capitolo 8.

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Elena's pov
L'esame è andato benissimo, superato a pieni voti; questa sera bisogna festeggiare.

Ora invece sono sdraiata sul mio letto a guardare per la milionesima volta American Horror Story, in attesa della sesta stagione; però come ogni volta che non ho nulla da fare, penso, a Giulio, alla vita, all'amore, a Giulio aspè... Forse l'ho già detto...comunque anche alla mia infanzia.

Costantemente passata tra qui: Milano e lì: Londra dai vari parenti.
Mio padre vive a Londra e quando ventun anni fa venne in Italia per un viaggio di lavoro conobbe mia madre e dopo nove mesi nacqui io.
Anche se, il matrimonio dei miei genitori lo reputo uno dei più grandi fallimenti della famiglia: litigano sempre, mia madre è più attaccata ai soldi di papà che al suo cuore, lei che passava le giornate al country club (?) provandoci con tutti gli uomini pieni di soldi, dimenticandosi completamente dei vari compleanni, saggi di pianoforte, gare di nuoto, partite di basket che si sono susseguiti negli anni.
Almeno mio padre cercava di organizzare dei compleanni stupendi e veniva a tutte le mie esibizioni e gare sportive.
E sempre quell'essere meschino appena mio padre andava a lavoro si portava uno di quei tipi del club nel letto e io sapevo tutto, ma non potevo dire nulla Papà per la troppa paura che avevo nei confronti di mia madre, la quale mi minacciava appena cacciava di casa il povero malcapitato che era stato preso per il culo.
Però c'è da dire che quella schifosa qualcosa di buono l'ha fatto: cinque anni fa, i miei genitori vollero riallacciare i rapporti e ristabilire l'ordine, così mia madre portò in grembo per nove mesi il mio fratellino Luca: la mia uni
ca ragione per passare a casa ogni tanto; ma questa cosa non servì a molto perché appena lui imparò a camminare, la mamma riprese la sua solita vita mondana, fregandosene completamente di lui e lascinandolo a me. Senza perdere l'occasione di schernirmi e giudicarmi per la mia scelta di università anche se a me non frega un cazzo della sua opinione.

Tutto questo pensare mi ha fatto venire voglia di muovermi: a pensarci bene, è da tantissimo che non vado in palestra e ho perfino l'abbonamento. [N/A enorme cazzataaa!]

Tiro fuori da sotto il letto la mia sacca da ginnastica, contenente di tutto e mi avvio verso la palestra.

Arrivata lì, striscio la carta e vado negli spogliatoi, dove indosso i pantaloncini da basket dei Chicago Bulls, il top sportivo [N/A quello delle foto tumblr, tipo della Calvin Klein], le scarpe da ginnastica e faccio una coda alta.

Seguendo tutte le indicazioni e girando per tutta la palestra, riesco ad arrivare al campo da basket coperto, questo dimostra quanto io vada in palestra.

Prendo una palla e dalla zona prestabilita eseguo qualche tiro libero.

Poco dopo si avvicina un tipo alto con i capelli neri tenuti in una cresta, gli occhi azzurri e un fisico scolpito.
-hey dolcezza, guarda che il campo da pallavolo è quello- indica un altro campo.
-già qui si gioca a pallacanestro!- fa eco un secondo ragazzo.
-hai una vaga idea di quanto me ne posso fregare?-domando retorica- Io sono venuta qui per giocare a basket-
-non ce ne frega un cazzo. Noi siamo qui per giocare e tu ci staresti occupando il campo-
Coglione...
-va bene, se vuoi giocare facciamo una partita uno contro uno-
-e io?- domando l altro ragazzo.
-zitto- ammonisce il tipo- okay dolcezza, solo una partita io e te- sorride sghembo.

Daje, è troppo facile giocare contro del moro; sarà anche grande e grosso ma non sa muoversi.

-dolcezza, sei brava- asima con il fiatone.
-tu no-
Torno in spogliatoio per farmi la doccia: vedere gente così incapace mi fa venire voglia andarmene.
***
Dopo l'ennesima persona, sconosciuta, che mi fa i complimenti per l'ottimo risultato dell'esame, posso finalmente andare al bancone a ubriacarmi: come dal mio programma.

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