Le dame oscure

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"Professor Silente, ho controllato in qualsiasi libro di stregoneria mai scritto fino ad ora e le assicuro che non c'è un singolo paragrafo che tratti di questo ingrediente"
"Va bene Minerva, puoi andare. Per oggi va bene così" disse il Preside, accennando un tenero sorriso alla donna davanti a lui, prima che quest'ultima aprisse la porta e uscisse.
"Professore, come possiamo fare? Manca poco al momento in cui..."
"Lo so, Hermione, lo so. Ginny Weasley è in estremo pericolo e abbiamo bisogno di capire qual è l'origine di questo fantomatico ingrediente"
"Gocce di purezza...cosa potrebbe essere?" riprese Harry, massaggiandosi le tempie.
"Potrebbero essere le lacrime di una vergine o qualcosa del genere?"
"No, troppo banale per un Mangiamorte con i fiocchi. È sicuramente qualcosa di più complicato"
"Ragazzi, cercheremo ulteriori notizie domattina. Ora è il caso che riposiate: avete faticato molto oggi" accennò il vecchio uomo, alzandosi dalla sedia.
I due ragazzi davanti a lui fecero lo stesso: Hermione era in uno stato a dir poco pietoso, con i capelli che sembravano aver preso vita propria e delle occhiaie scurissime che le solcavano il viso.
Aveva davvero bisogno di una bella dormita.
"Grazie per tutto, Professore. A domani"
"Buonanotte" mormorò Hermione, uscendo e iniziando a camminate lentamente lungo le scale di Hogwarts.
"È una bella sfida questa cura, non è vero?" chiese sarcasticamente Harry, allungando un braccio attorno alle spalle dell'amica.
Hermione spostò la sua mano su quella di lui, in un gesto di puro e semplice affetto.
"Puoi dirlo forte. Harry, posso farti una domanda?"
"Conoscendoti, anche dicessi di no me la faresti comunque. Spara" disse lui, sorridendo.
"Come...come fai a non pensare a Ginny? Voglio dire, tu sei innamorato pazzo di lei, ma non sembri preoccupato o in ansia, quanto lo sono io..."
Il ragazzo sorrise amaramente, spostando gli occhi davanti a sé.
"Penso a Ginny ogni secondo, Hermione. Non c'è un momento in cui lei non sia nei miei pensieri, ma questo non significa che debba farmi vedere debole o perdere la speranza. Cosa credi che direbbe Ginny se ti vedesse in questo stato?" chiese, indicando con un gesto veloce della mano il volto della riccia.
"Qualcosa come "Oh Godric, Hermione vai subito a lavarti i capelli e a farti una maschera al viso: sembri Simus sotto effetto di una Pasticca Vomitosa" o qualcosa di molto simile" disse, ridendo.
"Esattamente! E poi, stiamo parlando della mia Ginny: non si farà battere da una stupida maledizione del cavolo!"
"Mi sei mancato davvero troppo, Harry" disse la ragazza, prima di buttargli le braccia al collo e stringerlo in un abbraccio.
"Anche tu mi sei manc-" cercò di dirle il ragazzo Sopravvissuto, prima di venire interrotto da una voce fredda e metallica.
"Guardala, la nostra Grifondoro! Ti lascio due giorni e ti ritrovo tra le braccia di San Potter. Sei banale, Granger" disse, ridendo, Draco.
"Malfoy, vedi di sparire o giuro che..."
"Lascia stare, Harry" lo fermò Hermione, abbassando la bacchetta per lui. "Non vale la pena di sprecare del fiato con persone così subdole e spregevoli" disse, ingoiando il groppo in gola che le si era formato alla vista di quel ragazzo dai capelli d'argento.
"Non la pensavi così fino a qualche giorno fa Granger, o sbaglio?" chiese lui, sarcasticamente, ignorando lo sguardo omicida di Harry Potter.
"Le cose cambiano velocemente qui a Hogwarts" controbatté lei, guardandolo fisso nei sui grandi occhi blu.
"Ho notato"
"Bene, se non è un problema, vorremmo andare a dormire" disse la strega, voltandosi e seguendo Harry su per le scale.
"Aspetta, Granger. Devo parlarti" disse Malfoy, cogliendola di sorpresa.
"Non ho intenzione di spend-"
"È questione di qualche minuto, poi ti lascio andare" ammise lui, con uno sguardo sincero.
Dopo qualche secondo, Hermione guardò prima l'amico accanto a lei e poi lui, sospirando alla fine e roteando gli occhi al cielo.
"D'accordo"
"Hermione, non mi sembra il caso" ammise Harry, senza guardare il biondo.
"Ci metto poco. Aspettami in Sala Comune, d'accordo?" disse, dando poi un bacio sulla guancia all'amico e tornando indietro, posizionandosi davanti a Draco.
Aveva la camicia bianca leggermente sbottonata, che permetteva di osservare parte del suo petto, e i capelli spettinati, segno che neanche lui era rilassato.
"Di cosa volevi parlarmi?" chiese la strega, incrociando le braccia al petto.
"Sono stato un coglione" ammise lui, lasciando Hermione a bocca aperta.
"C-cosa?"
"Hai capito, Granger, quindi non ripeterò. Sto facendo una fatica incredibile anche solo a parlarti, perciò stai zitta e ascoltami" disse lui, alzandosi le maniche della camicia.
"Uhm. Continua"
"Tutte quelle cose che ho detto in Austria, non erano altro che una marea di stronzate. Ero distrutto all'idea di tornare qui e arrabbiato con me stesso perché non riuscivo a esprimere i miei sentimenti p-per te: pensavo che ti saresti allontanata, tornando dai tuoi amici e da quel parassita di Potter. Così ho deciso di allontanarmi per primo, sbattendoti addosso un sacco di cattiverie che non hanno una minima base di verità" continuò, avvicinandosi pericolosamente alla mora davanti a lui.
Iniziò ad accarezzarle una guancia, scendendo poi sul collo e sulla clavicola, facendola rabbrividire.
"Mi manchi Granger e so che non riuscirai mai a perd-" cercò di dire Draco, venendo bloccato da un tocco della strega.
"Per oggi, secondo me, è abbastanza" mormorò Hermione, alzandosi per sfiorare con le labbra quelle del biondo davanti a lei.
Fu un bacio puro, casto e romantico: Draco era rimasto immobile, sensibile al tocco di quella donna.
"V-vuol dire che possiamo..." disse Draco, sogghignando e indicando con gli occhi il suo dormitorio alla ragazza.
"Non ci pensare nemmeno, Malfoy!" disse lei, sbattendogli un pugno sul petto. "Ma questo non vuol dire che non avrò qualche giorno per pensarci su e, magari, cercare di perdonarti" continuò, accarezzandogli il petto.
"D'accordo, Granger" sussurrò lui, guardandola negli occhi nocciola.
"È meglio che vada, o Harry si insospettirà. Buonanotte Draco" disse, lasciandogli un bacio sulla guancia e iniziando a salire le scale, sorridendo come una stupida.
"Notte, Granger"

***

Tornato nel suo Dormitorio, Draco si era buttato sul letto e aveva iniziato a sbottonarsi la camicia: era stanco e non vedeva l'ora di dormire qualche ora.
Proprio mentre iniziava a rilassarsi uno strano rumore e un forte lampo verde lo scossero, facendolo balzare giù dal letto per cercare di capire da dove provenisse quel suono.
Ma non gli fu necessario impegnarsi troppo, perché qualche minuto dopo, due figure femminili fecero la loro comparsa nella sua stanza, vestite completamente di nero e con la bacchetta stretta fra le mani.
Una, dai lunghi capelli a tratti neri e a tratti quasi bianchi, aveva lo sguardo perso e le mani che tremavano, mentre la bocca cercava difficilmente a schiudersi per produrre un suono.
L'altra, invece, aveva i capelli neri e crespi, gli occhi iniettati di sangue e la bocca aperta, con un ghigno divertito che mostrava i denti storti e aguzzi.
"Mamma?" chiese Draco, muovendosi nella sua direzione e abbracciandola, cercando di farla calmare.
"Beh, non saluti la tua cara zietta Bellatrix?" chiese lei, iniziando a camminare su e giù per la stanza.
"Che cosa ci fate qui?"
"Oh, beh...giusto quattro chiacchiere con un mio caro vecchio amico!" rispose Bellatrix, passandosi la punta della bacchetta fra le dita.
"Draco, abbiamo un problema..." mormorò, finalmente, Narcissa Malfoy, prendendo un lungo respiro.
"Cosa avete fatto?" chiese, asciugandosi la fronte imperlata di sudore, Draco.
"Cosa ha fatto" sussurrò lei, indicando la donna a qualche passo da loro.
"Draco, figlio mio, tua zia Bellatrix ha appena lanciato una maledizione"
"C-contro chi?"
Non Hermione, dimmi che non è Hermione.
"Contro Albus Silente" mormorò Narcissa, facendo piombare la stanza nel silenzio più totale.

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