II - Something is changing (?)

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Ho la bocca piena di dentifricio, sto spazzolando i denti seguendo un ritmo lento da svariati minuti. Sono in coma, il mio cervello ancora addormentato e il mio corpo chiedono pietà, stanno bramando il dannato letto. Per l'ennesima volta mi ripeto mentalmente che dovrei andare a dormire più presto, consiglio che non metterò in pratica, ritrovandomi anche domattina con una faccia da zombie.
Mi risciacquo la bocca sputando il tutto nel lavandino. Il tempo di truccarmi leggermente gli occhi e son fuori dal bagno. Fortunatamente i vestiti li avevo preparati la sera precedente, almeno una piccola gioia me la si concedeva ogni tanto, visto il ritardo perenne in cui ero costantemente. Grazie.
Jeans neri, uno stivaletto con tacco nero e una maglietta semplice a maniche corte bianca. Un outfit piuttosto semplice, forse ero troppo anonima nel vestirmi? Avrei dovuto cambiare qualcosa? Indossare qualcosa di più azzardato o provocante?
Rimasi mezza disgustata dal livello di sfigataggine/pena/compassione che provai per me stessa in quel momento. Potevo anche cambiare letteralmente il modo di vestire da testa a piedi, vestirmi come una prostituta pur di farmi notare. Avrei attirato di sicuro l'attenzione, ma il vero problema è che nessuno si sarebbe comunque accorto di ciò che ero veramente. Non so, forse dovrei sorridere di più? O qualche stronzata simile.
- Karla è tardi, svegliati! Io vado al lavoro, ciao!
Mia madre urlò dal piano terra, guardai l'orologio, mancavano quindici minuti all'inizio delle lezioni.
Mi misi apposto i capelli, che quella mattina erano stranamente ordinati. Un ondulato naturale mi incorniciava alla perfezione il volto. C'è qualcosa che non va, sta iniziando bene questa giornata. Indugiai per qualche secondo di fronte allo specchio, misi un po di lucido sulle labbra, presi la borsa e mi scaraventai in sala, rendendomi conto che si stava facendo sempre più tardi.
Dopo aver rischiato d'inciampare appena fuori il vialetto di casa, raggiunsi l'auto e sfrecciai verso scuola. C'impiegai all'incirca quattro minuti per raggiungere il parcheggio. Erano le 8.02, non mi sarei fatta lasciare fuori dall'aula solamente per un paio di minuti di ritardo!

- Karla Camila Cabello Estrabao, è così che si chiama lei.. Non è vero? disse la professoressa di letteratura inglese, scandendo per bene ogni singola parola. Stavo sprofondando dall'imbarazzo. Odiavo il mio primo nome, figuriamoci a sentire quello completo.
- Sì, signora Turner.
- Signorina, Cabello. Signorina. Beh, lei è in ritardo di ben quattro minuti. Dovrei ammetterla alla mia lezione, secondo lei?
- Mi scusi signorina. Non volevo ritardare.
- E ci mancherebbe. Per questa volta accetto le scuse e la ammetto alle lezioni, ma non replicherò una seconda volta.
- Grazie mille, non si ripeterà.
Sentivo un leggero brusìo provenire dal fondo della classe, sapevo che mi stavano prendendo per il culo. Anche io l'avrei fatto. Diventavo una tale sfigata quando l'attenzione ricadeva su di me. Ogni santissima volta incominciavo a balbettare, la voce diventava stridula, le mani sudavano e chi più ne ha più ne metta. Odiavo stare al centro dell'attenzione. Un gruppo di biondine mi guardava sghignazzando. Se fossi stata ben piazzata e alta due metri, le avrei prese volentieri dai capelli e schiaffeggiate per un po'. Ma ovviamente non avevo le palle di farlo. Ero nata per il quieto vivere, non volevo attenzioni inutili su di me, non volevo mettermi nei casini, proprio per questo motivo vivevo la vita in disparte, sempre in penombra. Mi sedetti accanto ad una ragazza in penultima fila, proprio davanti a quelle oche. Ahimè era l'unico posto vuoto.

