Capitolo 13.

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Elena's pov
Abbiamo passato tutto il resto della giornata di ieri a letto a baciarci.

Non so che sia successo ma qualcosa è esploso dentro di me, innescando una serie di sensazioni che non avevo mai provato. E cazzo se mi sono piaciute.
Ho proprio paura di essermi innamorata.

Ho infatti passato la notte rimugiarci sopra e non sono giunta ad altra conclusione, e oltre a ricavarne un mal di testa pazzesco, ho ricavato anche un paio di occhiaie impossibili da coprire con il correttore.

Oggi, invece è una giornata uggiosa: esprime perfettamente il mio umore.
Il giorno ideale per un funerale all'aperto.

Indosso un abito nero e morbido lungo fino a poco sopra il ginocchio e un cardigan nero.
Ai piedi indosso un paio di tacchi col cinturino, e in faccia dopo essermi truccata metto gli occhiali da sole scuri.

Sospiro e scendo le scale.
-buongiorno bionda-
-papà!- urlo e lo abbraccio forte forte.
Sembrano secoli che non lo vedo.

-Dad!- urla il piccolo Luca.
Poi si aggiunge al nostro intreccio, abbracciando solo le nostre gambe, data la sua scarsa altezza.

-che quadretto familiare disgustoso- sento sospirare da mia madre.
Sto per rispondergli di starsene zitta ma, mio padre mi sfiora il braccio per ricordarmi che c'è un bambino.

Poco dopo arriva anche il riccio, il quale si presenta alla mia famiglia.
Non odo particolari commenti da parte di mio padre.

Prendiamo la macchina di mio padre e ci dirigiamo al camposanto della zona.

Lì sono già state sistemate delle sedie, sulle quali si sono già accomodati parenti di cui non ricordo nè i nomi nè i volti.

Sospiro per l'ennesima volta e prendo posto accanto a Giulio.
Appoggia la mano sulla mia ed intreccia le nostre dita.
Quel semplice tocco riesce a calmare la tempesta che ho dentro e allo stesso tempo mi confonde ancora di più.
-andrà tutto bene- sussurra e bacia il dorso della mia mano.
Gli sorrido timidamente.

In un attimo tutte le sedie si sono riempite e la cerimonia può iniziare.

Seguo la messa con attenzione, senza piangere per non far colare tutto quel correttore sotto gli occhi.

Quando il funerale termina, la bara viene messa nel mausoleo di famiglia, accanto a quella del nonno.

-almeno vi si ricongiunti...- sfioro appena la targhetta d'ottone.
Sento avvolgermi per la vita.
Abbasso lo sguardo e capisco di chi sono le braccia.
-ciao- sento dire dal riccio contro la mia schiena.
-ciao- a fatica mi giro e lo abbraccio come si deve.
-sai vero che ho il tuo seno contro la faccia, sarebbe meglio che ti allontanassi prima che non possa più rispondere delle mie azioni-
Arrossisco involontariamente e mi allontano.
***
Sono distesa sul letto e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è dormire.
Non so per quale motivo, ma sono stanchissima.

Sento bussare alla porta.
-avanti- sbadiglio.
-ehy dormigliona-
E chi poteva essere se non Giulio?
-ehy-
Mi stiracchio.
-mi sembri stanca-
Si corica accanto a me e io appoggio la testa sul suo petto, beandomi del suo profumo.
-hai azzeccato in pieno-
Sento di nuovo quelle emozioni allo stomaco.

Senza fare una piega, mi trascina sopra di lui.
Con un braccio mi cinge la vita e con l'altro carezza la schiena e i capelli.
-come mai, hai dormito poco?-
-mmh- non preciso.
Annuisce prima di posare le labbra sulle mie.

Stiamo a baciarci per quelle che mi sembrano ore.
Finché non ci allontaniamo, senza ossigeno.
I nostri nasi si sfiorano.

-nemmeno io ho dormito molto- dice per spezzare il silenzio.
-ah sì?- domando incredula.
-mmh, ho pensato troppo a delle cose- sospira con fare vago.
-con 'delle cose' che intendi?-
-tipo sull'amore, su io e te, su cosa siamo e cose del genere-
-a quali conclusioni sei arrivato?- dico speranzosa.
-non sono arrivato a conclusioni...-

La fiaccola di speranza che mi ardeva dentro è stata spenta in un istante da una folata di vento forte come un uragano.
Sento gli occhi pizzicare e spero con tutta me stessa che se ne vada prima che possa mettermi a piangere come una fontana difronte a lui.

Deglutisco per sciogliere il nodo alla gola.

Non so se ora sto provando più rabbia, dolore, delusione o tristezza; forse un mix di tutte e tre.

-tranne quella che penso di amarti-
Rimango senza fiato.
Deglutisco a vuoto.

Sono sicurissima di avere lo sguardo da pesce lesso.
Ha detto che mi ama, cazzo. Penso tra me e me.

-chiudi la bocca sennò entrano le mosche-
Ridacchio e lo bacio.
Mi stacco da lui solo per toglierli la maglietta.

-Elenaaa!- sento urlare da una vocina minuta.

Affretto a staccarmi da lui e a rotolare dall'altra parte del letto.

Mio fratello corre fino al letto e ci si butta sopra, tra me e il riccio.
-perché lui è senza maglia?- domanda il piccolo.

Allora piccolino, ti spiego, se tu non mi avessi interrotto, io e Giulio avremmo fatto... non sarebbe l'ideale dirgli una cosa del genere.

-emh...ha caldo-
Annuisce e il riccio da dietro mi fa un gesto tipo 'ma che cavolo stai dicendo'.

Luca mi abbraccia e con i spinge via Giulio.

Ad un certo punto sento un tonfo.
-ma che hai contro di me, piccoletto?!- sbotta irritato Giulio.
Il piccoletto ride.
-Luca, devi accettare il fatto che lui sia un mio amico. Non sono solo tua-
-ma...-
-niente ma-

Per non farli litigare oltre, mi posiziono al centro del letto con i ragazzi ai lati.

Il piccolino mi abbraccia e il riccio si gira dall'altra parte ignorandoci.

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