"Scappa!"
Quella parola, in sogno, ha il potere di svegliarmi. Sono sola nel grande letto, con il solo riflesso della luna, piena ed enorme, nel cielo. Le imposte aperte, creano quel bagliore argenteo da film romantico. Peccato che in vita mia, di romantico, non ci sia mai stato nulla. Ho perso i genitori quando ero molto piccola, avevo 5 anni e lo ricordo ancora come se fosse ieri.
Un essere, entrò in casa ed uccise la mia famiglia, risparmiando me. Col tempo, ho imparato a mie spese a rimpiangere la morte. Una condanna lunga ben 12 anni, accompagna ogni istante della mia vita, che amarezza.
Comunque, il sogno oramai ha lasciato il posto a quell'angoscia, tipica, del post incubi. Mi concedo, solo per un attimo, di rivedere quei volti che tanto mi mancano. La mamma con la sua chioma dorata e gli occhi verdi, il papà col suo sorriso bonario e l'amore nello sguardo. E' stata dura convivere con la loro perdita, se si somma anche il fatto di dover vivere col loro assassino.
Già, mi ha risparmiata condannandomi all'inferno. Mi tiene con sé, per nutrirsi e sfogare tutte le sue voglie. E' cattivo, crudele e sadico. Guida la sua congrega col pugno di ferro, non ha cuore né anima. Uccide chiunque, per qualsiasi motivo. Tutti tranne me, nonostante lo abbia implorato più volte. Poi ho smesso anche di pregare, quando ho capito che, per lui, era divertimento puro.
Marcus, il suo solo nome genera terrore e paura in tutta la città. Non c'è un'anima che non sappia chi sia lui. Se capita di incontrarlo per strada, ti conviene scappare perché la fine che farai sarà delle peggiori.
Non ho mai capito che cosa lo abbia portato ad essere così, forse, ci è semplicemente nato, cattivo! Mi affaccio al balcone, nonostante la camicia da notte leggera e l'aria pungente. La vista sul mare mi attrae come un faro, non riesco mai a resisterle. Penso ai miei genitori ed immancabilmente, ricordo.
Quella notte in cui, Marcus, fece irruzione in casa spezzando il collo di papà e prosciugando la mamma, mentre io, nascosta nello sgabuzzino, vedevo tutto. Se la mamma, col suo ultimo alito di vita, non avesse detto quelle parole, sarei stata salva. Ma certo lei non poteva sapere, avrà certamente pensato di salvarmi. Spero che, ovunque sia, abbia trovato la pace e non si senta in colpa.
Ed ecco il frastuono che accompagna sempre il suo rientro. Sarà ubriaco, di sangue ed alcool, anche questa sera. Sento le sue urla, un rumore di colluttazione e qualcosa che cade. Avrà certamente malmenato qualcuno, come sempre. La cosa che mi inquieta è il sollievo con cui accolgo il fatto che, questa volta, non tocchi a me. Mi spiace per il mal capitato ma, meglio lui che io.
La porta si spalanca, sbattendo sul muro, ed entra urlando.
"Dove sei, dannata umana, ho fame!" sospiro e rientro, so quanto poco convenga farlo arrabbiare ancora di più. La punizione sarebbe delle peggiori.
"Sono qui, ho preso un po' d'aria" rispondo mesta.
Non replica, mi afferra e mi morde, forte, come tutti gli altri giorni. Strizzo gli occhi, cercando di non irrigidirmi, sarebbe più doloroso, riuscendo nell'intento. Si nutre, dopodiché mi scaraventa via, come fossi uno straccio. Cado sul letto mentre mi guarda e si pulisce la bocca, dal mio sangue.
"Spogliati" ordina. Faccio come dice, ci sono abituata. Mi sale sopra e si sfoga, mentre io stringo il lenzuolo nella mano. Fa male, come sempre, ma è meglio se resto in silenzio. Farò una doccia purificatrice, più tardi.
Finisce e si alza, soddisfatto, barcollando. Ha bevuto molto, stasera, più delle altre volte. Deve essere una delle sue serate, quella in cui pensa al passato. Come lo so? Una volta, uno dei suoi, se lo è lasciato scappare di bocca. Disse che Marcus, molto tempo prima, era umano.
Fu trasformato da una vampira, Maryanne, poi abbandonato a sé stesso. Non ha mai accettato di divenire immortale, cosa che lo ha fatto essere crudele. Non me ne dispiace, con tutto quello che mi ha fatto, provare pena per lui è fuori discussione. Si sta infilando nel letto, quindi mi alzo. Vado nel bagno e mi tolgo di dosso il suo odore, pensando a quanto lo odio.
Trattengo le lacrime, per non dargli motivo di gioia, nonostante voglia ed abbia bisogno di lasciarmi andare. Mi lavo con cura ed esco, sapendo che è già nel mondo dei sogni... sbaglio.
Se ne sta' sdraiato in contemplazione del panorama. Non ha la solita espressione incavolata e cattiva, sembra... triste. Come se volesse essere tutt'altro, in qualche altra parte del mondo. In 12 anni, non mi è mai capitato di vederlo così, tuttavia, sposto alla svelta lo sguardo, per paura di essere scoperta. Mi picchierebbe o anche peggio.
Apro il comò, prendendo alcuni abiti.
"Torna a letto" impone.
"Non ho sonno, vorrei andare a correre e poi, occuparmi del roseto" rispondo con un filo di voce, so quanto poco convenga alzarla in questa casa.
"Non è necessario, domani il roseto verrà estirpato" mi giro di scatto, ferita.
Il roseto è la mia sola ancora alla sanità mentale, senza esso impazzirei, non può farmi questo.
"Perché?" chiedo sull'orlo della crisi.
"Mi ha stufato e tu, ci passi troppo tempo. Mi servi e sono stato fin troppo generoso, lasciandoti tutto questo tempo per il tuo inutile hobby" mi risponde come se fossi una bambina piccola e fastidiosa, che scoccia un genitore.
"Ti prego! Non portarmelo via, ho solo quello" lo supplico.
Un attimo e me lo trovo davanti...
"Devo ricordarti, cosa accade a chi mi contrasta? Osi mettere in discussione la mia decisione?" il tono è calmo, ma la minaccia,latente, vibra.
Abbasso la testa, mortificata. Non per le mie parole, ma per me.
"No, perdonami" mi scuso con un fil di voce.
La guancia arde, dopo lo schiaffo che mi ha tirato. Mi mordo le labbra, forte, per non scoppiare in singhiozzi.
Mette un dito sotto al mento e, guardandomi dritta negli occhi, dice:
"Ricordati sempre, chi comanda qui dentro. Dispongo della tua vita, del tuo corpo e del tuo tempo. Posso fare di te ciò che voglio e, visto che, hai messo in discussione i miei ordini, verrai punita. Non solo brucerò quel maledetto roseto, ma ti cederò ad Alex per tutto il tempo in cui ti vorrà" conclude.
Ed adesso, imploro davvero la morte.
Essere ceduta ad Alex, significa essere davvero scaraventati all'inferno.
Cerco qualcosa da dire ma, lui, è già andato via. Torno a letto e penso a quanto sia azzeccato in questo momento, il mio nome.
Dimenticavo, io sono Persefone.
Ciao a tutti, lettori.
Inizia un nuovo capitolo, con qualche variante...
Solitamente nelle mie storie, il cattivo alla fine si scopre essere un cucciolo coccoloso. Beh questa volta, non sarà così... o forse sì, chissà!
Per cui, preparatevi al regno del terrore per la nostra povera Persefone!
Spero che, anche questa volta, riesca ad appassionarvi. Se così fosse, spero che lascerete tante stelle e commenti!
Un abbraccio, Vale!
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VampireSIAE. Cosa succede quando sei stata cresciuta e costretta a vivere,con l'uomo che ha ucciso la tua famiglia? Volete saperlo? Leggete la mia storia... Pubblicato il 4 agosto 2016.