Una città trafficata. Persiane gialle in periferia, il motore che scoppia e al citofono nessuno risponde. Il Martedì aveva lasciato la roba stesa sul balcone, e le foglie gocciolavano sulla pelle, il vetro tremava. Musica metalizzata da film, e i colori cambiano come sotto all'ombrellone al riparo dal sole. Le mani stringevano la stoffa dentro le tasche e le matite gli punzecchiavano i palmi. Tra la strada e il portico, immagine da cartolina, il gusto del crepuscolo é acerbo. I fiori perdevano i petali. Ora, giocavano a rincorrersi nell'ingresso. Il Martedì è sempre stato un mistero per Kim Taehyung. Anche adesso, seduto sugli scalini davanti alla porta chiusa del suo appartamento, ripensava agli eventi della sera prima, maledicendosi per aver dimenticato per l'ennesima volta le chiavi di casa.
Era il giorno della settimana la cui puntualità era irritante. Il giorno che non conosceva la notte. Un universo in subbuglio travestito da amico. Siamo tutti un po' falsi, ma, adesso, lo sono anche i giorni della settimana. L'orologio intorno al polso impediva ai minuti di scorrere, e le stagioni scivolano dal finestrino della metropolitana. L'apparenza trae in inganno, sopravvive anche senza acqua. Le coincidenze hanno perso l'innocenza e le sventure si accavallano come le onde. Sale e sabbia rispondono alla provocazione e bruciano i graffi anche quando la schiuma si ritira.
Non avrebbe dimenticato tutte le volte che aveva sbattuto la testa sul banco per mantenersi sveglio, le ore trascorse sulle scale antincendio, il fumo che si addossava alla camicia come le calamità naturali, e le piccole fughe a mezzogiorno perchè le ore di Storia del Martedì capitavano sempre lo stesso giorno ogni anno. I paragrafi di storia erano incorniciati dai suoi schizzi bizzarri, dalla sua calligrafia orrenda, e le gesta della dinastia Joseon non conoscevano l'impressionismo, ma ne ritraevano i fiori.
Taehyung non si abbandonava allo studio. La monotonia è una discarica, lo stress mangia le unghie e la creatività non esiste. Gli esami sono un riciclo del convenzionale. I miti rimangono sempre i girasoli e si ci entusiasma sempre per i colori nipponici. Ed erano proprio questi ad avergli rubato l'anima e la prudenza. Taehyung immaginava la sua mente come una tela di Kandinskij, il cui astrattismo ritraeva la stravaganza dei suoi pensieri. Taehyung non voleva essere un solo colore, ma un'intera opera. Le linee tracciavano il loro percorso per poi schiudersi in armoniose curve ricalcandone la travagliata immagine delle sue fantasie. La sua mente vagava alla ricerca di sfumature, sbavature, dettagli di cui sapeva apprezzarne i difetti. Voleva inglobare l'assurdo e farne un manifesto. Non voleva accettare limiti, ma trovare in ognuna delle sue tele quel particolare che lo rendeva diverso dagli altri. Taehyung era un sfumatura calda tra i colori freddi e conversava per ossimori. Non conosceva l'alfabeto degli architetti, ma indossava sempre una cravatta a fiori.
Il Martedì era il giorno degli avanzi, il giorno dedicato alla palla prigioniera, quello delle tremende prove di flauto della sorella. Il giorno in cui Tooniverse trasmetteva gli episodi dei suoi anime preferiti. Ma nelle giornate di pioggia il bus arrivava sempre in ritardo, e l'umido piaceva solo al fiorista del vicolo cieco. Il Martedì ricorrevano le lunghe telefonate con il suo migliore amico, il suono martellante della lavatrice che risvegliava le pareti, e sua madre smanettava con il cellulare come un adolescente. Il grigio le faceva venire il mal di testa, diceva.
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Gondry - k.t., м.ү.
Fanfic❝ Il Martedì é una fastidiosa spina sul palmo della mano: anche sotto il getto d'acqua il bruciore persiste. ❞ ☛ Taehyung dimenticava le chiavi di casa ogni Martedì, finché non cominciò a scordarle di proposito.