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Le lampade a neon emanano una luce tremula e pallida sui volti degli studenti che occupano il corridoio.
Appoggio la fronte sull'angolo del mio armadietto e sospiro, non so nemmeno perché sono qui.

Ho ancora quattro lezioni da affrontare prima di poter tornare a casa, l'idea di rivedere mia madre dopo il litigio di ieri sera non mi alletta ma è sempre meglio che rimanere qui ad ascoltare interminabili spiegazioni, fastidiosi mormorii e attendere con ansia che Eyghan si faccia vivo e sbatta lo sportello del mio armadietto come al solito.

Ma lui non c'è e la campanella ha segnato l'inizio delle lezioni almeno dieci minuti fa.

Prendo velocemente i libri che mi servono e mi trascino verso l'aula di algebra in fondo al corridoio, dalla finestrella sulla porta riesco a vedere il mio insegnante che sbraita vicino alla cattedra.

- Oh al diavolo. - sussurro prima di tornare indietro, riporre i miei libri e correre, per quanto mi sia possibile, fuori dall'edificio.

Imbocco la strada principale cercando la fermata dell'autobus che prendevo sempre qualche anno fa e il cuore sembra scoppiarmi non appena la vedo, un po' per la felicità, un po' perché il dolore all'anca sta diventando davvero insopportabile.

Mezz'ora più tardi posso finalmente abbandonare i sedili polverosi del pullman, trovandomi difronte allo stesso cancello che ho visto ieri, stavolta però so cosa provo, paura.

Mi stringo nelle spalle e lo varco, solo adesso mi rendo conto di quanto sia stata fondamentale la presenza di Eyghan ieri, con lui mi ero sentita sicura, adesso sono solo terrorizzata.

Percorro nuovamente i passi di ieri cercando Elisir con lo sguardo, perché ho davvero bisogno di calmarmi, così non appena lo vedo corro ad accarezzarlo.

- Okay, non so cosa sto facendo. - gli dico sfiorandoli il contorno delle narici -Ma andrà tutto bene giusto? - continuo, più per tranquillizzare me che lui.

Poi mi allontano e mi fermo nel bel mezzo del corridoio che divide le due file di box, con un sospiro mi volto dall'altra parte.

La finestrella del box è sempre chiusa ma dal suo interno non proviene alcun rumore.

-Okay, ce la faccio. - inizio a mormorare mentre mi avvicino e poggio le mani sul chiavistello. - Ce la faccio. - ripeto e con uno scatto deciso apro la finestrella.

Il cavallo all'interno del box alza la testa ed io inizio a tremare dalla testa ai piedi, il battito accelera e mi si secca la gola secca.

Poi, finalmente, lo guardo.

That imperfect horse. (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora