Capitolo 17

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(quando c'è la scrittura così è il pensiero di Sebastian)

Sebastian pov
Cosa ho fatto?
Fisso inorridito il girocollo tra le mie mani e il segno che esso ha rivelato sulla candida pelle di lei.
È lì sdraiata a terra ed io non riesco a muovere un muscolo, come ho potuto essere così egoista? Certo ero arrabbiato ma tradire così la sua fiducia è imperdonabile.
La sollevo tra le mie braccia quasi temendo che nel sonno mi allontani ma questo non succede, le sue braccia si stringono al mio collo come fossi la sua ancora. Magari un tempo lo ero ma ora non sarò più niente per lei, la delusione nei suoi occhi era chiara: non vorrai vedermi mai più.
La metto sul letto e mi siedo vicino a lei osservandola in tutta la sua bellezza, vorrei carezzare quella pelle sempre coperta ma ho commesso fin troppi errori per oggi.
La osservo tranquillo ma presto inizia ad agitarsi e temo che la colpa sia mia, quando è troppo stressata rivive i suoi ricordi o almeno credo sia così visto quanto spesso è successo.
In questo momento starà rivivendo un ricordo pieno di dolore, rabbia e disperazione.

Shaila pov
L'ennesimo rimprovero, l'ennesimo insulto. Dio questa vita quanto fa male.
Perché capita sempre tutto a me? Ogni volta mi ritrovo con la testa fra le ginocchia cercando di far cessare i miei singhiozzi che so alimenterebbero la rabbia di mia madre.
Dovrei stare qui a ricevere continuamente insulti e botte? No, non è questo che voglio.
Mio padre voleva per me una vita piena di gioie, di risate, amori, amicizie ma mi ritrovo sola, senza nessuno.
Prendo la mia decisione. Forse sbagliata, forse stupida ma non mi interessa.
Prendo una sedia e inizio la mia impresa.
È questione di pochi minuti, quasi non mi rendo conto di ciò che sto facendo. La mente distante dal corpo persa nel vuoto, le mani che svolgono gesti assenti ma precisi.
È un attimo.
Il tessuto ruvido sfiora la mia pelle, i piedi che oscillano nel vuoto, il collo stretto in una morsa mortale.
Un dolore atroce si diffonde in me.
Vorrei fuggire da questo dolore ma devo resistere, presto sarà tutto finito: le mie sofferenze, le lacrime e la mia vita.
Tutto sta per finire mentre il buio mi assale.
Colgo un urlo e poi solo il vuoto.

Mi sveglio senza fiato con le lacrime che scorrono sul mio viso. Mi guardo intorno riconoscendo la mia camera, cerco una figura ma essa non c'è. Meglio così non reggerei il suo sguardo pieno di compassione.
Resto a fissare il soffitto mentre mi accarezzo distrattamente il ricordo di quel giorno, la mia cicatrice.
Tutti che si chiedono cosa nascondo sotto il girocollo,pensano che sia un tatuaggio di cui mi sono pentita invece è molto peggio. Nella base del collo ho una cicatrice che lo circonda, quel giorno io tentai il suicidio e la corda mi segnò profondamente il collo. I dottori dicono che l'essere ancora viva è un miracolo divino ma io credo che sia solo una condanna continua.
Sento un rumore alle mie spalle, spero che sia Katrin ma so già che non è lei. Ultimamente abbiamo preso le distanze.
Mi giro lasciando lo sguardo vagare per la stanza ritardando il più possibile l'incontro con i suoi occhi.
I miei occhi la osservano ma rifiutano il contatto con i suoi poiché timorosi di leggervi l'odio.
Dovrei farmi coraggio e guardarlo, chiarire magari ma la compassione che leggerò sul suo viso mi distruggerà l'anima.
L'ho distrutta lo sento, dovrei andarmene da qui, sparire dalla sua vita per sempre. Non mi sarei mai dovuto immischiare nella sua vita, temo che presto andrà in frantumi davanti i miei occhi.
Cosa penserà ora di me? Probabilmente non vorrà più vedermi. Chi vorrebbe stare vicino ad una ragazza che ha tentato il suicidio? Io no, fuggirei lontano da me stessa se potessi.
Dovrei lasciarla sola o starle vicino?
Non so che fare ma non posso continuare ad evitare il suo sguardo.
Devo decidermi ad incontrare i suoi occhi, non importa cosa vi leggerò.
Mi alzo dal letto e mi metto di fronte a lui che è rimasto immobile al centro della stanza.
La sento vicina, mi ero immobilizzato con lo sguardo perso nel vuoto ma ora devo guardarla anche se la paura mi divora.
Lo sguardo si alza lentamente.
Lo sguardo si abbassa lentamente.
Rimando il più possibile l'incontro.
Incontro il suo sguardo.
Il suo sguardo si rivela tormentato.
I suoi occhi lucidi mi guardano timorosi.
Rimaniamo immobili a fissarci, oguno perso nello sguardo dell'altro cercando di decifrare le emozioni che ci attraversano il viso. chissà cosa legge sul mio viso, chissa cosa penserà ora di me.
A cosa starà pensando ora? Mi odia, mi ama? Cosa prova, perché non si muove?
Siamo statue, immobili e fragili. Aspetto un suo gesto come lui ne aspetta uno mio.
Una lacrima lenta scivola sul mio viso.
Le asciugo quella piccola lacrima e la guardo attentamente e dopo di ciò mi volto e vado via.
Fisso le sue spalle mentre va via probabilmente per sempre.
Sapevo che finiva così l'ho disgustato con la mia cicatrice, con la storia che probabilmente ha intuito.
Piange per la ferita che le ho inferto, devo andarmene e lasciarla vivere. Io le causo solo dolore.
Sento la porta chiudersi e rimango sola nel mio dolore come sempre.
Succede sempre così quando scopro le mie ferite tutti fuggono, ricordo ancora lo sguardo inorridito dei dottori di fronte allo sfregio che mi adorna il collo, perché con lui doveva essere diverso?
Solo perché si è mostrato gentile nei miei confronti non vuol dire che sarebbe rimasto.
Sono sola.

Nota me:
Ben tornati cari scusate per il ritardo ma tra terremoto, lavoro, videogiochi non ho avuto molto tempo Xd
Vi è piaciuto questo continuo scambio di pensieri tra i nostri protagonisti?
Volevo provare qualcosa di diverso ditemi cosa ne pensate ciao a tuttttiiiiiiiiiiii

Insieme Per Gioco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora