15. Luke

1.7K 54 8
                                    

<tutto a posto?> chiesi sperando di non aver rovinato quel momento.

<sì... credo che dovresti andare a misurarti di nuovo la febbre, hai le guance rosse>

Non credo di essere arrossita per la febbre, ma l'importante era mantenere quella sintonia che si era creata.

<già, vado su>

<ti accompagno> si alzò e mi accompagnò in camera mia.

Aprii la porta e lui mi seguì, in silenzio.

Rovistai nell'armadietto del bagno finché non trovai il termometro.
Cercai di prenderlo, ma si vede che mia madre lo aveva messo a posto e ovviamente lo aveva lasciato sul ripiano più alto.

Tornai in camera, un po' timida.
<non arrivo al termometro, puoi aiutarmi?>

Si alzò dal letto senza parlare.
Era pensieroso.

<ecco> disse porgendomi il termometro.

Mi sdraiai sul letto e posizionai il termometro sotto il braccio.

Non potei fare a meno di guardarlo in tutta la sua bellezza.
Possibile che si trovava ai piedi del mio letto, seduto, mentre mi misuravo la febbre?
Non poteva semplicemente scrivermi di andare a cena fuori?
Io i ragazzi proprio non li capivo.
E Christian era davvero misterioso.

<Becca> la sua voce mi arriva come da un sogno.
Lo vidi avvicinarsi a me.
Si piegò.
I nostri visi erano separati da pochi centimetri.
Il mio respiro diventava sempre più pesante.

<il termometro>

<cosa?>

<il termometro. sta suonando> sfilò il termometro e controllò la temperatura.

Che delusione.

<37.8, ti rimetterai presto>

<menomale> la mia mente però vaga ancora sull'immagine di noi due così vicini.
Così vicini ma così lontani.
Tra noi c'era sempre una certa distanza, un muro invisibile che non riuscivo a superare.

<beh, forse è ora che vada>

Non volevo che se ne andasse.
Era durato tutto troppo poco.
Abbassai lo sguardo triste.

<ehi> sussurrò dolcemente <tornerò>
Quella fu l'ultima parola che disse prima di uscire dalla mia camera.
Fece un cenno col capo e poi sparì dietro la porta.
Restai ad ascoltare il rumore dei suoi passi, fino al cigolio della porta.
Restai col fiato sospeso, poi la sentii chiudersi.

Se ne era andato.

Tornai a sentirmi come prima.
Vuota.
Quel sorriso, quegli occhi.
Mi sentivo morire.
Morivo dalla voglia di rivederlo.

Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dall'immagine di noi due insieme.

***

La luce penetrò dalla finestra, illuminandomi il viso.
Mi coprii con un cuscino.
Quella mattina non avevo proprio voglia di andare a scuola.

Il fastidioso trillo della sveglia mi ricordò per la terza volta che dovevo alzarmi.

<mammaaa! dove hai messo le miei cuffiette?!>

<non le ho prese tesoro, chiedi a tuo padre>

Chiesi a papà se avesse visto le mie cuffiette, ma rispose che "non gli piaceva la musica" e che non le aveva viste.
Infastidita mi preparai.

I hate you, I love you. ||Christian Collins ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora