capitolo 6.

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Dopo aver avvisato Alessandra, sia io che Giulio torniamo a casa a piedi.
Durante il tragitto cala un silenzio imbarazzante.
-emh...ti dà fastidio se faccio così?-
Domanda intrecciando la mano alla sua.
Tipica reazione: quando dico che odio essere toccata tutti cercano il mio consenso per farlo.
-no no, tranquillo-
Sembra tirare un sospiro di sollievo.

Ritorna il silenzio, ma questa volta non è un silenzio da riempire: ora ognuno è immerso nei propri pensieri ma sono come collegati dalle nostre mani unite.

-allora...ciao- mi saluta davanti al mio appartamento.
-ciao- agito la mano in risposta.
Cerco un paio di volte di chiudere la porta, ma è come bloccata.
Guardo giù e capisco cosa la blocca: il piede del riccio.
Apro di nuovo la porta.
-come diamine fanno nei film a non farsi male...- si lamenta.
Ridacchio.
-hai bisogno di qualcosa?- domando.
-si, di te-
Non mi dà il tempo di rispondere ché mi bacia.

Mi solleva da terra ed io allaccio le gambe al busto.
-la camera è in fondo a destra- ansimo dopo essermi staccata due secondi dalle sue magnifiche labbra.

In un attimo ci ritroviamo sul mio letto a baciarci; io seduta a cavalcioni su di lui.

Le sue mani mi cingono la schiena e abbassano la zip del vestito, smetto di baciarlo per sfilarmelo dalla testa; poi sfilo la maglietta e slaccio i jeans al riccio.

E quando le sue dita sfiorano la mia pelle sento di essere a casa, nessuno aveva mai avuto questo potere su di me, quelle sensazioni, i brividi, ogni dolore taceva al suo tocco delicato.

Scendo con la bocca a baciargli il petto e l'addome, fino all elastico dei boxer per poi risalire alla sua bocca; vorrei sentire sempre il suo mugolio di piacere quando mi avvicino ai punti sensibili, può sembrare una stupidaggine ma per me è il suono più bello di sempre.

Col bacino disegno dei cerchi immaginari, sentendo l'erezione del riccio premere contro il mio interno coscia e dei versi di piacere da parte sua.

Capovolge la situazione, posizionandosi a cavalcioni sopra di me e riprende a baciarmi.
Scende con la bocca fino al mio collo e incomincia a leccare, mordere e lambire una piccola parte.
Quando realizzo cosa sta facendo mi stacco subito e indietreggio fino a sbattere la schiena contro la testiera del letto.
-scusa, me ne sono dimenticato- gattona per arrivare al mio fianco.
Io non parlo, aspetto che il respiro si regolarizzi.
Mette un braccio attorno alla mia vita e mi attira a sé in uno strano abbraccio poi mi lascia qualche bacio tra i capelli, mentre io sono praticamente appicciata a lui per respirare il suo profumo nel tentativo di calmarmi.
-non volevo mi dispiace- sussurra al mio orecchio.
Annuisco piano comprensiva e alzo lo sguardo verso la sua faccia.
-tutto okay?-
Annuisco ancora e lo bacio.

Ci siamo noi, solo noi.
Siamo due corpi distinti ma uniti nel profondo, un letto. Le bocche umide, le mani che si cercano, si trovano. Gli ultimi vestiti rimasti che scivolano via sul pavimento, assieme alle paure.
Così abbiamo fatto l'amore, non scopato. Sono due cose ben distinte.

Ancora ansimanti ci sdraiamo: lui abbracciato a me con la testa sul mio petto e ci addormentiamo così.
***
Il mattino dopo mi sveglio con un tepore attaccato a me.
Socchiudo gli occhi e vedo Giulio che dorme beato abbracciato a me, così mi tornano alla mente le immagini di ieri notte.

Non posso dare la colpa all'alcool perché ho bevuto solo un Martini, devo incolpare solo me stessa per quello che ho fatto; non importa quanto bene sia stata, non avrei mai dovuto farlo.

Lascio un biglietto sul comodino.

Mi vesto alla velocità della luce e corro all'Università visto il mio ritardo.

Giulio's pov

Ho voglia di lei. Ho voglia di fare l'amore con lei. Ormai questo pensiero mi tormenta giorno e notte da quando l'ho conosciuta. Voglio baciare ancora quelle magnifiche labbra. Voglio annusarle i capelli. Accarezzarle le cosce. Baciarle il seno, il ventre. Stare dentro di lei. Voglio sentirla mia. Mia e basta. Voglio fare l'amore con lei, tutta la notte. Voglio sentire i suoi sospire nel mio orecchio.
La voglio, qui ed ora; ovunque e sempre.
***
Mi risveglio un po' intontito in un letto che non è né il mio nè quello di Linda.

Lo sguardo mi cade a terra: vestiti sparsi ovunque, anche una parrucca con due trecce nere.
Ora ricordo cosa è successo ieri notte, è stata la notte più bella di tutta la mia vita, ho provato delle emozioni mai provate in precedenza.

Noto sul comodino un biglietto ripiegato, lo apro e cerco di decifrare una calligrafia incomprensibile, seppure abbia scritto in stampatello; sembra la tipica scrittura da writer, tutta spigolosa a tratti poco comprensibile. Dovrei regalarle un corso di bella calligrafia.

Abbiamo fatto una cazzata.
-Elena

Non definirei proprio così una delle cose più paradisiache della terra.

Indosso i vestiti di ieri sera e torno al mio appartamento, fermandomi prima in cucina per fare colazione, non penso che dispiaccia ad Elena bevo un po' del suo caffè nella caffettiera.

-ciao, tu che ci fai qui?- sento chiedere alle mie spalle.
-stavo aspettando Elena- mento con nonchalance.
-guarda, ora è uscita e torna per mezzogiorno, non ti conviene aspettarla- si posiziona davanti a me la ragazza mora dell'altra sera, amica di Elena, in teoria si chiama tipo Alessia o qualcosa di simile.
-ah non lo sapevo, tolgo il disturbo allora. Ciao- saluto la ragazza.

Torno al mio appartamento e mi butto di peso sul letto, il quale sembra così freddo e vuoto senza di Elena e mi addormento così: ancora con i vestiti addosso e abbracciato al cuscino per cercare un minimo di conforto.

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