5. Memoria

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Il rumore degli spari è finito all'improvviso, così come è morta la batteria del mio cellulare

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Il rumore degli spari è finito all'improvviso, così come è morta la batteria del mio cellulare.
Non sento nemmeno le urla che fino a pochi secondi fa mi urtavano il sistema nervoso. Ora riesco a udire distintamente i miei denti battere e il suono del mio respiro irregolare.
È come se il tempo si fosse fermato attorno a me, come se il silenzio avesse divorato ogni clamore e brusio.
La paura mi blocca, anche se vorrei andare a controllare fuori, nonostante l'avvertimento di Maximilian.
Poi succede, vedo la porta aprirsi, e scopro che le mie preghiere non sono state esaudite.
Eleazar è in piedi sulla soglia, e sembra non aver minimamente faticato nell'uscire vincitore da quello scontro. I suoi vestiti "nuovi" sono macchiati di sangue ma il suo viso è perfettamente impassibile. Il modo in cui è immobile con il mio pugnale in mano mi fa capire quanto io sia morta, perché sì, lo sono. Ma non ho potuto fare a meno di disobbedire: non è stata la ribelle dentro di me, ma il mio istinto di sopravvivenza a guidarmi.
Chiudo gli occhi, abbasso il viso e non lo respingo. Se deve succedere, spero solo che sia veloce e indolore.
Morirò qui, nello sgabuzzino, insieme ai detersivi, ai rotoli di carta igienica di scorta, con in mano il manico di una scopa di legno spezzata in due.
Quanto è maligna la vita? Uccidermi qui solo perché sono una domestica è una presa in giro, il colmo dei colmi
Attendo qualche istante, poi mi sento tirare e prendere in braccio.
Inizio a tremare, sto per scoppiare a piangere per l'ansia e il nervosismo.
Non so cosa mi accadrà ora, so solo che il mio fato è in mano a Eleazar, e non puó andarmi peggio di così.
Ho sperato davvero nell' arrivo di Maximilian, ma lui chissà quanto è ancora lontano, mentre questo pazzo psicopatico mi circonda con le sue braccia e mi stringe mentre mi porta chissà dove.
Quando sento il rumore di una porta automatica aprirsi, capisco che siamo fuori dall'autogrill. Alzo le palpebre, e i miei occhi vedono il cielo terso ormai prossimo a scurirsi per accogliere la luna. Spostò il mio sguardo su di lui, sempre con quella espressione sul viso, come se nulla al mondo potesse smuoverlo.
E i suoi occhi, quei maledetti diamanti, sembrano pietrificare qualunque cosa incroci il loro sguardo. Un po' come succede a me ogni singola volta.
—Ti avevo detto di rubare una macchina e aspettarmi fuori. Cosa non avevi capito?— Inizia la conversazione lui, con un tono di voce che nemmeno mio padre usava per rimproverarmi le rare volte in cui lo vedevo.
Ingoio la saliva che si è accumulata sulla lingua e non rispondo. Non so cosa dire: mi sta sgridando, come se avesse qualche diritto su di me, e io sono qui che me ne sto buona e in silenzio come se accettassi questa situazione. Non so che fare.
All'improvviso mi mette giù e tira fuori dalla tasca la chiave per una macchina. Non voglio sapere da dove le ha prese, perché posso solo immaginare cosa sia successo lì dentro mentre io ero nascosta.
—Sai guidare?— Mi chiede, tendendo le chiavi senza guardarmi. Mento e scuoto la testa, per rispondere, e lui sospira.
In realtà so guidare: il mio passato ricorda certi avvenimenti che non riuscirò mai a dimenticare, tipo quando a sedici anni ho rubato la mia prima macchina.
—Non sai guidare oppure non vuoi guidare? Perché per come ti ho inquadrata, se non ne fossi stata in grado, me l'avresti detto prima di correre via quando ti ho espressamente ordinato di rubare un'auto. E ti conviene pensare in fretta: gli sbirri hanno chiamato rinforzi e tu sei qui, con me, complice.— Ipotizza lui, prima di minacciarmi, e ha perfettamente ragione.
Allungo la mano e afferro le chiavi prima di salire al posto del conducente.
Quando entrambi siamo in macchina, avvio il motore e inizio a guidare verso, l'autostrada, lasciando l'auto grill dove ho visto con la coda dell'occhio altre persone entrare, ingenue della scena che si sarebbe presentata a loro una volta dentro.
La macchina che Eleazar ha rubato è un vero rottame. I freni non funzionano bene, il cambio si blocca ogni due per tre. L'unico punto a favore è il serbatoio pieno. Per il resto, l'auto è pronto per essere guidato fino alla discarica.
Con la coda dell'occhio ammiro il riflesso nello specchietto retrovisore.
Eleazar è seduto nei sedili posteriori, e io non capisco perché. E ha pure una postura perfetta, con cintura di sicurezza inclusa.
Guarda fuori dal finestrino degli occhi malinconici con le mani incrociate sul grembo.
—Dove dobbiamo andare, Eleazar?— Chiedo, mentre riporto gli occhi sulla strada.
—Ferrel Peek Road, 21, Haverhill.— Risponde subito, con quel indirizzo che sembra imparato a memoria. Conosco quel posto, c'è una casa abbandonata dove ho passato la notte con alcuni miei amici anni fa.
Non è molto lontano da dove ci troviamo, circa dieci minuti di auto. Fortunatamente ricordo la strada.
Mentre guido con tutta la tranquillità del mondo, e con gli occhi fissi davanti a me, chiedo a Eleazar: —Quando ti avrò accompagnato, mi lascerai andare?—
Lo sento ghignare e rispondere con un —No— divertito.
Ho sperato troppo in una risposta positiva. E non mi conviene nemmeno scappare. Il cacciatore sa sempre come catturare la sua preda e, in questo momento a quanto pare sembro una bistecca al sangue.
Il resto del viaggio in macchina è stato tranquillo, accompagnato dalla colonna sonora della pioggia incessante che è iniziata da poco. Eppure non riesco a smettere di pensare al fatto che Maximilian e i suoi fratelli siano all'Autogrill a cercarmi, e probabilmente a rispondere alle domande della polizia che sono sul posto, mentre io sono insieme ad Eleazar, già lontana di una decina di chilometri.
Quando siamo quasi arrivati, lui scende dal veicolo, entra con furia nella casa, che dovrebbe essere segnalata come "da buttare giù", e non aspetta nemmeno che io parcheggi. È letteralmente sceso dalla macchina in corsa.
Appena porto l'auto sul vialetto, spengo il motore e aspetto.
La casa abbandonata è su due piani, in fondo alla via e separata dal resto delle abitazioni. Ha un piccolo portico, un balcone che si affaccia alla strada al secondo piano. La porta è stata buttata giù, le finestre hanno i vetri spaccati.
Mi ricordo quando sono entrata in quel posto per la prima volta: era notte, come fonte di luce avevo solo la luminosità dello schermo del mio cellulare. Insieme a me c'erano altri due ragazzi, amici di Marissa, una mia compagna di pazzie conosciuta ad una festa.
Mi aveva trascinata in quel posto solo perché io facessi la babysitter al fratello del suo ragazzo. Non che Frank fosse brutto, ma non mi interessava più di una partita di football.
E io non seguo nessun tipo di sport.
Porto gli occhi all'entrata della casa e sospiro.
Non so se devo seguirlo oppure aspettarlo qui. O scappare con la macchina.
Sono una deficiente per non averci pensato subito.
Riaccendo il veicolo, e indietreggio velocemente, prima di accelerare sulla strada.
Continuo a guidare, la via è a senso unico, ma la macchina non mi permette di superare una certa velocità, e dietro di me noto già un furgone pericolosamente vicino, e il suo conducente che inizia a suonare il clacson come un dannato.
Accosto leggermente per farlo passare e gridare: —Schiantati, bastardo!—.
Quando il furgone ormai è lontano da me, premo il piede sull'acceleratore e prego in un miracolo, ma qualcosa non va.
—Stupido rottame, dai!— Sibilo incazzata e nervosa.
Premo di più il piede sul pedale, poi sento l'intero veicolo tremare e venire sollevato. Il mio respiro si velocizza nell'istante in cui lo vedo: nello specchietto retrovisore, l'immagine riflessa di Eleazar completamente fradicio che trattiene e porta in alto con entrambe le mani la macchina senza il minimo visibile sforzo sembra essere fatta per spaventarmi a morte.
Non riesco più a ragionare, e inizio a gridare.
Poi succede tutto velocemente: Eleazar riporta per terra la macchina con violenza, io sbatto la testa contro il tettuccio con forza e, improvvisamente, tutto scompare.


||Jo||

Che botta xD

Stay awesome!
-Jo

Beast Awakened || I Racconti Rapsodici Delle Anime Eccelse(IIII)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora