Let you go,
nei media.taehyung / yoongi.
Taehyung stringeva il nodo della cravatta per l'orgoglio della sua famiglia.
Aveva detto addio all'ubbidienza, sbattendo la porta di casa con uno zaino in spalla e nessun posto dove andare. Irresponsabile. Aveva camminato tutta la notte, le sue stesse parole gli si rivoltavano contro e la luna non si faceva vedere. Si era chiesto cosa sarebbe successo se avesse risposto diversamente, se fosse rimasto seduto sul letto della sua camera ad ascoltare le macchine che passavano.
Sua madre non l'aveva fermato, ma Taehyung non era sicuro di voler essere la pedina del suo gioco.
Si era seduto in un parco. L'acqua dolce del lago lo aveva consolato.
La notte aiuta a pensare.
Pensava a quello che non aveva fatto, e a come avrebbe dovuto invece smettere di organizzare le sue paure.
Nessuno sapeva abbracciarlo come desiderava, rimaneva solo la stretta al petto e il bicchiere di latte e menta tra le mani.
Era ritornato a casa il giorno dopo. Aveva preso le sue cose con la promessa di tornare a recuperare il resto, quando sua sorella gli urlava di tutto e poi si sedeva sul pavimento e metteva tutto in uno scatolone.Ma anche quando pensava di aver voltato le spalle alla sua famiglia, si sentiva ancora parte di quella casella imbrattata che portava il suo nome.
E fin quando su quella tavola quadrata la regina avrebbe continuato ad aggirarlo, la fine sarebbe stata ben lontana.─ ┘
Taehyung strofinò le mani sulla lana leggera dei suoi abiti nuovi. Era il completo che gli aveva regalato sua madre quel Natale, come per invitarlo a firmare l'iscrizione alla facoltà di economia che aveva esibito come biglietto d'auguri. Quella superficialità lo faceva sentire scomodo. A stringersi in quell'aria altezzosa di sola finzione, Taehyung era scosso dal brivido di poter essere corrotto dalla sua immagine allo specchio. Non è narcisismo. A vedersi in modo diverso eccedono i battiti.
-Taehyung, come sei elegante- disse sottovoce la signora Park, arrestando le sue parole per rivolgergli un sorriso complice.
-Jimin è in casa oggi? - chiese nonostante conoscesse bene la risposta.
-È in camera sua, te lo chiamo subito.-
La madre di Jimin scomparve dietro la porta in mogano. Appoggiò la mano sul legno, e percorse con le dita il telaio. Marchiava i suoi palmi con i graffi che aveva conferito il tempo. Aveva la continua esigenza di allungare la mano verso qualunque cosa stuzzicasse l'interesse. Era un vaso rotto alla ricerca meschina di qualsiasi sensazione, percezione, suono, che potesse farlo sentire mezzo pieno. La capacità di sentirsi soddisfatti, però, non esiste. Era come allungare la mano fuori dalla finestra per catturare la pioggia, ritrarre il palmo e non riuscire a vedere nulla se non una scia di riflessi. A Taehyung sembrava di tenere il cielo tra le mani. Ma tutte le cose belle finiscono.
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Gondry - k.t., м.ү.
Fanfiction❝ Il Martedì é una fastidiosa spina sul palmo della mano: anche sotto il getto d'acqua il bruciore persiste. ❞ ☛ Taehyung dimenticava le chiavi di casa ogni Martedì, finché non cominciò a scordarle di proposito.