||CAPITOLO 5||

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-Cosa ci fate qui?- disse Maria sorpresa e spaventata - Potreste almeno bussare o farvi annunciare. Non diede nessuna risposta ma solo una smorfia annoiata da quelle parole così gentili e cortesi ma era Maria a pronunciarle. Caterina infatti vedeva in lei solo un mostro che avrebbe ucciso suo figlio, il futuro erede al trono francese e doveva impedirle di unirsi con lui e soprattutto doveva farla tornare in Scozia. Ma in quale modo? Caterina era furba, con molte genti al suo servizio e abile con i veleni quindi avrebbe optato per una di queste opzioni, dalla più buona a quella più malvagia che avrebbe ucciso la giovane fanciulla. Ma purtroppo anche Maria aveva i suoi trucchi e le sue alleanze segrete al castello quindi non poteva agire così facilmente per complottare contro di lei.
Un sorriso di sfida.

-Dovete andare via da qui prima che la malvagità di queste mura vi colpisca lasciando un segno indelebile. Lo dico per il vostro bene, mia cara! Maria la guardò scuotendo la testa, alcune ipotesi su quella scenata di compassione le sfiorarono la mente ma non ci fece caso. Caterina accennò un passo verso di lei per chissà quale motivo ma indietreggiò d'istinto. Maria non voleva nessun contatto o troppa vicinanza con la regina perché più volte tentò di ucciderla o di rovinarla così da impedire qualsiasi matrimonio o collegamento che la facesse vivere a corte. C'era suo figlio Francesco in mezzo ma questo non permetteva a nessuno di rovinare la vita e la reputazione di qualsiasi giovane ragazza, soprattutto se regina di un paese così legato alla Francia.

-Io sono qui per ordine del Re e di mia madre. È mio dovere far rispettare l'alleanza concordata. Caterina sbuffò annoiata e Maria osservò quel suo gesto così pieno di sentimenti soprattutto disprezzo e fastidio verso la risposta appena data.

-Non amate nemmeno mio figlio, persino lui non contraccambia. Maria la fulminò con lo sguardo, occhi pieni di odio la osservavano impietriti. Se pensava che due parole potessero ferire una regina così giovane ed esperta come Maria, si stava sbagliando di grosso.

-Pensate di farmi paura? O che queste vostre parole mi portino a scappare quando non ne ho nessun motivo per farlo? Voi non sapete nulla di ciò che accadrà. Caterina non capì la sua ultima affermazione ma sorrise comunque con la testa alta e occhi socchiusi in segno di sfida. Sicuramente sarebbe andata a caccia di informazioni su quello che non sapeva sarebbe successo così da prevenire disastri o non incontrare brutte sorprese.

-Non mi sfidare piccola regina. Stai giocando in una partita troppo pericolosa con giocatori troppo abili. Perderai.
Maria inarcò le sopracciglia sorpresa: la donna davanti a lei le stava dando troppe prove dell'odio che provava e di tutto ciò che poteva farle, solo per proteggere suo figlio da chissà quale motivo a tutti sconosciuto. Maria non aveva mai fatto nulla di male, dall'età di 6 anni aveva vissuto in convento senza mai uccidere o fare qualcosa di pericoloso. Era una buona, semplice e giovane regina con una madre in un'altra nazione e una corona in testa troppo pesante per lei, ancora inesperta ma già piena di doveri. Non trovava appropriato ciò che diceva Caterina così una rabbia cieca le possedeva il corpo.

-Uscite! Subito! Caterina sorrise soddisfatta e uscì subito dalla stanza come voleva lei. Maria si sentì offesa e in pericolo...se avesse messo in atto tutti quei piani, lei sarebbe riuscita ad attaccare a sua volta? Non lo sapeva e sperava di non doverlo scoprire mai, che quelle parole rimanessero solo tali. Infatti tutte quelle scelte che riteneva problemi  erano passati in secondo piano mentre quelle minacce così facili da ricordare il suo pensiero fisso. Solo una cosa era certa per quella ragazza in quel momento: era sola in quel castello tra intrighi e pericoli impossibili da cancellare o almeno allontanare.
 
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Francesco attraversava il corridoio noncurante di tutto e di tutti ma qualcosa attirò la sua attenzione improvvisamente. Bash stava conversando con una guardia accanto le grandi vetrate ed indicava con un dito alcune zone del giardino. Ma nonostante fosse di profilo e non fosse possibile verderlo, anche Bash si girò verso Francesco come se fossero due calamite. Quei occhi parlavano e sapevano già tutto, anche del perché di quel rancore. Ma c'era una caratteristica che tutti apprezzavano e odiavano di Francesco: la sua rivalità con il fratello. In quei momenti usciva una parte di lui mai vista ,nemmeno in battaglia, che chiunque temeva: infatti era violento e terribilmente impulsivo. Bash lasciò andare la guardia che si diresse verso il lato opposto del lungo corridoio mentre Francesco si avvicinava sempre più a lui come un felino che raggiunge abilmente la sua preda. Un sorriso falso apparve sul volto di Bash ma lui sapeva già cosa lo aspettava e sapeva anche come contraccambiare i colpi. Sospirò quando si trovò faccia a faccia con lui. D'altronde con la sua carica di futuro re, il Delfino di Francia poteva permettersi tutto senza fare nulla e questo comprendeva l'argomento Maria, cosa che stava molto cara al giovane bastardo che tutti apprezzavano nonostante la sua illegittimità. Questa sua qualità di comprendere e piacere alle persone solo parlando o sfoggiando le sue abilità uccideva Francesco dentro, ribadendo di continuo che lui non avrebbe mai conquistato nessuno da solo perché non era capace di nulla, oltre ad alterarsi e fare l'arrogante. Quei bei abiti di tessuto pregiato Rosso e terra di Siena non faceva di un uomo un Re ma solo dipingevano un ragazzo che per via ereditaria doveva salire al trono ma con nessun merito o qualità particolare. I nobili lo volevano al comando solo per il suo carattere che avrebbe permesso loro qualsiasi cosa senza severa punizione.

Fino A Consumarsi - ||Reign|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora