4. Sokolov

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Eleazar Sokolov

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Eleazar Sokolov. È lui il bambino scomparso, quello di cui leggevo su quel fascicolo. 
Sono ferma, immobile, mentre lui mi guarda.
—Hai intenzione di rimanere qui tutto il giorno? Ci stanno già cercando!— Mi ricorda lui, afferrandomi per il polso, che ritraggo immediatamente.
Si gira verso di me e mi fissa stranito.
—E secondo te, io adesso giro con un tipo che sembra appena evaso dalla sua cella? Non so da quanto tempo tu sia scomparso, ma attualmente il New Hampshire fa parte, come il resto dell'America, di un Principato con una legge molto severa!— Comincio a spiegare, ma lui mi fa cenno con la mano e mi afferra di nuovo per il polso. E questa volta lo stringe con così tanta forza che temo possa spezzarlo in un secondo.
—Mi fai male! Ahi! Lasciami!— Mi lamento, ma lui sembra non avere la minima intenzione di allentare la presa. Continua a camminare, e a trascinarmi con sé, velocemente.
Io non posso fare a meno di seguirlo, e a inciampare dovunque i miei piedi poggiano.
—Ma sei vero? Cristo, fermati!— Lo imploro, ma a quanto pare lui è fermo nella sua decisione.
A questo punto, irritata, confusa e spaventata, dimeno il braccio fin quando non lo lascia. Si volta di nuovo e questa volta il suo viso esprime esattamente ciò che prova: probabilmente rabbia, ma a me non importa.
—Smettila di trascinarmi come un sacco!— Esclamo, esasperata. Lui si avvicina di più e la sua altezza mi sovrasta. Alzo il mento per guardarlo e cercare di tenergli testa, ma la verità è che le mie gambe ora sono di gelatina. I suoi occhi sono così brillanti, è come se le sue iridi fossero veramente fatte di diamante. Eleazar stringe i denti e alza una mano, sembra volermi colpire ed è per questo che abbasso il viso e mi copro con le braccia.
Ma non succede nulla.
—Portami in un luogo dove possiamo nasconderci. Evita casa tua perché conoscono di sicuro il tuo indirizzo.— Il tono della sua voce non accetta un no, eppure io veramente non so dove portarlo. Non lo conosco, so solo che si chiama Eleazar Sokolov e che è il bambino scomparso dieci anni fa, come riportato dalla polizia in quel fascicolo.
—Perché non mi hai ancora uccisa? Perché mi porti con te?— Gli chiedo. Lui ghigna, in modo sadico e mi guarda con occhi pieni di malizia.
Mi allontano con il viso quando lui si porta a pochi centimetri davanti a me, e sento il suo respiro. Non ha esattamente un alito che sa di menta e freschezza.
Le sue mani si portano alle mie braccia e stringono i muscoli fino a farmi provare un fastidioso dolore, mentre mi parla con un tono di voce che sembra volermi prendere in giro.
—Vuoi sapere perché ti tengo con me?— Mi chiede, e dalla sua voce notò che è divertito. —Perché tu non puoi fare niente contro di me. Sono più forte, invincibile e tu sei solo una ragazzina che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sai quando l'ho capito? Quando mi hai dato quella mela senza esitare. Avevi paura di me e ne hai ancora, e finché ne avrai obbedirai solo a me. E io, ora, ho bisogno di qualcuno che abbia vissuto qui fuori.— Lo sento schioccare la lingua nel mio orecchio, e quel gesto mi porta a tremare. Non sono coraggiosa, sono una ragazza che finge di esserlo, ma alla fine sono sempre la prima ad arrendersi di fronte all'evidenza. Mi ha in trappola, ha ragione su qualsiasi cosa e me ne vergogno amaramente.
—E ora andiamo. Sono sulle mie tracce.— E mi prende di nuovo per il polso, senza che io possa dire niente. Pensavo di essere più stronza.
All'improvviso si ferma e infila una mano nella mia tasca dove ho il piccolo pugnale. Lo tira fuori e lo tiene tra le dita mentre mi guarda e sorride. —Questo lo tengo io.—

