capitolo 2, ho scritto una lunga lettera alla luna.

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⊱ 네시, 4 O'clock

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⊱ 네시, 4 O'clock.


Nostalgia felice, l'istante in cui la memoria rievoca un bel ricordo che riempie di dolcezza. Il concetto nipponico contesta, la nostalgia triste non esiste. La tristezza è un'approfittatrice, una ladra di attenzioni. Salta i pasti, si mangia le unghie ed è sconsiderata. Non sa fare giustizia.
Nostalgia, i dolci dietro la vetrina di una pasticceria. L'affetto profuma di crema pasticcera e le mani hanno lo stesso odore dei vestiti. Nel vicinato il petricore si mischia all'aroma dei Mandu. In piazza il carnevale è una giostra di Hanbok. Piroettano i colori in una danza virosa sulla terra asciutta. Minaccia il sistema nervoso come morfina, e si ci addormenta tra le braccia dei ricordi. Le colline sorridono, non si lamentano delle linee malinconiche che indossano la sera. Taehyung riavvolge la cassetta, per il solo piacere di martellare il cuore con le vecchie canzoni preferite. Perchè sotto la luna l'usignolo non ha nome. La notte è una sfera indistinta, e ogni canzone è trascinante se l'ascolta sul tetto di casa. Lo stomaco si riempe di sentimento, i brividi irradiano calore. Sorride, la nostalgia è un ossimoro.

Taehyung camminava lungo la strada di casa stringendosi nel suo lungo cappotto caramello. Un senso di stanchezza gravava sui suoi occhi. Si abbandonò a quella debolezza. Una soffice sciarpa gli avvolgeva il collo, ondeggiando ad ogni passo. Il naso usciva dal suo nascondiglio, lasciando che l'aria fredda si posasse sulla punta come una camelia dalle sfumature tenui. Le gocce imperlavano il vetro dei negozi, riflettendo le luci provenienti dalla strada. Rosso, giallo e verde lampeggiavano ogni qual volta che una macchina faceva il suo passaggio. Regalavano fascino al suo riflesso ostile. Il suo lungo cappotto dandy lo faceva apparire un giovane arrogante, dai lineamenti immortali e la superbia infernale. Illusione. Il suo riflesso non era pallido.
Sospirò, gli sguardi indiscreti non riuscivano a smorzare l'orgoglio. Il suo capriccio all'ordinario era però scolorito. Ora era succube del previdibile, e si sdegnava del suo ritratto: mancava di semplicità ed eleganza sorgiva. La frangia solleticava gli occhi maliziosi, gli abiti lo appesantivano, e progrediva la sua bellezza. Ormai non distingueva più i lineamenti infantili. Aveva diciannove anni, usciva da solo la sera, usava i  fazzoletti di carta per disegnare e non aveva mai imparato a cucinare.
Nostalgia. Il tempo versa le sue ultime lacrime prima di accogliere la primavera. La superbia svanice, i pensieri sono cagionevoli, la bile è nera e sproloquia parole che si ammorbidiscono sulla pelle.
Era la stagione delle passeggiate sotto agli alberi di ciliegio, il periodo in cui nella città di Daegu si accendevano le lanterne. Il tempo in cui fiorivano i primi amori, quando il cielo si colorava di fuochi d'artificio, e i ragazzi strappavano un bacio alla persona che amano. Sdolcinata attrazione, si può negare l'invidia con una smorfia fallace, ma se si strugge il cuore diabetico si diventa insaziabili, come quando si saltano i pasti e lo stomaco sopporta due castighi: la voglia e la nausea da pentimenti. 

La primavera nasconde i privilegi, si attarda. Taehyung è ignaro, non sa di poter sorridere al nemico. Avrebbe rivolto i suoi sorrisi al riflesso della finestra in cucina, riempiendo le sue giornate di ricordi, finché quella calda nostalgia che lo rendeva felice, sarebbe svanita.
Prima o poi Taehyung avrebbe smesso di ricordare il sapore dei Mandu sul palato, e li avrebbe cucinati arrichendo gli zigomi di fervore. I colori della primavera si sarebbero insinuati tra le mani scottanti d'ispirazione, e avrebbe inviato un messaggio alla luna una volta lasciata andare la lanterna.

Gondry - k.t., м.ү.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora