Quando, in prima liceo, la professoressa di lettere ci chiese come ci vedevamo da lì a quattro anni, risposi semplicemente Leah Benett. Non c'era bisogno di aggiungere altro, tutti sapevano chi fosse. Dopo essere stata eletta reginetta del ballo ed essere stata ammessa alla Columbia University, credevamo che Leah avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, sfilare a Parigi, recitare a Broadway o persino ottenere un ruolo a Hollywood. Tutti eravamo convinti che un brillante futuro l'attendesse, tutti tranne Leah, perché un giorno prese un flacone di sonniferi e non si svegliò mai più.
All’inizio credevo si trattasse di un omicidio, qualche amica invidiosa o qualche ex fidanzato geloso. Per me era assolutamente impossibile che si fosse suicidata, era così bella.
Ora potrei finalmente chiederle il perché di quel folle gesto, invece le domando: «Cosa ci fai qui?»
Leah sorride, «Sono qui per te, Lyla.»
«Sai il mio nome?» chiedo con un moto di orgoglio.
Non risponde e si gira verso il maxi-schermo. Ci siamo io e Jessica, nel nostro appartamento. Jessica ha tutto quello che odio in una donna. È bella, ricca, intelligente e sexy. Quando ci siamo conosciute, al liceo, dovevamo decidere se essere rivali o amiche. Abbiamo scelto quest’ultima opzione e siamo diventate inseparabili. I ragazzi ci desideravano e le ragazze ci invidiavano. Tutte e due ce ne volevamo andare da Fairville senza farvi più ritorno, così ci siamo trasferite a New York.
Jess sta cercando di convincermi a organizzare una festa per il mio compleanno, ma io non ho per niente voglia di festeggiare. Tutti i miei posti preferiti di New York mi ricordano Vincent.
Non c’è niente di peggio dell’essere mollata a pochi giorni dal proprio compleanno. Soprattutto se è il ventunesimo. Almeno questo è quello che pensavo quand’ero ancora viva.
«Non sei stata mollata.» dice Leah, «Tu eri la sua amante.»
«Noi eravamo innamorati.» rispondo io.
«Lo credi davvero?»
Ho mai amato veramente Vincent? E lui ha mai amato me?
«Almeno io non mi sono scolata un intero flacone di sonniferi.»
Non lascerò che una stupida ex-reginetta mi faccia sentire in colpa per le mie scelte, giudicandomi dietro al suo finto sorriso. E poi a me piace essere l’altra.
Il fatto che un uomo, pur di stare con me, mette a rischio tutta la sua vita: il suo matrimonio, il rapporto con i figli, in alcuni casi, persino il lavoro.
Il fatto di sapere qualcosa che la moglie non sa. Con me suo marito può essere se stesso, mostrarmi com’è veramente senza paura di essere giudicato.
Vederlo di nascosto, mandargli sms piccanti quando so che è a cena con la moglie, chiamarlo quando so che non può rispondere e allora finge che io sia un suo vecchio amico dei tempi del college.
Io ho la mia vita e lui la sua. La quotidianità non m’interessa. Io sono per gli alberghi di lusso, l’idromassaggio, lo champagne a letto, la colazione in camera.
Il problema è che dopo un po’ subentrano i sentimenti - è più forte di me, mi affeziono - e da lì nascono i problemi. La gelosia. La rabbia quando mi dice all’ultimo che non può venire, che c’è un’emergenza in famiglia. La mancanza di sicurezze mi fa impazzire. Letteralmente. Infatti, inizio a comportarmi da pazza. Lo chiamo in piena notte, vado nello stesso ristorante in cui so che è con sua moglie, vederli insieme mi uccide, così come il fatto di non poter essere io quella che gli prepara la colazione la mattina.
E tutto ciò porta, inevitabilmente, alla rottura.
«Ho bisogno di cambiare aria, almeno per un po’.» dico a Jess sul maxischermo.
«E dove vorresti andare?»
«A casa.»
«A Fairville? Stai scherzando?»
«Mia madre è in crociera in Europa, quindi avremmo la villa tutta per noi.»
«Per cosa? Un pigiama party?» mi prende in giro lei.
Non posso fare a meno di sorridere, «Come ai vecchi tempi.»
Jessica butta gli occhi al cielo, «D’accordo... Se ci tieni.»
«Chissà se Mr Clark insegna ancora?»
Anche Jess sorride, «Ora si che ti riconosco!»