Lo squillante suono della campana segnò la fine della prima ora. Munita di un po' di pazienza riuscii a sopportar le loro risatine per tutta la lezione.
La mattinata era finita, ero sopravvissuta anche oggi.
Chiusi l'armadietto di metallo dopo aver posato i libri e mi diressi verso l'uscita. Rieccole, starnazzanti più che mai. Mentre continuavano a parlar dei loro discorsi futili ed insulsi durante letteratura inglese riuscii a capire che erano cheerleader tutte e tre. Un cliché scontato e banale : bionde, ricche, oche, e stronze.
Si accorsero di me, si girarono a guardarmi con i loro ghigni dipinti sulle loro facce fin troppo truccate.
- Estrabao ?! dissero in coro, ridendo di gusto. Che diavolo c'era di così divertente a pronunciare un cognome? Erano proprio stupide. Mi girai e le guardai negli occhi.
- Cosa volete? La bionda nel mezzo, penso si chiamasse Kim o una roba simile, mi squadrò dalla testa ai piedi, poi ritornò a ridere.
- Ma voi sempre a ridere state ? Stupide cheerleader. L'ultima parte ovviamente la bisbigliai, ma riuscirono a leggermi il labiale.
- Cos'hai detto sfigata? Kim si avvicinò al mio viso con uno scatto. Okay, maledetta lingua. Non potevo subire l'ennesima presa per il culo e andar dritta per la mia strada come sempre?! Figuriamoci.
La sua amica-galoppina ( bionda anche lei ) le passò un beverone color verde vomito, i tipici per quelle che si fanno le paranoie per non ingrassare nemmeno un etto. Avete presente, no? Aprì la copertura e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai quel beverone schifoso sbattuto in faccia.
- Impara a rispettarci brutta stronza, o la prossima volta ti faremo di peggio Estrabao!
Rimasi di stucco, continuavo a fissarle con la bocca aperta, mentre il liquido colava sul mio viso e sulla mia maglietta bianca.
Se ne andarono verso l'uscita della scuola.
Mi ripulii il viso con la mano, cercando in qualche modo di sbarazzarmene. Quello che mi sembrò un fazzoletto di carta mi comparve davanti.
- Tieni. Pulisciti con questo.
Non guardai nemmeno in faccia la mia salvatrice perché ormai gli occhi mi bruciavano da impazzire a causa del mascara colato.
- Dio, che male! Ti ringrazio, chiunque tu sia ! sfregai il fazzoletto sugli occhi, non smettevano di lacrimarmi.
- Allyson, anzi Ally. Chiamami Ally ! Stai bene?
- Insomma, meglio di prima di sicuro..
Avevo la vista ancora abbastanza sfocata, fino a quando incominciai a veder più nitidamente i lineamenti di Ally. Ma tutte bionde in questa scuola?! Aveva una faccina carina e sorridente, almeno lei non sembrava stronza come quelle tre arpie!
Mi allungò la mano, che strinsi un pò titubante.
- Sono Camila, piacere
- Ewww, che schifo. Ho la mano completamente appicciata da quella bevanda vomitevole!
- Oddio scusami, non volevo sporcarti. Sorrise.
- Tranquilla Camila, non è un problema. Anzi anni fa me ne son beccati 2-3 anche io. Quelle tre sono abbastanza stronze. Fai attenzione!
- Abbastanza stronze?! A me sembrano delle gran bastarde, soprattutto Kim.
- Beh si, ma almeno hai già fatto la loro conoscenza. Sei nuova, vero?
- Si, esatto. Si nota così tanto?
- Un pochino.. Ride Io ora devo andare, prendi anche tu il pullman ?
- Oh, no io no.. Sono in macchina..
- Ah okay, va bene niente allora! Ci si vede Camila..
- Se vuoi ti dò uno strappo.. Te lo darei volentieri..
- Solitamente risponderei di no, però oggi non ho voglia di aspettare in piedi per venti minuti quel dannato bus! disse sbuffando.
Le sorrisi divertita e ci avviammo verso i parcheggi. Abitavamo a dieci minuti di distanza, parlammo un pò del più e del meno. Aveva quasi 19 anni, si era trasferita dal Texas tre anni fa e per questo aveva perso un anno di scuola che non era riuscita a recuperare, era molto credente e fidanzata.. Insomma una ragazza normale, sembrava simpatica. Era già riuscita a farmi ridere un paio di volte in dieci minuti. Un record!
- Grazie mille per lo strappo Camila! Ci vediamo domani a scuola allora! E non ti cacciare nei guai! Mi puntò l'indice contro facendomi un occhiolino, regalandomi infine un dolce sorriso. La guardai allontanarsi per qualche secondo. Per la prima volta dopo anni ero riuscita ad intrattenere una conversazione per più di dieci minuti con una persona che non facesse parte della mia famiglia. Era un traguardo, e mi sentivo bene.
Che qualcosa stesse cambiando finalmente?
Lo speravo, lo speravo veramente.

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