***
Abbiamo camminato a cinque metri di distanza dall'autostrada, nascosti dagli alberi e dai cespugli, almeno questo è quello che dice Eleazar. Non abbiamo parlato per tutto il tempo, nemmeno quando lui ha rubato da uno stendi panni dei vestiti quasi asciutti. Ora indossa qualcosa di decente, perlomeno si è coperto. Mi dispiace solo per l'uomo in campeggio che ha perso i suoi indumenti, e i suoi sandali. Almeno il ricercato non ha preso anche i boxer.
Ora siamo in un autogrill e lui sta mangiando un panino come se non ne avesse mai visto uno. Fortunatamente metto sempre in tasca un po' di soldi in contante.
Tutti lo guardano come se fosse un extraterrestre, un alieno, e non posso dire nulla: i suoi capelli, o almeno quelli che fuoriescono dal cappuccio della felpa, sono così biondi e chiari, sembrano quelli di un bambino, e la sua pelle diafana con quel viso scolpito lo rendono anche più surreale.
Non ho mai visto un commesso così scioccato, balbettante e distratto allo stesso tempo.
Davanti a me ho una tazza di caffè lungo che non riesco a bere. Ho lo stomaco chiuso per l'ansia.
Eleazar sta letteralmente affogando in quel panino.
—Allora, hai intenzione di dirmi almeno chi sei o che sei?— Cerco di iniziare la conversazione. Lui alza lo sguardo verso di me, prima di pulirsi la bocca con il manico della felpa.
—Penso di averti già risposto. Dimmi più che altro te come ti chiami.— dice lui con la bocca piena, per poi bere dalla bottiglietta un sorso d'acqua.
—Scarlett.—
—Bene, Scarlett. Dieci anni fa, quando ero un bambino, dei ricercatori mi hanno rapito e sottoposto a esperimenti. È tutto quello che devi sapere ora.— Mi spiega lui mentre continua a mangiare.
—E ora che sei libero cosa vuoi fare?—
Alla mia domanda lui storce il naso e sbuffa. Sta per rispondermi quando all'improvviso sento qualcuno gridare. Mi giro verso l'uscita è noto che ci sono dei poliziotti.
Le persone del piccolo autogrill si alzano spaventate quando un poliziotto urla: —Eccolo lí! Prendetelo!—
Eleazar mi guarda, vedo nei suoi occhi la parvenza di un piano che avrà già sicuramente elaborato.
—Ruba una macchina, corri, ci vediamo fuori.— Mi ordina e io annuisco. Nel momento in cui accenna un sorriso, dietro di lui c'è già qualcuno pronto a bloccarlo.
Lo vedo girarsi, afferrare il vassioio e colpire il poliziotto con forza, e con lo stesso oggetto si crea uno scudo contro i proiettili prima di sostituirlo con un tavolo.
E mentre lui combatte, io inizio a correre per uscire fuori dal locale.
Quando arrivo al parcheggio, vedo che ci sono tante macchine della polizia in arrivo. Se vogliamo seminarli dobbiamo nasconderci. Mi infilo dentro uno sgabuzzino e tiro fuori il cellulare dalla tasca e chiamo mia cugina.
Magari posso scappare da qui senza Eleazar.
Compongo il numero di Everly e la chiamo. Il Vermont è a mezz'ora da qui, se rimango nascosta finché non arriva ho una possibilità. Non voglio avere nulla a che fare con Eleazar e la polizia.
Sento il telefono squillare e poi la voce di un bambino.
Merda.
—Pronto? Chi è?—
—Ciao, piccolo. Sono la zia Scarlett. C'è la mamma?— Chiedo io, fingendo la voce più dolce che posso. Adam, il figlio di Everly, ha solo sei anni, e se adesso non le dà il cellulare potrei non poter scappare più da questa situazione.
Improvvisamente, in sottofondo sento una voce maschile, che riconosco all'istante. Maximilian.
—Tesoro, chi è?—
—Zia Scarlett, papà.— Risponde il bambino.
Di là continuano gli spari e le urla.
—Scarlett, mi senti?— Mi chiede Max, prendendo il posto di Adam.
—Max, ho bisogno di aiuto. Sono in un autogrill a mezz'ora dal Vermont. New Hampshire. Ti prego, vieni. Sono nascosta in uno sgabuzzino e di là c'è una sparatoria!— Spiego, disperata, terrorizzata. Sto per piangere di nuovo, lo sento. Strizzo le palpebre per evitare che quelle piccole gocce d'acqua fuoriescano dai miei occhi.
—Sto arrivando. Rimani nascosta! Hai qualcosa con cui proteggerti? Una pistola, un coltello, per esempio?— Mi domanda ancora lui e io scuoto la testa prima di rispondere con un secco: —No.—
No, perché Eleazar ha rubato dalla mia tasca il pugnale che avevo.
—Allora nasconditi bene e trova qualcosa di appuntito. Qualsiasi cosa. Noi stiamo arrivando.—
Max stacca la telefonata e io indietreggio verso l'angolo dello sgabuzzino più lontano dalla porta, facendo così cadere una scopa sulla mia testa. Al buio, prendo il manico e la spezzo con il ginocchio, poi lo tengo stretto a me. E rimango ferma.
Maximilian sta arrivando, e mi tirerà fuori dai guai, ma se Eleazar dovesse trovarmi prima di lui... Non so cosa puó succedere. Ma di sicuro nulla di buono, almeno per me.

||Jo||

Io sto solo sorridendo per quello che vi ho appena rivelato.
Ecco tutto!

Stay awesome!
-Jo

Beast Awakened || I Racconti Rapsodici Delle Anime Eccelse(IIII)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora