Bad girl, bad news.

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Sono passati due mesi, dalla vacanza al mare. Siamo tornati e le cose sono andate bene fino a adesso. Già, perché sono un paio di settimane che lo vedo strano, sfuggente, immerso in pensieri che non condivide. Vorrei indagare, ma anche io sto passando un brutto periodo, sono giorni che non mi sento bene. Mal di testa, fiacca e nausea costante. Volevo andare dal medico, ma scordo sempre di chiamare per prendere un appuntamento.

Anche adesso, tornando da lezione mi sento spossata, stanca... Mi metterò un poco sul letto, poi studierò. Lui non c'è, è andato a Londra, da una settimana, a trovare Alex, non mi ha portata perché ho degli esami da dare. Mi manca, anche se mi chiama tutte le sere. Sento che qualcosa non va... appoggio lo zaino sul letto, quando un capogiro mi coglie di sorpresa, insieme ad un'ondata di nausea.

Corro al bagno e rimetto, lo sforzo mi fa perdere i sensi...

Mi riprendo che sono sul letto, con dei paramedici che mi misurano la pressione.

"Salve, stia tranquilla, ha solo perso i sensi. I valori stanno tornando normali, vuol mettersi seduta?" chiede l'infermiere. Mi prende per un braccio e mi aiuta a mettermi a sedere.

"Mi dica, come si sente in questi giorni?" si informa.

"Non bene, in effetti. Mi sento sempre stanca, spossata. Dormo molto eppure ho sempre sonno, la nausea non mi abbandona e di notte ho incubi frequenti" spiego, ma io so che cosa c'è che non va in me.

"La sua amica Emerald, che l'ha trovata in bagno, mi ha detto che è molto stressata per lo studio e la lontananza del suo fidanzato. Credo proprio che si tratti di stress, tuttavia un controllo le farebbe bene" propone.

"Non è il caso davvero, sono solo stressata per i tanti esami e le interminabili ore di studio."

"Bene, comunque se dovesse persistere, faccia un controllo in ospedale, va bene?" mi fa sapere.

"Certo, non si preoccupi" lo saluto e lo ringrazio. Mi sdraio sul letto ed Em, subito mi viene vicina.

"Se stare lontana da lui ti fa questo effetto, ti conviene raggiungerlo!" mi prende in giro per smussare la tensione.

"Tranquilla è il preesame, poi passa... comunque adesso faccio un pisolino, sono stanca morta" mi volto e mi addormento subito.

Mi risveglio che già è calato il buio. Mi metto seduta, con la sensazione di non essere sola... accendo la piccola lampada e sulla sedia, una donna, mi guarda come se fossi uno scarafaggio.

"Credo che abbia sbagliato stanza, signora" le dico educatamente.

"Oh no, mia cara, sono nel posto giusto. Sento il suo odore su di te, sei la sua puttana" resto basita, ma chi diavolo è questa?

"Oh, certo, non mi sono presentata. Sono Maryanne, la creatrice di Marcus. colei che lo ha reso un vampiro."

Questa è la stronza che gli ha rovinato la vita! Mi ha raccontato qualcosa, solo che lei lo aggredì una notte e che lui non era pronto ad essere immortale. Non lo ha mai accettato...

"Che cosa vuoi da me?" chiedo, non capendo che cosa ci faccia qui.

"Punirlo" i suoi occhi, da azzurri divengono rosso carminio. Poi il buio.

Quando rinvengo, sono legata ad una sedia. Lui è davanti a me, legato con delle spesse catene. Mi guarda angosciato.

"Marc, che succede?"

"Succede mia cara, che adesso, deve pagare per aver disobbedito. Amandoti ha infranto il patto, sapeva che se fosse successo ci sarebbe stato un prezzo da pagare, il prezzo sei tu. Lui, ti ucciderà e quello sarà il fio da pagare per aver tradito" mi dice quella pazza.

E adesso capisco tutto, capisco perché mi ha sempre trattata male, senza mai un cenno di affetto, una carezza! Mi stava proteggendo, da lei, da quella pazza che ha fatto tanto male.

"Gli infliggerò la punizione più esemplare, non come al suo amico Alexander, farlo vivere col rimorso di aver ucciso il suo grande amore" continua, il suo delirio.

Lui si ribella, la implora, ma lei non sente ragioni. Si piazza davanti a lui lo guarda negli occhi e mormora qualcosa. Lui si trasforma, ancor peggio che dell'essere crudele con cui sono cresciuta. Non ha anima, né raziocinio.

Mi arriva davanti e mi alza di peso. Non mi ribello, né muovo. Coltivo la speranza che in sé ci sia ancora un barlume del mio Marc, che mi riconosca... ma la speranza, com'è arrivata se ne va. Non c'è nulla in lui.

Mi sbatte sul tavolo e mi sale sopra. Sento i suoi denti sul collo, quando un mormorio mi arriva all'orecchio.

"La chiave della stanza segreta, è nel primo cassetto del comò" è la sua voce, la riconoscerei tra mille. Alza il viso e mi guarda...

"Ho sempre voluto solo proteggerti, perdonami. Ti amo, più della mia stessa vita. Sii felice, anima mia" balza lontano, mentre lei urla. Ha capito che cosa vuole fare, si lancia su di lui ma è troppo tardi. Prende un paletto e con precisione da cecchino...







Si pugnala dritto al cuore.

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