8.Incontri casuali

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Era sabato mattina.
Per qualche stano motivo quella sera riuscii ad addormentarmi.
Un profumo di pancakes invase le mie narici e mi stimolò ad alzarmi velocemente.
Stavo bene.
Quella crema aveva fatto effetto e io ero di buon umore.
Forse perché io e il ragazzo dagli occhi di ghiaccio stavamo finalmente iniziando a scoprirci.
Din-Don.
Al solo suono della campanella mi ributtai come un sacco di patate sul letto.
<<Sophie, cara, entra pure!>>
<<Buongiorno Melanie! C'è per caso Jackie in casa?>>
<<Si certo! È di sopra, forse sta ancora dormendo, se così fosse svegliala, ho preparato i pancakes!>> Mostrò un sorriso senza distogliere lo sguardo dalla padella mentre fece girare un pancake.
La sentii salire le scale.
Aveva tutte le ragioni del mondo per presentarsi a casa mia, l'avevo preoccupata e non poco.
<<Ehi Jay, sei sveglia?>>
<<Si entra>>
<<Ero in pensiero per te...>> Disse correndo verso di me e abbracciandomi con dolcezza.
<<Sto bene Soph, davvero, grazie per essere qui>>
<<Starò sempre con te Jay, sempre>>tenne a precisare la mia migliore amica.
La abbracciai fortissimo.
Amavo abbracciare le persone a cui tenevo.
Sarei rimasta così tutto il giorno anche d'Estate a 40 gradi sotto il sole.
<<Resta con me oggi>> La pregai facendo il labbruccio.
<<E me lo chiedi pure? Scendi che tua mamma ha fatto i pancakes!!>>
Ah mia madre, mi ricordai che quella notte la sentii piangere.
Mi alzai di scatto e il mio buon senso fece i suoi progressi.
Amavo i pancakes ed era raro che mia madre li cucinasse, eccetto quando avevamo ospiti.
Scesi le scale e accolsi mia madre con un bacio sulla guancia.
<<Buongiorno dormigliona>> Disse lei con un sorriso smagliante.
Sembrava felice.
<<Tesoro vuoi fermarti a fare colazione con noi?>> Disse mamma rivolgendosi a Soph sorridendo.
<<Non so mai resistere ai pancakes>> Ammise Sophie mordendosi il labbro.
Risi.
Finimmo di mangiare e passammo una giornata tranquilla, io e Sophie avevamo parlato, scherzato e visto il nostro film preferito: Scrivimi Ancora.
Quel pomeriggio ci eravamo messe d'accordo per andare in un locale, dove andavano la maggior parte dei nostri compagni, dove, principalmente si ballava ma c'erano anche dei divanetti e il bancone dove vendevano bevande e qualche snack.
Avevamo bisogno di svagarci un po' sperando di non incontrare nessuno che conoscevamo.
Sophie uscì un attimo di casa per prendere i vestiti e i trucchi per stasera, le nostre case erano praticamente attaccate, così mi feci coraggio e decisi di andare a parlare con mia madre che stava facendo dei conti per il suo negozio.
Volevo chiederle perché stava piangendo.
Ero sempre stata una ragazza molto timida ma la maggior parte delle volte ero impulsiva.
<<Mamma, posso entrare?>> Dissi con un tono umile sperando che non la stessi disturbando.
<<Amore, entra!>> Disse lei volgendo ancora lo sguardo su quelle carte facendomi segno di entrare.
Decisi di non fare troppo giri di parole e di dirle subito il motivo per il quale ero entrata.
<<Perché stanotte hai pianto?>> Mi resi conto di essere stata troppo diretta e cercai di non incrociare il suo sguardo ma fallii, vidi i suoi occhi diventare lucidi anche se sperava che io non me ne accorgessi e scosse la testa.
<<Niente amore, non preoccuparti, ora devo sistemare un paio di cose, stasera esci con Sophie?>> Cercò di cambiare a discorso e la assecondai, capii che non le andava di parlarne e non volevo farla stare peggio e misi da parte la mia curiosità per un instante.
<<Ehm si, ma non faremo molto tardi promesso>> L'ultima cosa che volevo era farla preoccupare più di quanto fosse preoccupata di quello per il quale la faceva stare male.
Era arrivata Sophie.
Iniziammo immediatamente a cambiarci, consapevoli che se avessimo iniziato anche mezz'ora dopo il dovuto saremmo arrivate troppo tardi.
Io misi un vestito non troppo corto color panna senza spalline e degli stivaletti mentre Sophie una gonna e una camicia a fiori rossi con il colletto e dei sandali con un tacco alto poco sotto i dieci centimetri.
Come al solito ci mettemmo un filo di mascara ma niente di più, questa volta non mi lasciai trascinare dalla tentazione di mettere il rossetto, era troppo scomodo mentre i capelli li lasciammo entrambe al naturale.
<<Noi andiamo mamma!>> Gridai dalla porta.
<<Okay tesoro! A dopo!>>
Prendemmo un taxi, dato che, ancora non mi sono iscritta al patentino, cosa che avrei dovuto fare la scorsa estate ma la mia pigrizia non me lo permise, anche se era comunque vietato portare persone ma dettagli.
Appena arrivate, ci precipitammo all'ingresso e risi per una battuta che Sophie aveva fatto un momento prima e iniziammo a ballare.
C'era un pezzo che io adoravo, così iniziammo a parlare cercando di sovrapporre le nostre voci alla musica ma con scarsi risultati, così decidemmo di ballare e basta.
Ad un certo punto scontrai la testa con un tipo che stava ballando alle mie spalle.
Entrambi ci girammo, massaggiando il punto in cui ci eravamo scontrati.
<<La prossima volta fa più attenzione, grazie.>>
Cercai di essere più acida possibile fino a quando non mi accorsi che era 'Jace'.
Rimasi allibita, non mi aspettavo di vederlo qui.
Lo squadrai, era bellissimo.
Stava ballando con una ragazza, era bionda, alta, sexy, le cingeva la vita.
Feci di tutto per non rimanerci male ma non potei farne a meno.
Gli occhi stavano iniziando a diventare lucidi.
Ma infondo non stavamo insieme, lui poteva stare con chi voleva, anche se aveva detto che io lo facevo stare bene.
Basta, basta, basta.
Mi si formò un nodo allo stomaco, mi schiarii la gola e trovai il coraggio di parlargli.
<<Che ci fai qui 'Jace'?>> 
<<Secondo te? Sto ballando>> Disse in modo acido continuando a ballare con la bionda.
<<Lo vedo>> Dissi squadrandolo.
<<Mi hai fatto male, broncio>>
<<Continui a chiamarmi così quando quello che si lamenta sempre sei tu>> Dissi io con aria di sfida, soddisfatta della mia risposta continuando a ballare, cercando in ogni modo di dimostrargli che mi stavo divertendo.
Non so come ma ci ritrovammo entrambi a due centimetri di distanza, nel frattempo vidi Sophie che continuava a ballare ma allo stesso tempo vedeva la scena.
Mi prese i fianchi e mi attirò contro di lui.
Mi venne un brivido lungo la schiena per quel gesto inaspettato e per quanto la mia coscienza mi dicesse di non farlo, lo lasciai fare e mi avvicinai sempre di più a lui facendomi lasciare dei minuscoli baci sul collo.
Di colpo lo allontanai dopo aver realizzato quello che stavamo facendo.
<<Non voglio essere una delle tante, quindi se non ti dispiace, vado da Sophie, divertiti con la biondina>>
Mi fece un ghigno.
<<Lo farò>>
Ma che aveva quel ragazzo!
Un momento prima era dolce e premuroso e poi faceva lo stronzo.
I ragazzi.
Devo dire che ci rimasi davvero male, mi aveva fatto credere di essere importante e invece sembrava che non gliene importasse niente.
E anche quella sera mi ero persa nei suoi occhi.

Don't Let My Hand GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora