Leah ha ragione. Avevo calcolato tutto. Alcuni avvenimenti, però, sono al di là del nostro controllo. Qualcuno lo chiama destino, io la chiamo sfiga.
Non so cosa mi aspettassi esattamente, sognavo quel momento da quando avevo quattordici anni. Mr Clark che mi passa un bicchiere di vino, le nostre dita che si sfiorano, io che gli sorrido maliziosa, lui che deglutisce imbarazzato. Sette anni di attesa e finalmente siamo qui, insieme.
«Quindi tua sorella sta soffrendo per il divorzio dei tuoi genitori.»
Davvero vuole parlare di Chloe? Oppure è solo una scusa per rendere tutto più eccitante?
«Il divorzio di mio padre e della mia matrigna.» specifico, «I miei genitori hanno divorziato quand’ero piccola. E adesso la storia si ripete. D’altronde, è così che funziona. Ci si sposa, poi si divorzia.»
Lancio un’occhiata alla sua fede. Ha le dita lunghe e affusolate.
«Scusami, Dwight, non volevo toccare un tasto dolente. So che tu e tua moglie siete in crisi.»
«Non siamo in crisi.»
«Non è quello che si dice in giro.»
«Chi lo dice?»
Alzo le spalle, «Da quanto siete sposati?»
«Ventun anni.»
«Che noia.» la mia mano si posa con naturalezza sul suo ginocchio.
«Era tutto così perfetto.» mormoro rivivendo la scena sul maxi-schermo.
«Fino all’arrivo di Michael.» ribatte Leah con un sorrisino malefico.
Non vedevo Michael Clark dai tempi del liceo, quand’era un ragazzino brufoloso e occhialuto, e non mi aspettavo certo di vederlo proprio quella sera.
Lo stesso Mr Clark è sorpreso, «Non ti aspettavamo prima del Ringraziamento.»
«Ho lasciato il college.» dice lui con una semplice alzata di spalle, poi mi vede, sul divano, col bicchiere di vino in mano, «Lyla.»
«Ciao, Michael.»
«Lyla era venuta per parlarmi di sua sorella Chloe.» spiega Mr Clark in imbarazzo, «Ma stava andando via.»
«Veramente…»
«Adesso devo fare quattro chiacchiere con mio figlio.»
Piantata in asso per un ragazzino viziato che sente la mancanza della mamma?
«Capisco. Non c’è problema.» porgo a Mr Clark il bicchiere, sculetto fino all’ingresso e lancio un sorriso gelido a Michael che mi fa un cenno di saluto. Non ha ereditato il fascino del padre, bensì il musetto da topo della madre.
«Chissà come sarebbe andata se non fosse tornato a Fairville proprio quel giorno.» dice Leah.
Io la guardo, «Sappiamo entrambe che sarebbe andata in maniera totalmente diversa.»
Non sarei in un cinema con l’ex reginetta della scuola, ma alla mia festa di compleanno. Ancora viva.
«Allora, la prima cosa da fare per rendere questa serata sopportabile è ubriacarci.» passo a Jessica il terzo cocktail della serata.
«Mi fa piacere che siate venute. Questi li offre la casa.» dice Bobby prima di allontanarsi dal bancone per andare ad abbracciare Kim, la sua fidanzata che, devo ammettere, è molto più attraente e molto meno sfigata di quanto mi aspettassi. E sperassi.
«Bobby è ancora carino!»
«Scommetto che nasconde la pancetta sotto quella camicia di flanella!»
Mando giù una lunga sorsata. Devo raggiungere quel livello alcolico per cui la serata diventerà incredibilmente divertente e i ragazzi saranno improvvisamente più attraenti e meglio vestiti.
«Tu e Bobby stavate così bene insieme. Tutti vi invidiavano.»
«Non è un buon motivo per stare insieme a qualcuno.» le faccio notare.
«Non era l’unico motivo.»
«Mi manca Vince.» ammetto, «E questi cocktail non sono abbastanza alcolici!» alzo la voce per farmi sentire da Kim.
«Vi preparo subito altri due Vodka Martini.» sorride per poi tornare dopo qualche istante con i nostri cocktail. Rapida ed efficiente.
«Al liceo eravate degli idoli. Io e le mie amiche volevamo essere come voi!»
Patetica.
Per questo si è presa il mio ex? E sarebbe stato questo il mio destino se io e Bobby fossimo rimasti insieme? Fare la barista? Per fortuna che sono scappata a New York. Sarei dovuta restare là. Ora lo so. Sarei alla mia festa di compleanno in questo momento, circondata da gente elegante e con in mano un vero Vodka Martini. Ancora viva.