|| CAPITOLO 9 ||

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Normandia

- Vi andrebbe una storia, signorina Maria?

Era una ragazzina così curiosa e gioconda che non aspettò un attimo ad annuire. Nonostante il suo lungo abito nero ricoperto da un grembiule grigiastro e sporco di terriccio, la piccola erede al trono francese era una vera e propria birbante, ma il suo entusiasmo era l'unica cosa che rendeva il convento più piacevole.

Era un luogo abbastanza piccolo e riservato, nascosto tra i campi di frumento e i boschi. Gli ambienti al suo interno erano stretti e di numero inferiore ai soliti conventi francesi: una biblioteca, la piccola torre che fungeva da sala di scrittura, una decina di  camerette, una cucina direttamente annessa alla sala da pranzo e un piccolo chiostro.

Quest'ultimo era la chicca del complesso: il lungo colonnato circostante racchiudeva un giardino di erba verde accesa e gli arbusti smeraldo che nascondevano tra le foglie i piccoli e delicati boccioli di rosa.

Un ambiente totalmente in contrasto con la struttura vera e propria: la pietra era ormai nera e usurata dal tempo, con qualche coccio caduto a terra e mai riparato. Le porte erano tutte in legno scuro d'ebano e le finestre non lasciavano intravedere l'interno.

Era tutto ciò che rimaneva come speranza per la giovane Maria, lontana dalla sua Scozia e dalla sua famiglia.

La badessa apri una pergamena con disegnato un elegante e dettagliato albero genealogico. La carta era così rigida e spessa, di un color giallo molto spento dove il nero pece del testo risultava dominante.

Essa indicò alla bambina alcuni dei nomi sull'albero e Maria la seguiva attentamente, osservando le dita muoversi sulla carta con quegli occhi grandi e scuri.

- Questa è la vostra famiglia, Maria. Vedete qui, questo spazio sarà per i figli che porterete a Francesco, il vostro futuro sposo.

Erano parole ancora prive di significato, non c'era alcun tipo di importanza o pesantezza sull'anima della giovane regina. Ma in cuor suo, sapeva già quanto un giorno le avrebbero recato dispiacere.

Il suo spirito libero non esigeva limitazioni o degli ordini, nonostante il suo destino fosse già stato scritto e firmato.

Malgrado avesse solo 9 anni, la sua mente lavorava già come se fosse seduta sul trono.

Le scelte, le responsabilità non avrebbero tardato ad arrivare sulle sue spalle.

- E io cosa dovrei fare qui? Come posso aiutare il mio paese se sono in Francia?

La donna le rivolse uno sguardo carico di pietà: doveva essere difficile insegnare tutte quelle nozioni ad una bambina così innocente, a cui tutta la vita saranno dati obblighi più pesanti di quanto lei potrà sopportare.

- Perché la Francia ha offerto protezione alla Scozia, in cambio della vostra presenza qui. Vostra madre è una donna coraggiosa, non trovate?

Maria scosse la testa.

- Ma sono io qui da sola. Perché dovrebbe essere lei quella coraggiosa? - rispose secca e distaccata. Una vocina del genere che pronunciava queste parole era quasi una pugnalata allo stomaco. - Poi non ricordo nemmeno il suo volto.

La donna fece un lungo respiro: sapeva che non era così facile da ingannare.

- Perché vi ha lasciato, nonostante vi amasse. Forse voi non la ricorderete e nemmeno capirete il sacrificio, ma vostra madre ha affidato sua figlia, sangue del suo sangue, il suo dono di dio più prezioso a noi perché potesse crescere in un clima di pace e serenità. Ha affidato il compito più bello di una donna a noi, alla Francia solo per salvarvi da terribili sofferenze. Capite?

Un momento di silenzio.
I lunghi capelli cioccolato arrivavano a ciocche sul viso di Maria, nascondendo i suoi occhi spenti e la sua bocca indignata. Stava per dire qualcosa, nulla di buono o parziale, ma semplicemente la verità dei fatti vista da una giovane creatura.

- No, non capisco. Nessuna bambina deve crescere senza sua madre, è contro natura. Poi non sarà di certo farmi crescere al sicuro a rendermi una regina forte. Capite?

Qualsiasi altra persona l'avrebbe presa come insolenza ma purtroppo capiva perfettamente il suo comportamento: anche lei era stata abbandonata, proprio in quel convento quando non sapeva nemmeno camminare... Stretta in un lenzuolo sporco, davanti al portone d'ingresso, nell'aria fredda e nella polvere che si alzava dalla stradina.

Il convento l'aveva ospitata, curata e dato ogni riguardo ma nulla poteva cambiare l'odio e la mancanza di una figura cardine come quella di una madre. Una madre che l'aveva lasciata lì, in balia della natura, senza un futuro certo e sola.

Per lei Maria era quasi una sorella minore.

- Io vorrei tanto seguirvi, ma non ci sarò sempre. Anzi, tra qualche anno dovrò lasciarvi e questo mi spezza il cuore.

Una lacrima scese dal viso pallido della badessa.

- Ma vi capisco, vi capisco fin troppo per annoiarvi con frasi come queste. Voglio solo dirvi che il popolo vi amerà se prenderete a cuore le cose come lo fate ora, se ragionate come ora. Non saremo io o vostra madre ma voi a crearvi il vostro carattere, la vostra determinazione.

- Io non volevo...
Maria si sentì terribilmente in colpa per quella reazione così drammatica, ma la ragazza non la fece parlare.

- Che possiate regnare a lungo, mia cara.

La badessa la lasciò da sola, fuggendo tra i singhiozzi. Maria aveva gli occhi lucidi ma fu abbastanza forte da non versare una lacrima, perché sapeva che sarebbe stata la prima di tante altre.

Come promesso, eccovi il nuovo capitolo!
Ho voluto giocare su un flashback che avevo in testa da molto tempo e che finalmente sono riuscita a finire.

Spero vi piaccia!
Alla prossima.

Fino A Consumarsi - ||Reign|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora