Capitolo XII

25 7 1
                                    

Giorni.
Settimane.
1049 messaggi.
157 chiamate.
Sono finalmente riuscita a riavere il mio cellulare, solo con la scusa della scuola, ma i messaggi e le chiamate perse ci sono comunque. Non ho il coraggio di affrontarlo, nemmeno di guardarlo negli occhi. I suoi occhi. Color del mare. La sua folta chioma rossa si intravede in ogni angolo, perciò cerco di scappare appena lo vedo sbucare fuori da qualche angolo.

Normalmente sarei sdraiata sul mio letto ad ascoltare musica o a leggere qualche buon libro, ma ora come ora sono davanti allo specchio, osservando ogni minimo particolare della ragazza riflessa qui davanti, al suo volto poco curato, le occhiaie sotto gli occhi, i tagli sulle braccia...e già, il passato non si può cancellare...non del tutto almeno, c'è sempre quel qualcosa che te lo fa ricordare e sinceramente io ci ho provato, ma riducendomi in questo stato pietoso.

In casa, non c'è anima viva, si perché io mi considero un fantasma che cammina ancora sulla terra, nonostante abbia passato l'inferno, mescolandosi tra gli umani. Perciò decido di uscire a prendere una boccata d'aria, magari guardare le stelle, stare sotto la sola luce della luna e passeggiare sul prato verde del parco, stando attenta a non imbattermi in qualche passante, probabilmente ubriaco o solamente annoiato di stare ad ascoltare le chiacchiere della moglie, troppo pettegola per non raccontare gli ultimi gossip dettati dalle amiche.

Mi stringo ancora più forte nella felpa che indosso, la mia preferita, e percorro la via retrostante al parco per essere sicura al cento per cento che non ci sia nessuno a disturbare la mia lunga e noiosa passeggiata di riflessione.

Cammino fino dove mi porta il mio istinto, poi mi fermo davanti ad una panchina di legno e mi ci siedo sopra. Mi stendo a pancia in sù e rifletto su alcuni punti specifici della mia vita. Porto lo sguardo verso il cielo ricoperto di tantissime e piccolissime stelle, chiudo gli occhi facendomi cullare dal fruscìo che fanno le foglie mosse dal vento, che picchietta leggero sulla pelle scoperta del mio corpo.

Penso a tutti quei pochi momenti felici che mi passano per la mente e alla persona che faceva diventare anche la giornata più brutta che ti sia mai capitata, la giornata più bella e indimenticabile della tua vita.

È notte fonda, non capisco ancora perché la gente gironzoli per le strade e sopratutto per quale assurdo motivo debbano urlare?

Apro gli occhi piuttosto lentamente e mi metto seduta sulla panchina, che poco prima era diventata una specie di comodo letto all'aperto, mi guardo intorno e...
Nulla...solo sfocate figure di ragazzi che si muovono qua e là, senza un vero e proprio motivo preciso.

***

Dopo un paio di minuti passati a torturarmi le unghie delle mani, decido di mettermi in piedi e di tornare a casa.

Mi metto in cammino verso casa e sento di nuovo quelle urla, però adesso aggiunte ad un pianto isterico. Mi faccio coraggio, seguendo quei lamenti e mi ritrovo davanti una persona che, nonostante tutto, non mi sarei mai aspettata di vedere in queste assurde e pietose condizioni.

                                         
                            To be continued...

《Only you》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora