Capitolo 12.

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Giulio's pov
Il giorno dopo mi sveglio circa alle otto, indosso una tuta e una felpa e poi scendo le scale per fare colazione.

Cerco tra le varie stanze finché non trovo il salone. Con il tavolo bandito con le più prelibate leccornie.

Da una stanza adiacente, forse la cucina esce una donna.
-hello-
(Ciao)
-hello- rispondo al saluto.
-you're Maddalena's boyfriend, no?-
(Sei il fidanzato di Maddalena, no?)
-who's Maddalena?- chiedo non capendo.
(Chi è Maddalena?)
-Elena- dice accigliata.
Non sapevo avesse un secondo nome, come non sapevo che avesse un fratellino, come non sapevo che avesse origini britanniche.
-oh no, my girlfriend is Linda, her boyfriend is Carlo-
(Oh no, la mia fidanzata è Linda, il suo è Carlo)
-he isn't cute or sweet with her and so I thought you were Elena's boyfriend I'm sorry, I made a mistake-
(Lui non è carino o dolce con lei quindi pensavo che fossi tu il suo fidanzato mi dispiace ho sbagliato)
Non pensavo che quel coglione fosse così distaccato da non sembrare nemmeno il suo fidanzato, e invece quell'idiota non si rende nemmeno conto della fortuna che ha: poter fare cose da fidanzati come baciare, abbracciare e coccolare Elena, ogni volta che ne ha voglia; mentre io non posso.

Cala un silenzio imbarazzante, che viene interrotto dall'entrata nella stanza del soggetto della discussione.
-goodmorning-
(Buongiorno)
Si siede a tavola con noi e intinge una fetta biscottata nel caffellatte.

Poi entrano gli altri due partner, senza salutare.
-my dear, how is my flat?-
[N/A: non penso sia giusta la frase ma vvb]
( mia cara, come sta il mio appartamento?)
-it's okay-
(È okay)
-and my beautiful sofa is okay?- domanda con lo sguardo sognante.
(E il mio bel divano è okay?)
Chissà se sapesse davvero cos'è successo su quel divano.
Ridacchio solo al pensiero.
Nel mentre Elena è diventata rossa in viso, anche lei ha pensato la mia stessa cosa, e balbetta un 'okay'.

Qualche minuto dopo entra il piccolo Luca che scocca un bacio sul naso ad Elena e un sulla guancio alla zia, prima di sedersi a tavola, di fronte a me.

-Ciao!- mi saluta.
Poi mi tira un calcio sullo stinco da sotto il tavolo.
Sobbalzo e mi ritrovo a reprimere un gemito di dolore.
Quel piccolo bastardo da grande sarà un bravo giocatore.
-Luca!- lo riprende la bionda.
-vuoi del ghiaccio?- si rivolge a me.
Annuisco appena e la seguo in cucina, zoppicando.

-tieni- mi porge una una busta di piselli congelati.
Mi scappa un sorriso divertito.
-il ghiaccio non c'è, accontentati-
Metto il ghiaccio improvvisato sulla botta e la bionda ci lega un canovaccio per tenere ferma la busta.
-ho solo una domand: perché?-
-è solo geloso di me, mi vuole troppo bene per lasciarmi a qualche altro uomo-
-ti vuole tanto bene-
-già, sono stata come una madre per lui- sospira con lo sguardo rivolto a terra.
Non so come interpretare questa frase.

Torniamo in sala per finire la colazione, durante la quale rivolgo molteplici sguardi carichi d'odio al fratellino.

Finito il pasto sia il cogli... Carlo, sia Linda ricevono una chiama urgente da casa e quando tornano sono a dir poco sconvolti.
-penso di odiare il mio capo in questo istante- borbotta lo scemo.
-perché?- chiede la sua fidanzata.
-devo tornare a casa subito per un turno extra, dice che non c'è più nessuno in ufficio-
-quindi torni a Milano?-
-si...-
-insieme a me, mia madre mi ha telefonato preoccupatissima e dice che la nonna sta male-
-oh-
Un velo di tristezza copre i bellissimi occhi neri di Elena.
Forse perché Linda ha ancora una parte così importante della famiglia.

So che dovrei essere dispiaciuto che la mia fidanzata torni a casa, e invece non posso fare a meno di esultare silenziosamente.

Mentre i due sfigati, con tutto il rispetto del mondo, sono in aereo io sono fuori, in giardino con Elena e Luca.

I due fratelli stanno giocando a pallavolo e io sto seduto su una panchina a guardarli.

-chi non muore si rivede, vero?- dice una voce alle mie spalle.
-ciao anche a te, mamma- dice riluttante Elena.
-strano che tu sia qui- continua.
-che intendi dire?-
-intendo dire che tutti ti odiano qu...-
-non parlare così con Luca nelle vicinanze-
La bionda tappa le orecchie al bambino.
-da quando ti interessi a lui?-

La ragazza mi guarda in cerca di aiuto.
-Luca ti va di giocare a calcio?-
Annuisce felice e lo porto verso la mini porta da calcio.

Non presto molta attenzione a quello che fa il ragazzino, cerco piuttosto di capire qualcosa dall'animata discussione tra madre e figlia.

-ancora fumi? Non ti avevo detto di smetterla?- domanda la signora.
-ti interessa sul serio?- sembra irritata.
-non più di tanto, allora chi è quello là?-
Stanno parlando di me.
-che c'è vuoi spillare soldi anche a lui?-
-non ti permetto di parlarmi così!- cerca di non urlare la madre.
-tu non sei nessuno per dirmi cosa fare, apparte il legame di sangue niente ci lega!- ribatte Elena.
-piccola ingrata!- sento il rumore di ceffone.
-brucia all'inferno puttana!- sento dire dalla bionda, con la voce incrinata.

So che è sbagliato origliare, ma quella donna non mi convinceva e avevo ragione.
Nessuno si deve permettere di sfiorare Elena anche solo con un dito.

Vengo riportato alla realtà dalla pallonata che mi tira Luca, proprio alle parti basse.
-cazzo...- digrigno i denti.
Nel mentre il piccolo bastardo ride a crepapelle.

Quando il dolore si è calmato salgo le scale diretto alla stanza della bionda, che non scende da un paio d'ore.

Busso appena, dubito che abbia sentito.
Socchiudo la porta.
-va via!- tira su con il naso.
-non ci penso nemmeno- entro e mi chiudo la porta alle spalle.
Poi mi distendo accanto a lei, sul letto.

-mi dispiace che tu abbia udito l'ennesima litigata tra me e mia madre- dice tra un singhiozzo e l'altro.
-non ti devi scusare per questo-
-è che...Dio non trovo nemmeno le parole-
Sembra essersi calmata.

Appoggia la testa sul mio petto e incrocia le nostre dita. Un dejavu(?) dell'aereo.

Le sposto i capelli su una spalla e, essendo in canottiera, vedo un tatuaggio: un simbolo indiano probabilmente.

-non sapevo avessi un tatuaggio-
-quasi nessuno lo sa- ammette in un sospiro.
-che significa?-
-karma, hai presente quella filosofia che dice che se fai del bene, l'universo ti premia e se fai del male ti punisce-
Accarezzo i contorni del tatuaggio con le dita, sentendo la pelle incresparsi sotto il mio tocco.
-è rilassante- sospira.

Alza la testa e ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza.
Tengo lo sguardo fisso sui suoi occhi, poi abbasso gli occhi verso le sue labbra: rosee, carnose, invitanti che bacerei ogni volta in cui ho l'occasione.
Infatti è quello che faccio.

Con ancora le bocche incollate, lei mi sale a cavalcioni.
Mi ritrovo a reprimere un gemito di dolore quando accidentalmente fa scontrare le nostre intimità.
-che hai?- domanda ansimante.
-tuo fratello mi ha tirato una pallonata-
-no, questo è troppo vado a dirgliene quattro- si alza da sopra di me.

La fermo tirandola per la mano, di nuovo sopra di me.
-lascia stare, è un bambino-
-un bambino il cazzo, deve imparare a comportarsi bene-
-santo cielo, non sono mica rimasto sterile-
-secondo me ci mancava poco-
-gne gne- le faccio la linguaccia.
-ora baciami se non vuoi che vada da lui a per sgridarlo- sussurra sensuale.
-con molto piacere-

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