<tutto a posto?> chiesi sperando di non aver rovinato quel momento.
<sì... credo che dovresti andare a misurarti di nuovo la febbre, hai le guance rosse>
Non credo di essere arrossita per la febbre, ma l'importante era mantenere quella sintonia che si era creata.
<già, vado su>
<ti accompagno> si alzò e mi accompagnò in camera mia.
Aprii la porta e lui mi seguì, in silenzio.
Rovistai nell'armadietto del bagno finché non trovai il termometro.
Cercai di prenderlo, ma si vede che mia madre lo aveva messo a posto e ovviamente lo aveva lasciato sul ripiano più alto.Tornai in camera, un po' timida.
<non arrivo al termometro, puoi aiutarmi?>Si alzò dal letto senza parlare.
Era pensieroso.<ecco> disse porgendomi il termometro.
Mi sdraiai sul letto e posizionai il termometro sotto il braccio.
Non potei fare a meno di guardarlo in tutta la sua bellezza.
Possibile che si trovava ai piedi del mio letto, seduto, mentre mi misuravo la febbre?
Non poteva semplicemente scrivermi di andare a cena fuori?
Io i ragazzi proprio non li capivo.
E Christian era davvero misterioso.<Becca> la sua voce mi arriva come da un sogno.
Lo vidi avvicinarsi a me.
Si piegò.
I nostri visi erano separati da pochi centimetri.
Il mio respiro diventava sempre più pesante.<il termometro>
<cosa?>
<il termometro. sta suonando> sfilò il termometro e controllò la temperatura.
Che delusione.
<37.8, ti rimetterai presto>
<menomale> la mia mente però vaga ancora sull'immagine di noi due così vicini.
Così vicini ma così lontani.
Tra noi c'era sempre una certa distanza, un muro invisibile che non riuscivo a superare.<beh, forse è ora che vada>
Non volevo che se ne andasse.
Era durato tutto troppo poco.
Abbassai lo sguardo triste.<ehi> sussurrò dolcemente <tornerò>
Quella fu l'ultima parola che disse prima di uscire dalla mia camera.
Fece un cenno col capo e poi sparì dietro la porta.
Restai ad ascoltare il rumore dei suoi passi, fino al cigolio della porta.
Restai col fiato sospeso, poi la sentii chiudersi.Se ne era andato.
Tornai a sentirmi come prima.
Vuota.
Quel sorriso, quegli occhi.
Mi sentivo morire.
Morivo dalla voglia di rivederlo.Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dall'immagine di noi due insieme.
***
La luce penetrò dalla finestra, illuminandomi il viso.
Mi coprii con un cuscino.
Quella mattina non avevo proprio voglia di andare a scuola.Il fastidioso trillo della sveglia mi ricordò per la terza volta che dovevo alzarmi.
<mammaaa! dove hai messo le miei cuffiette?!>
<non le ho prese tesoro, chiedi a tuo padre>
Chiesi a papà se avesse visto le mie cuffiette, ma rispose che "non gli piaceva la musica" e che non le aveva viste.
Infastidita mi preparai.
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I hate you, I love you. ||Christian Collins ||
Fiksi PenggemarRebecca ha sedici anni e vive a Chicago. È una bella ragazza, intraprendente, lunatica e coraggiosa. Un giorno, durante la cena del suo compleanno, incrocia lo sguardo di uno dei ragazzi più conosciuti di Chicago: Christian Collins. Basterà uno sgua...