XV - Taehyung

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Era lunedì pomeriggio, il lunedì dopo quel disastroso sabato sera con Jimin e Jungkook, e Taehyung, come sempre faceva a quell'ora, si stava recando al canile per la sua solita visita a Donut. Se da una parte non vedeva l'ora di arrivare -in fondo erano due giorni che non vedeva il suo cagnolino e ne stava già sentendo la mancanza- dall'altra avrebbe preferito gettarsi in mezzo alla strada e farsi prendere in pieno da un'auto in corsa pur di non rivedere la progenie di Satana. Era sicuro di non aver mai odiato tanto qualcuno come stava odiando lui in quel momento. Certo, aveva iniziato a vederlo per il malvagio demonio che era già da quando aveva contattato Jimin per la prima volta, ma ora che aveva spezzato il cuore del suo amico, ora che era la causa delle sue lacrime, era addirittura tentato di fargli del male. Come avrebbe potuto farlo non lo sapeva ancora, era sempre stato un pacifista convinto e se doveva dirla tutta era anche la prima volta che provava antipatia verso un'altra persona, ma sapeva per certo che se si fosse ritrovato davanti Jungkook quel giorno, un insulto ben poco velato al suo essere cattivo gli sarebbe scappato di bocca.

Sovrappensiero, considerando che probabilmente avrebbe fatto meglio a chiedere a Namjoon hyung come si potesse veramente offendere una persona -era abbastanza sicuro che dire alla personificazione della cattiveria quanto fosse cattivo non sarebbe mai stato efficace, neanche un po'- si ritrovò improvvisamente di fronte all'ingresso del canile. Deglutì a vuoto, sentendosi strano ad essere lì per la seconda volta senza Jimin -e anche la prima aveva come causa l'ingresso di Jungkook nelle loro vite, le coincidenze della vita. Aveva sempre visto quella come una loro cosa, sua e di Jimin, con Donut che poi completava la più adorabile delle foto che la sua mente avesse mai scattato -e anche la fotocamera del suo cellulare, dato che una foto del genere esisteva davvero e gli faceva pure da sfondo e da screensaver. Invece, ora, Jungkook aveva rovinato tutto. E sì, si rendeva ormai conto che per il suo amico non era così. Nonostante volesse bene al loro cagnolino, Jimin al canile ci andava solo per poter vedere il più giovane e quella che, in realtà, era una cosa sua e di Jungkook, non l'aveva mai considerata una cosa sua e di Taehyung. Si era arreso pure all'idea di essere lui quello di troppo, ma la consapevolezza di questi fatti non allontanava di certo la sensazione strana che l'essere solo in quel momento gli aveva provocato.

Cercò di non pensarci, per evitare di imbronciarsi e di farsi vedere da Voldemort in quello stato, giusto per non dargliela vinta e dargli ulteriore motivo per gioire delle loro sofferenze. A quel punto, con in testa solo e soltanto il suo adorato Donut, che non vedeva ormai da quasi sessanta ore, varcò la soglia di ingresso, dirigendosi senza indugi verso la grande gabbia dove sapeva che lo avrebbe trovato. Il solo pensiero di poterlo finalmente rivedere gli fece tornare il suo solito ed enorme sorriso, sorriso che morì quando, una volta giunto a destinazione, trovò soltanto la gabbia di Donut. Vuota. Non morì soltanto il suo sorriso, ma anche la sensazione strana, e vennero entrambi rimpiazzati da un broncio e dal panico. Si diresse in quel giardino sul retro, quello in cui i cani venivano lasciato liberi in alcuni momenti della giornata, dove lui stesso portava Donut per giocare, e lo chiamò a gran voce, ma nessun cane gli venne incontro come aveva invece sperato che accadesse. Rientrò di corsa, veloce e disperato, cercando qualcuno che potesse dargli delle spiegazioni, delle indicazioni, qualsiasi cosa che gli facesse capire cosa stesse succedendo e dove accidenti fosse quel cane, fino a che non si sentì chiamare da una voce familiare "Taehyung!"

Jungkook. Era ovvio che ci fosse il suo zampino in questa storia. L'aveva già detto che era cattivo, no? Non c'era altra spiegazione, non gli bastava aver distrutto Jimin, il suo amico, ora voleva anche portargli via il suo cane. In un solo secondo sentì tutte le convinzioni che si era portato avanti sin dall'adolescenza sgretolarsi, l'essere contro la violenza e il voler essere sempre gentile erano tutte stupidaggini quando ci si ritrovava davanti esseri del genere. Si girò di scatto e con grandi falcate lo raggiunse, avvicinandosi tanto da ringhiargli direttamente in faccia nel tentativo di sovrastarlo -l'avrebbe fatto volentieri, almeno, se non fosse stato tanto alto.

The Loft ll [NamJin] [YoonSeok] [TaeJiKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora