6.Un incidente inaspettato

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Andai a scuola regolarmente ma oggi sento di essere arrivata al limite.
Erano passate settimane dal giorno del karaoke e lui non si presentò nè a scuola nè da nessuna parte.
Dubitai fortemente che gli sarebbe accaduto qualcosa, lui era cosi, gli piaceva il mistero.
Non so come era potuto diventare il mio pensiero giornaliero, infondo ci eravamo solo baciati, giusto?
Ogni giorno passai davanti al suo armadietto in cerca di risposte o semplicemente per sentire il suo profumo di muschio bianco.
Non aveva lasciato nulla per il quale avremmo potuto almeno provare a rintracciarlo.
Mi mancva, mi mancava costantemente.
E non c'era un solo secondo che non pensai a lui, alla canzone, al nostro bacio, alle parole dette, alla fontana ma soprattutto non riuscii a dimenticarmi dei suoi occhi e al fatto che voleva rivedermi.
Il suo essere misterioso mi faceva impazzire, volevo conoscerlo ma non poteva fare a meno di nascondersi.
Era un ragazzo solitario un po' come me.
Mi piaceva da morire e più si nascondeva più lo desideravo.
Mi ricordo il suo sorriso, non quello provocatorio, ma quello dolce e premuroso, quello che ti mangiava con gli occhi, che ti faceva sciogliere.
Mi sentivo leggera quando stavo con lui e credetemi non c'è sensazione più bella.
<<Rescott, vuole farmi vedere come si esegue questo esercizio alla lavagna spiegandolo alla classe?>>
Cazzo.
Non stavo ascoltando niente della lezione, all'ultimo compito di matematica presi 4 e avevo promesso a mia madre che lo avrei recuperato, ma non in quel momento, non quando la mia testa si era scordata completamente del mondo intorno a me, non quando che i miei pensieri erano dedicati solo al ragazzo dagli occhi di ghiaccio dopo la sua 'misteriosa' sparizione.
Ma in quel preciso momento provai solo ansia.
<<Certo professoressa>> Dissi cercando di mantenere la tranquillità anche se sentivo di stare per avere una crisi di panico.
La professoressa stava scrivendo un'equazione, se così si chiama, mentre io riuscivo a leggere solo un minestrone di lettere mescolate tra di loro.
Mi tremava la mano e non potevo fare a meno di balbettare.
Guardai Sophie con un disperato bisogno di aiuto, e fortunatamente stava escogitando un modo per suggerirmi insieme ad Alexia, una nostra compagna, ma ogni tanto dovevo allontanare lo sguardo per non far insospettire la signora Pickett e ad un tratto Alexia si avvicinò alla prof facendo finta di star male e chiedendole urgentemente di andare in bagno.
Nel frattempo la prof spostò l'attenzione su quest'ultima e per Sophie fu più facile suggerirmi da lontano il resto dell'equazione e così riuscii a finirla prima che la prof si girasse e continuasse a fissarmi in modo suicida.
La prof mi guardò sorpresa.
<<Te la sei cavata per un soffio signorina, ma devi impegnarti di più, ora va a posto, 6.>>
Il mio primo sei in matematica, avrei dovuto essere contenta ma non lo ero poi più di tanto.
Ed ecco che il senso di vuoto ritornò.
Finalmente erano finite le lezioni.
<<Prego, eh>> Disse Sophie sarcasticamente, avvicinandosi a me.
<<Ah si, grazie davvero Sophie, non so come avrei fatto senza di te e ringrazia anche Alexia>>
Ed era vero, senza il loro aiuto mi sarei dovuta aspettare una punizione infinita da mia madre.
<<Sei distante, c'è qualcosa che non va? E' per quello che ti ho detto l'altra volta?>>
<<No! No! Assolutamente! Soph è che senza di lui mi sento come se mancasse qualcosa, qualcosa di indescrivibile e la sua assenza e il solo pensiero che non tornerà più da me, mi angoscia, è quasi un mese che è scomparso dal nulla...>>
<<Lo immaginavo...facciamo una cosa, vieni da me stasera, vediamo un film e mangiamo qualcosa, ti va?>>
<<Va bene Soph e grazie, per tutto.>>
<<Di niente Jay, allora alle 8 da me okay?>> Annuii per poi dirigermi verso casa, accolsi mia madre con un bacio e salì in camera mia, presi le cuffie e ascoltai un po' di musica.
Non feci in tempo ad accorgermi che mi ero addormentata che iniziai subito a prepararmi per andare da Sophie, mi serviva un po' di svago per cercare di oscurare i miei pensieri almeno per una sera.
<<Mamma io sto andando da Sophie, sono in ritardo, ah e ho preso 6 in matematica, ti spiego tutto domani!!>>
<<Tesoro aspetta!>> Mi prende dolcemente il braccio e mi guardò preoccupata.
<<Ti vedo sempre distratta e hai lo sguardo un po' triste ultimamente, va tutto bene?>> E' incredibile come riesca a capirmi mia madre, sa sempre quando c'è qualcosa che non va.
<<Mamma va tutto bene, davvero, domani ne parliamo, ti voglio bene>>
<<Anche io tesoro, ci sarò sempre per te>> Mi abbracció e mi stampó un tenero bacio sulla fronte.
Gli abbracci di mia madre mi fanno sentire al sicuro.
Ci staccammo e dopo aver chiuso la porta iniziai ad avviarmi verso casa di Sophie.
Camminai, ma i miei pensieri continuarono a tormentarmi.
Ero disorientata.
Un senso di confusione si insinuò dentro di me senza lasciare via di scampo, il mio sguardo era perso, io mi sentivo persa, non so dove stessi guardando o dove fossi, ero profondamente immersa nei miei pensieri senza trovare un modo per fuggire e all'improvviso questi vennero ovattati da una voce familiare.
<<Broncio, ehi, alzati, sono stato uno stronzo a lasciarti sola per tutti queste settimane ma vorrei solo che tu ti svegliassi per poterti spiegare e parlarne insieme, okay? Perfavore...>> Mi sentivo frastornata, persa, terribilmente incapace di reagire a qualsiasi tipo di stimolo, non so dove mi stessi trovando e non avevo la forza di aprire gli occhi, realizzai che qualcuno stava cercando di rianimarmi ma fallì.
Sentii un calore, un corpo, qualcuno mi stava trasportando in qualche luogo.
Riconobbi quel profumo.
Era il suo profumo.

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