"Guarda la luce e l'ombra ti cadrà alle spalle" Rita Levi Montalcini...
Mi fa sedere sulla sedia che occupavo quando feci il ritratto. Tira fuori un foglio, dalla tasca dei jeans (ha cambiato look, smesso gli abiti neri e cupi) e lo apre in silenzio. Riconosco al volo cos'è.
Il ritratto che gli feci, che sparì dal blocco, lo aveva preso lui.
"Lo hai tenuto? Ti deve piacere sul serio allora" le parole mi escono condite da molta sorpresa, non me lo aspettavo davvero.
"Beh, non ho mai detto di non apprezzare l'arte" ed ecco il solito Marcus, burbero.
"No, certo, scusa" mi mortifico sempre, quando mette in evidenza la mia stupidità. Ma non credevo,sul serio, che gli sarebbe piaciuto così tanto da volerlo conservare. E' imprevedibile, non capisco mai a cosa pensi, cosa provi...
"Dunque, Alex mi ha detto che avremmo avuto cose di cui parlare. Va tutto bene?" domando, con curiosità crescente. Cammina avanti e indietro, seguo la scia perché è talmente veloce che i miei occhi non tengono il passo. Nervoso, teso, come se quello che ha da dire fosse così difficile.
"Sì, ci sono cose di cui parlare. Ma non credo che questi siano né il momento né il luogo adatti. Mi sento a disagio, in casa loro. Preferisco affrontare il tutto a casa, in un'ambiente familiare" parla veloce, così tanto che mi perdo qualche parola.
"Va bene, se preferisci così. Possiamo anche non parlarne proprio, se ti crea così tanto disagio. Non voglio costringerti" mi dimostro molto più clemente, di quanto lo sia stato lui con me.
"Dovresti conoscermi, nessuno mi obbliga a fare nulla" ribatte seccato. Ed eccolo di nuovo, col suo solito modo. Mi domando davvero che cosa ci sia, di così traumatico, da averlo fatto diventare così, gelido e indisponente.
"Sì, ti conosco. Forse, meglio di chiunque altro. Non c'è bisogno di aggredirmi sempre, ho appena fatto una gentilezza, un grazie sarebbe già un passo avanti, non ti pare?" cerco di farlo ragionare, credo che le parole introspezione e riflessione, non facciano parte del suo vocabolario.
"Io, non dico mai grazie" lapidario, scostante e distante. Ecco come definirlo, non credo proprio che riusciremo mai ad andare d'accordo.
"Va bene Marc, ho capito. Lascia stare..." mi alzo ed esco dalla serra.
La sua mano sul mio braccio, mi costringe a fermarmi. Non stringe, non molto, solo quel tanto che basta a farmi capire che, non vuole me ne vada. Ok, forza e coraggio! Affrontiamo il leone.
"Così non possiamo andare avanti. Non c'è comunicazione, tu non lasci spazio di manovra. Ogni volta che faccio o dico qualcosa, ti inalberi e incattivisci. Capisco di essere un peso per te, me ne rendo conto. Ho quasi 18 anni, non sei costretto a tenermi con te per forza. Kate e Alex, sono più che disposti a farmi restare con loro, per quei pochi mesi che mi separano dalla maggiore età. Possiamo restare, se non amici, almeno in rapporti civili. Sarai sempre parte della mia vita, anche se dall'altra parte del mondo. Ci potremo sentire, se vorrai, scrivere anche. Non siamo obbligati a fare niente che nessuno dei due non voglia ma, in questo modo, distruggendoci così a vicenda, no. Basta con questa guerra, sono stanca di combattere, di essere vessata e di vivere nel terrore di dire, fare, qualcosa di sbagliato, anche solo entrando in una stanza. Non so cosa ti ho fatto, per meritare il tuo odio, ma non sono più disposta a tollerarlo" credo sia il discorso più lungo mai fatto. Peccato che lui, non replichi.
