diventare una governante, un lavoro molto superiore rispetto a quello che aveva adesso e con molte più responsabilità. Ma la cosa che la lasciò più di tutte sbalordita era sapere chi sarebbe stato il suo nuovo datore di lavoro. «Il Duca? Dovrò essere la governante del Duca?» Crystal abbassò lo sguardo sulle sue mani strette tra loro. «Non sei ovviamente obbligata a lavorare per lui. Mi ha chiesto aiuto per cercare una governante, dato che la ristrutturazione della residenza è terminata. Adesso ha bisogno di una persona in gamba che possa aiutarlo nell'entrare di nuovo in società come nuovo Duca di Duval.» Julia la guardò spaesata. «E pensi che quella persona possa essere io?» Crystal annuì decisa. «Ne sono più che sicura.» L'altra aprì più di una volta la bocca per parlare, senza riuscire a trovare le parole adatte. «Crystal, io...io ti ringrazio davvero per aver pensato a me, ma credo che tu stia cercando qualcos'altro e non solo una governante.» scosse la testa. «Io non potrei aiutarlo in nessun modo, se non occupandomi della residenza. E poi tra noi due, fin dall'inizio non c'è stato un buon feeling.» A quel punto Crystal si alzò e le si avvicinò, fissandola intensamente. «Non ti chiedo di fare dei miracoli. Vorrei solo che tu accettassi per trasmettergli la tua forza e dargli l'appoggio di cui ha tanto bisogno. Un'estranea lo appoggerebbe nel compito di governante, ma non potrebbe aiutarlo nel momento in cui dovrà affrontare la società. E' vero, non siete in buoni rapporti, ma tutti qui abbiamo notato una certa sintonia quando siete insieme e Richard sembra di nuovo...vivo.» Abbassò la testa affranta. «Sai cosa ha passato negli anni di prigionia e sai anche cosa gli hanno fatto. Però ho paura che lui abbia raccontato solo la metà di ciò che in realtà gli sia successo.» Alzò lo sguardo verso di lei, era ormai in lacrime. «Io non ci riesco a essere forte per lui e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti senza essere condizionato.» Julia rimase in silenzio senza proferire parola. Crystal si asciugò le lacrime. «Perdonami, non voglio in nessun modo costringerti. Ti chiedo solo di pensarci seriamente. Lo farai?» Julia poté solo annuire. In quel momento altre parole sarebbero state inutili. Dopo pochi minuti Crystal andò via lasciandola piena di altri pensieri. Se da una parte era elettrizzata nell'affrontare una nuova esperienza, dall'altra era in apprensione per ciò che avrebbe portato quella scelta. Più di una volta Crystal aveva detto che lui aveva bisogno di una persona come lei. Lei chi? La persona che negli anni si era costruita una corazza invisibile in modo che niente e nessuno potesse mai scalfirla? Era davvero lei quella persona? Il suo sguardo cadde sullo specchio di fronte al letto. Si diresse lì per fissare il suo riflesso. Vide una ragazza alta, d'aspetto gradevole, con dei capelli castano ramato, degli occhi verde scuro. Si concentrò su quest'ultimi, notando la sfumatura del verde. Mise le dita sullo specchio, vicino a essi. Dicevano che gli occhi erano lo specchio dell'anima. Se era davvero così, lei non riusciva a intravederla. A un tratto, invece dei suoi occhi verdi vide comparire degli occhi blu. Julia batté le palpebre per un secondo per poi riguardare attentamente, ma rivide di nuovo il suo sguardo verde. Si allontanò sospirando. Avrebbe giurato di aver notato, nell'intravedere quegli occhi, una luce particolare, difficile da descrivere. La luce che non aveva intravisto nei suoi. Nel pensarci, solo una domanda invadeva la sua mente fissandosi allo specchio. «Chi sono veramente?» Sospirando pesantemente Richard si distese sul letto. Stare a Parigi era un vero tormento. Una semplice passeggiata era diventata un incubo. Tutti lo avevano fermato per salutarlo e chiedere informazioni sul termine dei lavori alla sua residenza, ma lui sapeva perfettamente che le loro parole erano solo basi per avere più informazioni possibili sulla sua vita privata. L'anno prima c'era stato un grande scandalo alla notizia dei due figli ritrovati del precedente Duca, con l'aggiungersi di tutti gli avvenimenti avvenuti. Il matrimonio di Crystal, la morte di Lucien e la sua nuova nomina di Duca. Nonostante fosse già passato diverso tempo, le voci continuavano a girare. Richard sospirò pensando a come avrebbe fatto ad affrontare un intero ricevimento se riusciva a sopportare a malapena una semplice passeggiata con degli avvoltoi del genere. Istintivamente mise la mano sotto la camicia tirandone fuori una catenina, insieme ad un piccolo anello con uno zaffiro al centro. L'anello di sua madre. Ricordava ancora quando sua madre era solita portarlo sempre con sé, insieme al ciondolo che adesso era di Crystal. L'avvocato, insieme ai documenti, gli aveva consegnato anche l'anello di sua madre dicendo, che dopo la sua morte, aveva lasciato un gioiello con uno zaffiro ad ognuno dei suoi figli. A Crystal il ciondolo, che era riuscita a sottrarre dalle mani di Lucien prima di scappare, e a lui l'anello. L'avvocato era riuscito a conservarlo prima che Lucien se ne appropriasse, dandolo in seguito al legittimo proprietario. Osservando la pietra, si sentì stranamente meglio. Sua madre aveva sempre preferito gli zaffiri ad altre pietre, non solo per una questione estetica. Aveva sempre creduto che quella pietra, in particolare, proteggesse chi la indossasse. Ironia della sorte lui l'aveva avuta solo dopo aver conosciuto il vero inferno. Sentì un leggero bussare, prima che la porta si aprisse senza aspettare un suo permesso. «Sei presentabile?» disse Pascal entrando. «Avrebbe fatto differenza?» replicò Richard senza guardarlo, concentrato sul dondolio dell'anello. Pascal cominciò a sistemare tutto l'occorrente per la sua toilette prima di andare a dormire. «Mmmh...direi di no. Ti ho visto in momenti peggiori. Anche se oggi eri proprio disperato mentre parlavi con tutti quei signori con la puzza sotto il naso.» Pascal fece un versaccio che fece ridere Richard. «Per fortuna domani ce ne andremo.» Erano già passati cinque giorni e anche se gli dispiaceva non poter restare ancora un po' con sua sorella, sentiva l'esigenza di stare in un luogo tranquillo prima di affrontare di nuovo l'alta società. Quella era stata solo una prova per tastare il terreno, per provare a tornare ad avere una vita normale. «A proposito, hai risolto il problema che ci ha portato fin qui? La Contessa ti ha presentato una buona governante?» Richard scosse la testa. «Ha completamente cercato di deviare il discorso quando gliene ho parlato, evidentemente non ne avrà trovata una qualificata. Vorrà dire che passeremo in un'agenzia specializzata, prima di andar via.» Pascal annuì mentre versava l'acqua nel recipiente. «E la rossa? Sta meglio? Non credo di averla vista in giro in questi giorni.» «Non ne ho la minima idea e la cosa non deve in nessun modo interessarci.» disse piccato Richard. Ad essere sinceri, più di una volta la tentazione di sapere come stava l'aveva portato davanti all'ala della servitù, per poi ritornare sui suoi passi. Dopo il modo in cui si erano lasciati sarebbe stato uno stupido a chiedere delle sue condizioni. Con ogni probabilità gli avrebbe richiuso la porta in faccia. Pascal rise per il suo tono. «È un tipetto particolare.» Richard grugnì. «Come no, direi un'impertinente. Rispetto ad un anno fa è solamente peggiorata.» Pascal gli si avvicinò. «Io avrei finito. Se hai bisogno ancora di me sai dove cercarmi.» Il suo sguardo cadde sulla porta finestra chiusa. «Devo pensarci io?» Richard non lo guardò, limitandosi solo a rispondere che ci avrebbe pensato lui e dopo avergli augurato la buona notte, Pascal andò via. Poco dopo aver usufruito della toilette, Richard si diresse verso la porta finestra e l'aprì per poi distendersi sul letto e sprofondare in un intenso sonno. «Fai buon viaggio Richard e riguardati.» Richard sorrise a David e strinse affettuosamente la sua mano. «Lo farò e tu occupati di Crystal, non farla mettere nei guai, almeno fino a che non partorirà.» David rise. «Ci proverò, ma non ti prometto niente.» Quest'ultimo si voltò verso la moglie che era rimasta in silenzio. «Tesoro sai che mi preoccupi quando stai per troppo tempo in silenzio.» Nel sentire la voce del marito chiamarla, Crystal sembrò essere tornata nel mondo dei vivi. «Scusatemi, ero distratta. Ma adesso voglio solo abbracciare il mio fratellone.» Detto questo gli si avvicinò abbracciandolo intensamente. Richard ricambiò la stretta. Gli sarebbe mancata tanto. «Ci rivedremo per il ballo. A proposito, sei riuscita a trovare una governante?» Lo sguardo della sorella improvvisamente divenne sfuggente. «Ecco, io...» Richard stava per dirle che si sarebbe rivolto a un'agenzia, quando il suo sguardo cadde sopra la testa della sorella, precisamente davanti all'entrata. Julia attraversò la residenza seguita da un suo collega che trasportava due borse da viaggio. Anche gli altri si voltarono e ognuno ebbe un'espressione diversa in viso, dal sorpreso al sollevato. Non appena si avvicinò al gruppo, Crystal si volse verso l'uomo che le teneva le valige. «Grazie Adrien.» Quest'ultimo annuì, fece un inchino al resto della gente e andò dentro. Julia si accorse che la stavano fissando tutti e disse «Sono pronta a partire.» Crystal si avvicinò a Julia guardandola negli occhi con sincera gratitudine. «Grazie Julia.» Julia ricambiò con un sorriso. «Non ringraziatemi, lo faccio più per me che per vostro fratello.» Richard le fissò con la bocca spalancata per la sorpresa. Tutto si aspettava tranne quello. «Cosa vorrebbe dire? Saresti tu la persona consigliata da Crystal?» Chiese quest'ultimo.«Esattamente, fratello. Credo che non ci sia persona più adeguata.» Rispose Crystal. «Imparo in fretta e ho sempre aiutato Madame Morel. Spero possiate darmi la fiducia necessaria per darvene prova.» Si intromise Julia. Richard guardava ancora sorpreso la scena, avendo l'impressione di essere in un'altra dimensione. «No. Assolutamente no. Credo che non sia adeguata per questo ruolo.» Una voce arrivò dall'entrata della residenza, improvvisamente. «Mi permetta di dissentire.» Era la voce di Madame Morel, accompagnata dal fidato Maggiordomo, Jonatan. Si avvicinarono entrambi al gruppetto. Madame Morel mise le mani grassocce sulle spalle di Julia. «Questa ragazza mi ha supportata in tantissime occasioni. Data la mia età un aiuto in più non guasta mai, ma lei è riuscita in più di un'occasione a sostituirmi facendo un ottimo lavoro. Non potreste trovare di meglio.» «E' assolutamente vero.» intervenne Jonatan. «E' una ragazza giovane e in gamba. Siamo sicuri che farà onore alla sua residenza.» Julia li fissò sentendo il cuore riscaldarsi. Dopo la morte della madre entrambi erano stati la sua famiglia e in quell'occasione avevano dimostrato di tenere a lei come una figlia. Richard fissò tutti in viso non sapendo cosa dire o fare per impedirle di partire con loro, ma non trovò scuse. Fissò Pascal in cerca d'aiuto, ma tutto quello che ottenne da lui fu un'alzata di spalle. Alla fine con un sospiro rabbioso, cedette. Osservò Julia attentamente. «Pretendo il massimo impegno.» Anch'ella lo fissò con assoluta sicurezza. «Lo avrete.» Lui la guardò dubbioso per poi salire dentro la carrozza. Julia sentendo di aver solo vinto la battaglia e non la guerra, si voltò verso Madame Morel e Jonatan. «Grazie infinite per il vostro supporto.» Madame Morel la abbracciò. «Abbi cura di te cara e dimostra le tue capacità.» Lei annuì per poi abbracciare anche Jonatan. «Siamo sicuri che ci darai tante soddisfazioni. Hai così tanto da dare.» Julia li fissò un'altra volta prima di salutare i Conti. David si avvicinò stringendole le braccia con affetto. «Dimostragli quanto vali e ricordati che questa sarà sempre casa tua. Non crearti alcuno scrupolo a tornare se vuoi.» Julia lo fissò emozionata. «Grazie, grazie infinite per tutto quello che avete fatto per me.» Crystal,accanto a lei aveva gli occhi che emanavano tristezza e gratitudine insieme. «Mi mancherà tanto non averti a casa per fare una delle nostre solite chiacchierate. Mi sentirò sola.» Il suo sguardo divenne umido. «Accidenti, sarà l'effetto della gravidanza, ma ho continuamente le lacrime agli occhi.» rise senza allegria. Julia istintivamente l'abbracciò, ricambiata dopo pochi secondi da lei. «Ancora tante grazie.» Bisbiglio Crystal. «Vedremo alla fine di questa storia chi dovrà ringraziare chi.» rispose lei. Infine si diresse verso la carrozza, dove Pascal attendeva con lo sportello aperto per aiutarla a salire. «E' un piacere avervi con noi mademoiselle Julia.» Julia lo ringraziò, per poi salire e sedersi sul sedile di fronte al Duca, che in quel momento guardava fuori dal finestrino. Il consigliere del Duca preferì salire vicino al cocchiere, lasciando i due soli dentro la carrozza, nonostante l'etichetta imponesse altro, ma data la situazione improvvisa, avrebbero tralasciato quel dettaglio. Non appena la carrozza partì, Julia si sentì agitata. Lo stava davvero facendo? Stava davvero affrontando una nuova sfida? Improvvisamente sentì battere forte il cuore dall'euforia. Passarono le ore e nessuno dei due parlò durante il tragitto. Guardando il Duca, che non staccava lo sguardo dall'esterno, Julia pensò che avrebbe chiesto a Pascal di cambiare posto. Forse il cocchiere sarebbe stato di più compagnia. Avevano da diverso tempo lasciato Parigi, attraversando zone di campagna. Dovevano passare almeno altre tre ore prima di poter trovare una locanda per trascorrere la notte. Dopo un po' provò a dare vita a una conversazione. «So che la vostra residenza è molto vasta.» L'uomo la guardò per un secondo. «Sì.» Per poi voltarsi di nuovo verso il finestrino. Bene, pensò seccata Julia. Un inizio niente male. «I domestici sono già informati su come organizzare un ballo?» Lui non si voltò neanche. «Non credo.» Julia fece un sospiro di esasperazione. Provò ancora ma le uniche risposte che otteneva erano Si, No, Forse, Credo. Ormai esasperata, Julia provò un' ultima volta. «Pensavo di...»
 «Come posso farvi intendere che io non so niente?» Questa volta il Duca si rivolse a lei guardandola dritto negli occhi accigliato.«Sono venuto a Parigi proprio per togliermi da ogni impegno. Avete detto di saper essere una buona governante no? Ebbene non si direbbe.» Almeno era riuscita a ottenere una reazione, pensò Julia. «Le mie sono semplici curiosità per conoscere un po' l'ambiente in cui abiterò, non significa che io non sappia cosa debba fare.» Lui la fissò seccato. «Ebbene allora dimostratelo. Sebbene non riesca ancora a capire del perché siate qui, dato il comportamento avuto giorni fa.» Julia si sentì arrossire, sapendo che aveva in parte ragione.«Non c'è niente di strano. Mi è stata proposta una buona occasione lavorativa, sarei stata pazza a rifiutarla e sebbene il mio comportamento sia stato poco consono, avevo i miei motivi.» Richard la fissò, stranamente sorridente stavolta, con uno sguardo furbo. «State per caso cercando di scusarvi, Julia?» Julia si accigliò, capendo che l'uomo ci trovava gusto a vederla in difficoltà. Improvvisamente il rumore di uno sparo riecheggiò tra gli alberi. «State giù.» Velocemente Richard afferrò Julia e la mise a terra con lui sopra. La carrozza cominciò ad aumentare di velocità e i cavalli a nitrire ferocemente, portando la carrozza e i passeggeri a sbalzi notevoli. Julia si aggrappò alla manica dell'uomo con tutta la sua forza, sentendo altri spari avvicinarsi sempre di più. «Stai tranquilla, andrà tutto bene.» le bisbigliò in uno orecchio il Duca e lei stranamente si sentì più tranquilla. Improvvisamente si sentì un sobbalzo, come se qualcuno fosse saltato sulla carrozza e rumori di altri cavalli avvicinarsi, prima che la carrozza si fermasse del tutto. Il cuore di Julia batteva all'impazzata. E adesso? Richard si issò su di lei facendole segno con l'indice di fare silenzio. «Non fiatate e non uscite dalla carrozza.» sussurrò per poi sollevarsi lentamente e avvicinarsi allo sportello. Julia l'osservò, spaventata per lui. L'uomo aprì lo sportello e riuscì a fare solo un passo fuori, prima che qualcuno lo afferrasse e lo tirasse per terra. Julia emise un grido. «Duval!» Nessun suono. «Duca Duval!» improvvisamente sentì la sua voce. «Restate dove siete.» La sua voce era bassa come se qualcuno gli stesse impedendo di parlare. «Uscite fuori mademoiselle e prometto che al vostro Duca non verrà fatto alcun male.» A Julia salì un gemito di paura sentendo la voce di un'altra persona, presumibilmente l'uomo che li aveva attaccati. Cosa fare? Si chiese disperata, ma un pensiero si fece strada nella sua mente. Cercò in giro fino a che non trovò la sua borsetta. La prese con mani tremanti. L'aprì trovando immediatamente ciò che cercava. Un coltellino da cucina. Dall'ultima aggressione si era stufata di non avere mai un'arma a propria disposizione e si era ripromessa di averne sempre una a portata di mano. Ebbene sembrava proprio l'occasione giusta per provarla. Per una volta non sarebbe stata indifesa. «Sto aspettando, mademoiselle.» Mise immediatamente il coltellino nella tasca della gonna cercando di nasconderlo con le pieghe dell'abito. «Mi dispiace per voi, ma quest'oggi avete scelto la carrozza sbagliata.»




PICCOLO SPAZIO A MEEEE!!!!!!!!!

CIAO A TUTTI!!!!

Scusate come sempre il ritardo ma siamo in piena estate e si va un po' a rilento XD

Anche se tardi, sono riuscita a mandare il 5 capitolo e già per me è una vittoria! Hahahahh!

Ebbene non c'è pace per i nostri protagonisti, sembrano delle calamite porta guai, ma non tutto è perduto! Siamo solo all'inizio di questa grande avventura e molte avventure aspettano hai nostri protagonisti. Vi dico solo una cosa, non tutto ciò che può sembrare secondario lo è!

Con questo è tutto vi auguro una buona serata!

Al prossimo appuntamento con Lo specchio dell'anima!!!

CIAOOOO RAGAZIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Lo Specchio dell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora