Capitolo 12

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Gli uccelli volarono via al suono potente dei due colpi di sparo e Richard, insieme al rimbombo degli spari, sentì anche il suono potente del suo cuore agitato. Non l'ho aveva colpito, comprese, e soprattutto il secondo colpo non era stato il suo. Non era riuscito ad arrivare in tempo prima che lo sparo dello sconosciuto avvenisse e fortunatamente lo aveva mancato. La luce della luna si fece intravedere e Richard vide l'uomo allontanarsi tenendosi una mano sulla spalla, segno che il secondo sparo invece aveva colpito il suo bersaglio. Richard rimase fermo sul posto a fissare il percorso preso dallo sconosciuto, mentre passi veloci dietro di se lo raggiungeva. "Richard!" Sentì vagamente la voce di Pascal, mentre lo raggiungeva mettendosi di fronte a lui. L'amico, ansioso, lo osservò attentamente. "Stai bene? Non potevo andarmene con gli altri sapendoti qui solo e conoscendo la testa che ti ritrovi, ero sicuro che ti saresti messo nei guai." Quando vide la ferita al braccio, imprecò. "Dannazione, lo sapevo! Non appena ho sentito lo sparo, sono corso qui più velocemente che potevo. E appena in tempo, vorrei aggiungere." Notò solo in quel momento lo strano silenzio dell'amico. "Cosa ti prende, Richard?" Quest'ultimo non rispose, concentrato com'era nei suoi pensieri. Con la poca luce della luna, nel momento in cui le loro pistole avevano mirato, aveva intravisto l'aspetto dell'uomo. I suoi abiti erano trasandati e vecchi ma non era stato quello a lasciarlo allibito bensì il suo viso, coperto da una maschera.                                                                                                                   Finora gli unici che aveva visto con indosso una maschera per nascondere il loro volto erano stati i banditi che li avevano fermati per il sentiero verso il castello insieme a Julia. Di solito i banditi indossavano al massimo delle bandane, ma quelli non erano semplici banditi. Ricordando le parole del capo di quella banda, una rabbia intensa si scatenò in lui. Finora aveva solo supposto che gli attacchi ricevuti fossero stati causati da loro ma adesso ne aveva la certezza. Pascal, ignaro dei suoi pensieri, gli mise una mano sul braccio sano. "Dobbiamo andare al castello ad assicurarci che la ferita non s'infetti." Il Duca scansò la sua mano, alzandosi da solo. "Io resto." Pronunciò, senza guardarlo.                L'amico lo fissò allibito. "Cosa?" Chiese senza comprendere, guardandolo girarsi in torno. "Dov'è il tuo cavallo? Il mio si è allontanato, spaventato dagli spari." Pascal, continuando a guardarlo senza comprendere le sue intenzioni, gli indicò dove fosse. "Perché? A cosa ti serve? Tu adesso hai bisogno di curarti." Frustrato, ancora una volta non ottenne risposta e lo vide camminare rigido e lentamente, verso lo stallone. "Mi spieghi, dove vuoi andare in queste condizioni?" Insistette, seguendolo.                                                                                                   "So chi sta causando problemi al castello." Dichiarò Richard, controllando la sella.     L'altro lo fissò, se possibile, ancora più allibito di prima. "Come sarebbe a dire? Come potevi vederlo in volto con questa poca luce?"                                                                                             "Non c'è stato bisogno di vederlo in viso, mi è basto vederlo con indosso una maschera." Pascal si fermò di colpo. "Una maschera?" Chiese perplesso, ma all'improvviso comprese. "Tu credi che siano qui banditi che ci hanno fermato al nostro arrivo al castello?" Al cenno affermativo di Richard, Pascal imprecò. "Ma è una pazzia, se davvero sono loro dobbiamo pianificare un piano per fermarli e farli arrestare. Non possiamo affrontarli da soli con te ferito." Il Duca lo fissò con sguardo determinato. "Infatti non saremo noi due ad affrontarli, ma ci andrò solo. Ho un conto in sospeso con il loro capo e voglio affrontarlo faccia a faccia." Strinse i denti sentendo bruciargli il braccio. Strappò delle strisce dalla sua manica e fasciò strettamente la ferita per fermare il flusso del sangue che fuoriusciva dalla ferita. "Non gli permetterò di causare dei danni alla mia gente e a distruggere l'equilibrio che finalmente sta ottenendo dopo anni di infelicità. Meritano di vivere in pace come lo erano in passato quando era mio padre il Duca." Fu colto di sorpresa quando, due mani forti, lo afferrarono per le spalle e lo fecero scontrare con un tronco di un albero e fu ancora più scioccante vedere Pascal di fronte a se, che lo fissava con rabbia. "Non ti permetterò di commettere un suicidio, testa di rapa, non siamo sopravvissuti all'inferno per permetterti di fare una fine così idiota." Anche se le parole dell'amico erano causate da un'affetto sincero nei suoi confronti, lui non poté negare di provare una grande rabbia nei suoi confronti che lo afferrò anch'esso per la sua giacca e lo scaraventò sul tronco dove c'era stato fino a un attimo fa Richard. "Tu non puoi comprendere!" Gli gridò. "Non puoi comprendere quanto significhi per me risollevare il titolo dei Duval. Non siamo solo noi ad aver affrontato l'inferno e lo sai benissimo. Molta gente continua a soffrire per ciò che è successo. Meritano di essere sereni e felici adesso."                                                        "E tu?" Gli gridò contro Pascal. "Quando proverai a toglierti quel senso di colpa che per anni ti porti dietro? Quando smetterai di penalizzarti perciò che è successo? Per quello che gli è successo!" Comprendendo a chi si riferisse, una rabbia ceca invase il suo corpo e con un grido di rabbia alzò una mano a pugno scaraventandola in direzione del viso di Pascal, che rimase fermo dov'era.                                                                                                   Il colpo finì a un centimetro dal suo orecchio. Un silenzio carico di tensione invase la foresta, disturbato solo dai loro respiri. Richard si sentiva debole come un agnello, causata dalla ferita, e solo la rabbia che invadeva il suo corpo riusciva a tenerlo in piedi. "Non parlare mai più di lui." Bisbigliò. "Se lo rifarai ti caccerò, personalmente, a calci dal mio castello e la nostra amicizia si concluderà nel momento stesso in cui varcherai quel portone. Ricordati che io sono un Duca e tu un valletto. Non andare mai più contro i miei ordini." Si allontanò di scatto, non fissandolo in volto e voltandogli le spalle per salire in groppa al cavallo. "Sarà fatto Vostra Grazia." Fu l'ultima cosa che sentì prima che un dolore sordo alla testa gli fece vedere il buio.                                                                                  
Pascal mollo il bastone, che aveva usato per colpire il Duca, per afferrarlo prima che cadesse come una donzella svenuta. "Ma dopo che ti avrò riportato a casa, sano e salvo. Ho un debito d'onore che intendo rispettare."                                                                                                  

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