I suoi occhi, brillano nell'oscurità che ci circonda, ed è l'unica cosa di lui che vedo bene. I capelli, sono troppo scuri per essere distinti, il corpo è nascosto nella penombra creata da un cespuglio. Vorrei poterlo vedere con i suoi occhi, notare tutte le sfumature. Ma non è così, non lo sarà mai. Non mi permetterà mai, di arrivare a lui. Trincerato da secoli, dietro un muro invalicabile che non farà mai abbattere. Mi libero delicatamente della sua presa, e mi incammino verso casa. Sono sconfitta, ho riposto in questi piccoli attimi, tutte le mie speranze che, come sempre, vengono spazzate via da lui. Mi ha portato via tutto, nonostante questo, non riesco a fare a meno di cercare un modo per tenerlo con me. Quello che mi spinge a comportarmi così, non so cosa sia. Amore? Non ne ho idea, nessuno me lo ha insegnato. Abitudine? Può darsi. Resta il fatto che, mi ha chiarito quasi da sempre, non vuole essere parte della mia vita. Un sentimento nuovo nasce in me, rassegnazione. Devo farmene una ragione ed andare avanti. Potrei iscrivermi a scuola, non essendoci mai andata. L'Università, dicono sia un passo importante, voglio provare. Oltretutto a Londra, ce n'è una delle migliori, per quanto riguarda l'indirizzo artistico.
Sono a metà della scala, quando dice:
"Non era di Alex."
Mi volto, non capendo a cosa si riferisce. Fa un passo e lo trovo sotto di me, di un paio di gradini.
"Che cosa, non era di Alex?" traspare tutta la mia confusione.
"Il blocco e le matite. Non erano un regalo di Alex. Te le ho comprate io."
Se scoppiasse una bomba, neppure me ne accorgerei tanto sono sconvolta. Non mi ha mai regalato nulla.
"Perché? Voglio dire, grazie mille, ma..." non riesco a finire, non voglio offenderlo.
"Perché ti ho sentita parlare con Kate. Ho visto tante volte i tuoi disegni e volevo fare un gesto... riparatore?" sembra incerto. Termine che non si può accostare al suo nome, per lo meno io non l'ho mai fatto.
"Beh, grazie. E' stata una bella cosa, apprezzo l'impegno ed il gesto" vorrei continuare ma, non me la sento di buttare altra benzina su un fuoco, che è già bello ardente. Salgo un'altro gradino, mi prende per le spalle e mi fa voltare.
"Torna a casa con me, Sef."
E mi accorgo che, sono le uniche parole che volevo sentirgli pronunciare. Faccio di sì con la testa, consapevole del fatto che, aver accettato di tornare a casa con lui, non vuol dire che si trasformerà in un cucciolo coccoloso. D'altronde c'è speranza, speranza che magari potremmo smettere, o meglio lui lo potrà, di farci la guerra ed essere quantomeno rispettosi l'uno dell'altra.
Rientriamo assieme, andando diretti in camera. Inizio subito a fare la valigia, così da non essere impreparata al mattino, rischiando di scordare qualcosa. Lui, si sdraia sul letto e mi osserva.
"Ti fanno male?" chiede mentre sto piegando l'intimo.
"Che cosa?" ribatto.
"I lividi" dice tetro.
"Non più, sono quasi scomparsi e Kate, si è presa molta cura di me. Sarà un'ottima madre un giorno" spiego, per non farlo sentire più in colpa.
"Non credo. Kate è una vampira, non può avere figli" spiega.
Mi cade tutto di mano, mentre mi volto a bocca aperta.
"Una vampira? Ma sembra così... umana!"
"Lo so, ha mantenuto molto le caratteristiche della sua vita precedente. E' molto... materna" conferma.
"Beh, è possibile? Mantenere un lato umano, dico."
"Sì, quando si accetta la propria trasformazione. Le circostanze in cui è divenuta vampira sono state determinanti ad ottenere questo risultato. L'amore ha fatto da fulcro per la trasformazione, quindi ha potuto mantenere intatto il suo lato. Inoltre era felice, lo è tuttora, di passare l'eternità con il mio amico."
Come darle torto, Alex è fantastico...
"Ah, ok, capisco. Un giorno, mi racconterai che cosa ti è successo?" trovo, non so come, il coraggio per chiederlo.
"No, Sef. Non lo farò mai. E' troppo doloroso. Io non ho mai accettato di diventare un vampiro. Possiamo evitare il discorso?? supplica.
"Certo, nessun problema." Ricomincio a fare i bagagli, sentendo il suo sguardo,spiare ogni mia mossa. Non mi volto mai, per non umiliarlo. Mi perdo così, un evento che non capiterà mai più...
La sua unica lacrima, che scende.
Continua...
STAI LEGGENDO
SIAE Moonlight. SU AMAZON.
VampiroSIAE. Cosa succede quando sei stata cresciuta e costretta a vivere,con l'uomo che ha ucciso la tua famiglia? Volete saperlo? Leggete la mia storia... Pubblicato il 4 agosto 2016.