14. amici

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Un altro piovoso giorno dei primi di ottobre.
Stetti tutto il giorno chiusa in casa con la febbre.
La noia era la mia unica compagnia.
La casa era silenziosa, e nelle prime ore del mattino fu avvolta da una fitta coltre di nebbia.

Le finestre appannate non permettevano di vedere il giardino con gli alberi quasi spogli.
Mi alzai debolmente e mi diressi verso la finestra.
Passai una mano sul vetro, subito si bagnò.
La asciugai sulla coperta che tenevo addosso e guardai fuori.

Il flebile cinguettio degli uccellini si mischiava al suono delle auto che sfrecciavano sulle pozzanghere.
Qualche foglia si staccò ormai secca dagli alberi, andandosi a mischiare con fanghiglia sottostante.

Restai a guardare gli alberi qualche altro minuto, poi tornai trascinando i piedi verso il letto.
Non ne potevo più di fissare il soffitto bianco e monotono.

La TV non funzionava da due giorni perché l'antenna era stata colpita da un fulmine e il mio unico compagno elettronico era il cellulare.
Anche lui, però, pareva annoiato e triste, infatti non emetteva nessun suono da circa tre ore, quando mi era arrivato l'ultimo messaggio di Rose che mi augurava di rimettermi presto.

Poi un suono.
Un "bling" che squarciò il silenzio della casa.
Allungai curiosa il braccio verso il cellulare, per vedere chi si fosse preso il disturbo di tenermi compagnia.

C'era un messaggio da un numero che non conoscevo.

"ehi"

"chi sei?"

"sono Christian, Cameron mi ha detto che stavi male. Ho pensato di passare a salutarti."

I miei occhi vagano impazziti da una parola all'altra di quelle due righe.

Christian aveva veramente pensato a me?
O si trattava di uno dei suoi soliti scherzi?

"ehi, fa freddo nel tuo giardino"

Ma che?!

Corsi alla finestra senza davvero sapere cosa stavo facendo.
Mille pensieri vorticavano nella mia mente.
E se fosse stata solo un'altra delle sue prese in giro?
Se una volta che mi fossi affacciata alla finestra mi fosse arrivato un altro messaggio in cui mi diceva che stava scherzando?

Aprii la finestra senza guardare.
L'aria gelida colpì il mio viso.
Aprii lentamente gli occhi.

Lui c'era.

Era lì, in piedi sotto la mia finestra.
Alzó lo sguardo e fece un cenno col capo, come se trovarsi sotto la mia finestra fosse la cosa più normale del mondo.

Solo dopo mi accorsi che stavo sorridendo.

<Ehi ragazzina, posso salire? fa davvero freddo> Come potevo dire di no a quel sorriso?

Mi ricordai in quel momento che indossavo la mia camicia da notte e che dovevo avere un aspetto orribile.

<ehm, sì, arrivo>
Corsi in bagno, mi sciacquai il viso e pettinai i capelli.
Mi lavai i denti anche se lo avevo già fatto poco prima.
Volevo essere presentabile.

Corsi di sotto e per poco non caddi dalle scale.
Quando arrivai alla porta abbi paura di non trovarlo lì fuori.
Aprii la porta.
Cigolò leggermente, poi riuscii a vederlo.

I hate you, I love you. ||Christian Collins ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora